Nicolò Tommaseo
Biografia • Dissolutezza e compunzione
Nicolò Tommaseo nasce a Sebenico, in Dalmazia, il 9 ottobre del 1802, da genitori veneti. Dopo i primi studi a Sebenico e poi a Spalato, in seminario, il richiamo delle radici di famiglia lo porta ad iscriversi all'università di Padova, dove consegue la laurea in giurisprudenza, nel 1822, e conosce Rosmini. Rimane a Padova ancora per due anni, per poi trasferirsi a Milano. In questi anni stringe amicizia con molti letterati ed intellettuali come Manzoni, Gino Capponi, Vieusseux, Thouar ed altri, e frequenta i circoli culturali di Milano.
Collabora al "Nuovo Ricoglitore" e pubblica alcuni scritti su questioni linguistiche, come "Il Perticari confutato da Dante", del 1825. Nello stesso anno inizia a collaborare all'"Antologia" di Viesseux, attività che lo porta a trasferirsi a Firenze nel 1827, dove conosce Geppa Catelli con la quale convive fino al 1834. A Firenze pubblica, nel 1830, il "Nuovo dizionario de' sinonimi della lingua italiana", opera che ne rivela lo spessore di linguista e che indurrà i posteri ad annoverarlo fra i grandi maestri della nostra lingua. Intanto, in seguito ad un suo articolo poco gradito agli austriaci, Tommaseo è costretto ad allontanarsi da Firenze, mentre l'"Antologia" viene soppressa.
Si trasferisce dunque a Parigi, meta e rifugio di molti intellettuali italiani invisi all'Austria, dove frequenta gli ambienti culturali francesi ma anche donne e bordelli, tradendo l'educazione profondamente cattolica ricevuta in gioventù. La dicotomia fra il piacere della trasgressione e l'ansia del rimorso scatena in Nicolò Tommaseo un profondo conflitto interiore che lo accompagnerà sempre ed emergerà con forza in molte sue opere. Prosegue, intanto, con una intensa produzione letteraria: "Dell'Italia" (1835), "Confessioni" (1836), il "Commento alla Divina Commedia" (1837), le autobiografiche "Memorie poetiche" (1838).
Da Parigi si porta in Corsica per ricercarne e raccogliere i canti popolari che pubblica in seguito, insieme a quelli toscani, greci ed illirici. L'amnistia concessa dall'Austria nel 1839 gli consente di rientrare in patria e di stabilirsi a Venezia. Qui pubblica alcune opere che ha scritto in Francia: "Fede e bellezza" (1840), "Scintille" (1841), i citati "Canti popolari toscani, corsi, illirici, greci" (1841-1842), oltre al "Dizionario estetico" (1840), agli "Studi filosofici" (1840) ed agli "Studi critici" (1843).
Il clima politico veneziano, intanto, si va arroventando, e Nicolò Tommaseo vi partecipa emotivamente ed attivamente con spirito fondamentalmente anarchico: verso la fine del 1847 reclama pubblicamente la libertà di stampa e viene arrestato dalla polizia asburgica. Viene liberato alcuni mesi dopo, nel corso dei moti veneziani che portano alla proclamazione della Repubblica di San Marco, nel cui ambito riceve importanti incarichi di governo. L'esultanza per la vittoria avrà tuttavia durata breve, perché nel 1849 gli austriaci riprendono Venezia ed il Tommaseo si rifugia a Corfù, dove si sposa. Intanto gli effetti di una malattia venerea contratta anni prima lo privano del tutto della vista, anche se trova il modo di continuare a scrivere.
Da Corfù ritorna a Torino, nel 1854, ma, amareggiato per la politica unitaria di Cavour che egli, da repubblicano, contrasta al punto da rifiutare la nomina a senatore, nel 1859 rientra a Firenze, dove trascorre gli ultimi anni di vita. Nicolò Tommaseo muore a Firenze, all'età di 72 anni, il giorno 1 maggio 1874. Il suo stile letterario fortemente espressivo ne fa uno degli autori più rappresentativi della letteratura italiana dell'Ottocento.
Aforismi di Nicolò Tommaseo
Foto e immagini di Nicolò Tommaseo
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