Marchese De Sade

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Biografia Lo spirito libero di un eterno prigioniero

Scrittore, nato il 2 giugno 1740 a Parigi, Donatien Alphonse François De Sade, detto Il Marchese De Sade, è l'uomo che vivrà e sentirà sulla sua pelle la metamorfosi di una Francia che con il 1789 entra nella storia mondiale delle rivoluzioni sociali.

Di famiglia aristocratica, viene iscritto a quattordici anni in una scuola militare riservata ai figli della più antica nobiltà. Nominato sottotenente a soli quindici anni, partecipa alla guerra dei Sette anni contro la Prussia, distinguendosi per il coraggio, ma anche per un certo gusto per l'eccesso. Nel 1763 viene congedato col grado di capitano e inizia a condurre una vita all'insegna della dissolutezza e del divertimento più sfrenato, frequentando attrici di teatro e giovani cortigiane.

Il 17 maggio dello stesso anno viene costretto dal padre a sposare Renee Pelagie de Montreuil, una ragazza appartenente a una famiglia di nobiltà recente, ma molto ricca. Secondo alcune fonti l'intenzione del padre sarebbe stata quella di fargli mettere la testa a posto; secondo altre avrebbe mirato soltanto ad assicurarsi il patrimonio familiare della ragazza, vista la precaria situazione economica in cui versava in quel periodo la famiglia De Sade.

Quel che comunque è certo è che il matrimonio non fa abbandonare al Marchese le vecchie abitudini. Anzi: Pochi mesi dopo le nozze viene imprigionato per quindici giorni nelle carceri di Vincennes a causa del "comportamento oltraggioso" tenuto in un bordello. Sarà questo il primo di una lunga serie di soggiorni in prigione.

Il secondo sarà nel 1768, quando verrà incarcerato per sei mesi per aver rapito e torturato una donna. Liberato per ordine del re torna a dedicarsi alle sue occupazioni preferite. Organizza feste e balli nella sua tenuta di La Coste e inizia a viaggiare in compagnia dalla sorella più giovane della moglie, Anne, di cui si è innamorato e con la quale ha già da tempo una relazione sessuale.

Nel 1772, anno in cui viene rappresentata per la prima volta una sua opera teatrale, viene accusato di avvelenamento. Durante un'orgia alla quale aveva preso parte insieme a quattro prostitute e al suo domestico Armand, aveva infatti dato alle donne dolci adulterati con delle droghe, che però, invece dello sperato effetto afrodisiaco avevano provocato loro forti malori. Riesce a scappare in Italia. Condannato a morte in contumacia, viene arrestato dalle milizie del re di Sardegna e rinchiuso nel carcere di Milano. Ne evade dopo cinque mesi. Poi, dopo cinque anni di orge, viaggi e scandali, nel 1777 viene arrestato a Parigi. Nella prigione di Vincennes inizia a scrivere opere teatrali e romanzi. Viene trasferito alla Bastiglia dove redige Le 120 giornate di Sodoma e Le sfortune della virtù. Nel luglio 1789, dieci giorni prima della presa della Bastiglia, viene trasferito in un manicomio. È costretto ad abbandonare la sua biblioteca di 600 volumi e tutti i manoscritti.

Nel 1790, come avviene per la maggior parte di coloro che furono imprigionati sotto l'Ancien Régime, gli viene ridata la libertà. Torna a vivere con la moglie, ma questa, stanca delle sue violenze, lo abbandona. I figli, nati nel '67, nel '69 e nel '71, emigrano. Si lega allora con Marie Constance Quesnet, una giovane attrice che gli rimarrà accanto fino alla fine.

Tenta di far dimenticare le proprie origini nobili militando nel gruppo rivoluzionario del suo quartiere, ma non riesce nell'intento e, nel 1793, viene arrestato e condannato a morte. La fortuna sembra però arridergli. Per un errore amministrativo viene "dimenticato" nella sua cella. Riesce a evitare la ghigliottina e sarà liberato nell'ottobre 1794.

Nel 1795 vengono pubblicati La filosofia nel boudoir, La nuova Justine (Justine ovvero le disavventure della virtù era stato pubblicato anonimo quattro anni prima) e Juliette. Viene accusato dalla stampa di essere l'autore dell'"infame romanzo" Justine e, senza alcun processo, ma soltanto con una decisione amministrativa, nel 1801 viene internato nel manicomio di Charenton. A nulla varranno le sue proteste e le sue suppliche e, giudicato pazzo, ma perfettamente lucido, qui trascorrerà gli ultimi 13 anni della sua vita. Muore il 2 dicembre 1814, all'età di 74 anni. Trenta dei quali trascorsi in prigione. Le sue opere saranno riabilitate solo nel ventesimo secolo.

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