Alessandro La Marmora
Biografia • La nascita dei Bersaglieri
Dei sedici figli - tre dei quali morti molto piccoli - nati dal marchese, nonché capitano, Celestino Ferrero della Marmora e da sua moglie Raffaella, figlia del marchese Nicola Amedeo Argentero di Rasezio, l'ottavogenito Alessandro è quello che più si distinguerà fra i quattro fratelli generali (gli altri sono Carlo Emanuele, Alberto ed Alfonso), lasciando più incisive tracce del proprio passaggio nella storia patria.
Nato a Torino il 27 marzo 1799, Alessandro intraprende subito la carriera militare alimentando la sua duplice passione per le discipline scientifiche e per l'arte militare. La sua esperienza e le sue osservazioni prima sulle fanterie francese, austriaca e prussiana, e poi sull'esercito del regno lo portano a riscontrare quanta poca cura venga impiegata nella selezione delle reclute e poi nel loro addestramento. Ad uno dei fratelli confida: "Non sanno sparare, non sanno marciare, né sanno di manovre. In compenso lucidano la divisa tutti i giorni".
Il quadro è, in definitiva, desolante, ed egli avverte pressante la necessità ed il dovere di riorganizzare la mentalità e le abitudini nelle caserme. Soprattutto per la variegata morfologia del territorio piemontese e dei suoi confini, è assolutamente necessario disporre di reparti il cui addestramento punti sulle qualità atletiche dei soldati: occorrono, insomma, uomini agili, veloci e che siano tiratori scelti. Ed ecco che si cimenta nello studio di un fucile che risponda a quei requisiti di leggerezza e duttilità, riuscendo a realizzare un'arma micidiale sia in termini di gittata che di volume di fuoco.
Alessandro La Marmora riepiloga pazientemente in un rapporto tutto quello che ha in mente di attuare, dal nuovo corpo di fanteria leggera fino al suo armamento; verso la fine del 1835 presenta al re la sua "Proposizione per la formazione di una compagnia di Bersaglieri e modello di uno schioppo per suo uso". Le resistenze negli ambienti militari sono molte perché non si comprende o non si vuole comprendere che la "Proposizione" di La Marmora è un balzo in avanti rispetto agli obsoleti schemi settecenteschi.
Carlo Alberto, invece, apprezza ed approva. Ed il 18 giugno 1836 istituisce il Corpo dei Bersaglieri affidandone il comando al maggiore dei Granatieri Alessandro La Marmora.
Avrà poi motivo di rallegrarsi con sé stesso quando, al battesimo del fuoco a Goito, ponte del Mincio, nell'aprile del 1848 i bersaglieri rivelano quanto sia formidabile il loro modo di combattere, tanto per l'audacia quanto per l'efficacia delle tattiche di movimento e di combattimento. La Marmora viene seriamente ferito ad una mascella, ma rinvia le cure alla fine dei combattimenti, che li vedono vincitori sugli austriaci. I bersaglieri, appena nati, sono già nell'immaginario collettivo un corpo di eroi.
Nel 1849 Alessandro è nominato Capo di Stato Maggiore dell'esercito. Il primo luglio 1854 sposa Rosa Roccatagliata, di Genova. Il 25 aprile 1855 il generale Alfonso La Marmora parte alla volta della Crimea con un esercito di 18.000 uomini, ma non vuole privarsi dell'ormai prezioso ausilio dei bersaglieri e del loro comandante, suo fratello; Alessandro parte, a sua volta, il 5 maggio, a capo di cinque battaglioni.
In Crimea, purtroppo, prima ancora del nemico, li attende il colera. L'epidemia uccide oltre 1.300 uomini, molti di più di quanto non farà la guerra. Fra essi vi è il comandante dei bersaglieri, l'ormai generale Alessandro La Marmora, che perde la vita a Kadikoy, Balaklava, in Crimea, nella notte fra il 6 ed il 7 giugno 1855, a soli 56 anni.
Foto e immagini di Alessandro La Marmora
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