Calvin Coolidge
Biografia • Affari d'America
Trentesimo presidente degli Stati Uniti d'America, in carica dal 1923 al 1929, John Calvin Coolidge Jr. nasce a Plymouth (Vermont) il 4 luglio del 1872.
Conseguita la laurea con lode all'Amhrest College comincia la sua carriera politica e legale a Northampton, nello stato del Massachussets.
Nelle file repubblicane progressivamente Calvin Coolidge sale tutti i gradini della politica: da consigliere municipale a Northampton a governatore del Massachussets.
Nel 1920 la convention del Partito Repubblicano candida l'allora senatore dell'Ohio Warren G. Harding alla presidenza degli Stati Uniti. Per il candidato alla vice-presidenza i capi del partito concordno sul senatore del Wisconsin Irvine Lenroot, ma Wallace McCamant, un delegato dell'Oregon propone Coolidge, che a sorpresa ottiene la nomination.
Il 2 novembre 1920 Harding e Coolidge vincono le elezioni conquistando ogni stato eccetto quelli del Sud. Coolidge considera la vittoria repubblicana una sconfessione della politica estera del presidente Woodrow Wilson da parte dell'elettorato.
Alle due e trenta della notte del 3 agosto 1923, Calvin Coolidge, in visita nel Vermont, riceve la notizia della morte del presidente Warren Harding e della conseguente sua nomina alla presidenza.
Durante il suo mandato Coolidge si distingue per il carattere forte piuttosto che per i risultati ottenuti. Il suo impegno maggiore è rivolto alla ricostruzione della dignità e del prestigio della Presidenza in un momento di profonda decadenza e spreco.
L'amministrazione Coolidge si dimostra determinata nel preservare l'antica morale e i precetti economici anche nella prosperità fiorente che molti americani stanno conoscendo. Rifiuta di utilizzare il potere economico federale per frenare la crescita o migliorare le condizioni degli agricoltori e di alcune categorie industriali.
Nel suo primo messaggio al Congresso, nel mese di dicembre del 1923, chiede l'isolamento in politica estera, maggiori tagli alle tasse e riduzione degli aiuti al settore agricolo.
La popolarità del presidente Coolidge cresce rapidamente. Alle elezioni del 1924 raccoglie più del 54% dei voti. Artefice del suo successo è Walter Lippman, il genio politico di Coolidge. Il presidente è orientato più alla gestione e al controllo che non all'intervento diretto. Coolidge sostiene che "Un'attiva inattività va bene sia per quegli interessi economici che non gradiscono interferenze sia per coloro che si sono convinti della dannosità di un sistema governativo complicato".
Coolidge è allo stesso tempo il più negativo e il più accessibile dei presidenti. Il suo intuito yankee e la sua laconicità divengono leggendarie.
La grande depressione del 1929 porta con sé un periodo disastroso ma Coolidge è già fuori dalle scene. Poco prima della sua morte confida ad un amico: "Non mi sento più parte di questi nuovi tempi".
In politica estera Coolidge rimuove l'embargo militare verso il Messico con cui stipula un accordo bilaterale di non aggressione, sostenendo il governo contro i ribelli; conferma inoltre la politica di ingerenza anche militare nei piccoli stati centroamericani e continua a rifiutare il riconoscimento dell'Unione Sovietica.
Il partito repubblicano lo incoraggia a ricandidarsi alle elezioni del 1928, ma rinuncia. Il Partito Repubblicano vince candidando Herbert Hoover, suo Segretario al Commercio. Coolidge si ritira quindi nella sua Northampton per dedicarsi alla redazione delle proprie memorie, pubblicate poi nel 1929.
Calvin Coolidge muore d'infarto il 5 gennaio 1933, all'età di 61 anni.
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