Alberto La Marmora
Biografia • Soldato e scienziato
Dal matrimonio fra il capitano Celestino Ferrero, marchese della Marmora, e Raffaella, figlia del marchese Nicola Amedeo Argentero di Rasezio, avvenuto nel 1780, nascono ben sedici figli, tre dei quali morti in tenerissima età. Dei restanti tredici, otto maschi e cinque femmine, il terzogenito Alberto è, insieme a Carlo Emanuele, Alessandro ed Alfonso, fra quelli che si distingueranno nella carriera militare e negli studi, e che contribuiranno a dare prestigio e lustro alla famiglia.
Conte di Boriana, Beatino e Pralormo, Alberto La Marmora nasce a Torino il 7 aprile 1789. A diciassette anni entra nella scuola militare di Fontainebleau dove, nel 1807, acquisisce il grado di sottotenente dando così inizio ad una brillante carriera. Partecipa alle ultime campagne dell'impero napoleonico e, dopo la sua caduta e la conseguente Restaurazione, rientra nei ranghi dell'esercito piemontese. Nel 1819 si reca per la prima volta in Sardegna per cacciare e studiare uccelli, e ne rimane affascinato. L'isola diverrà una delle sue grandi passioni, tanto che le dedicherà due libri: "Voyage en Sardaigne" e "Itineraires de l'ile de Sardaigne".
I moti rivoluzionari del 1821, effetto dell'impeto risorgimentale, lo vedono al seguito dell'eroico Santorre di Santarosa e dello stesso Carlo Alberto di Savoia (anche se il principe reale viene meno proprio alla vigilia dell'insurrezione). Sedati i moti, Alberto viene dispensato dal servizio attivo e mandato in esilio in Sardegna per essere tuttavia richiamato quattro anni dopo ed incaricato presso lo Stato Maggiore del vicerè.
Appassionato studioso di archeologia, nel 1829 entra nell'Accademia delle Scienze di Torino e nel 1832 nell'Accademia Geologica di Firenze. Promosso generale, nel 1836 è nominato Ispettore delle miniere in Sardegna e, nel 1841, gli viene affidato il comando della Scuola di marina di Genova. Nel 1848 riceve dal re Carlo Alberto, cui è sempre stato fedele, la nomina di senatore; nello stesso anno è inviato in Veneto per organizzare i volontari nella prima guerra d'indipendenza. Il 3 marzo 1849, dopo l'armistizio di Salasco, assume il Regio Commissariato ed il Comando generale della Divisione militare di Sardegna, carica che lascerà nel 1851.
Il suo spessore di uomo di studi e di cultura lo porta ad essere, inoltre, Socio corrispondente dell'Istituto lombardo di scienze e lettere di Milano, Socio corrispondente della Società agraria ed economica di Cagliari, Membro residente della Deputazione di storia patria di Torino, Socio corrispondente della Società reale di Napoli e Vicepresidente dell'Accademia delle scienze di Torino.
Alberto La Marmora si spegne in Torino il 18 maggio 1863, all'età di 74 anni.
Dalla sua commemorazione al Senato, il 18 maggio 1863: "... Sono poche settimane che egli inviava al Senato l'ultimo suo libro, col quale prese ad un tempo congedo dalle lettere e dalla vita, e questo libro era dedicato alla studiosa gioventù militare italiana; lascito prezioso che ci confidiamo sarà raccolto con pia venerazione e con profonda riconoscenza da quella eletta gioventù che saprà di non fallire nel cammino di gloria che le è aperto, se muoverà sulle orme di quattro fratelli di questa cospicua stirpe, Carlo, Alberto, Alessandro ed Alfonso, nomi oramai incancellabilmente segnati nelle più gloriose pagine della storia dell'indipendenza e del risorgimento d'Italia".
Aforismi di Alberto La Marmora
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