Giovanni Fattori

Giovanni Fattori

Giovanni Fattori

Biografia Le immagini di una passione politica e sociale

Giovanni Fattori nasce il 6 settembre 1825 a Livorno. È un bambino precoce, perché fin da piccolissimo dimostra di avere un talento fuori dal comune per il disegno. Per questo motivo il papà Giuseppe, all'età di 15 anni, decide di mandarlo a scuola da un pittore, Giuseppe Baldini. È proprio nella bottega di Baldini che Fattori inizia a definire un suo stile personale ed è proprio nel suo maestro che trova il coraggio di trasformare questo talento in mestiere. Prima però deve dedicarsi agli studi e affinare la sua tecnica, ancora molto acerba.

Giovanni Fattori all'età di 21 anni lascia la sua Livorno per andare a Firenze e iscriversi all'Accademia di Belle Arti. Purtroppo il suo percorso scolastico è altalenante; da una parte ci sono i problemi economici che lo costringono a lavorare e trascurare le lezioni, dall'altro il momento storico. Nel 1848, prende parte ai moti risorgimentali. Fattori crede nell'Unità d'Italia e le sue tele raccontano la sua passione politica, ma anche alcuni fatti storici di cui è protagonista.

Quello che ha segnato di più il suo percorso professionale, in questo periodo, è l'assedio della sua città d'origine, Livorno, da parte degli austriaci. Questa battaglia fa crescere in lui il patriottismo e la voglia di libertà. Ma non sono solo i conflitti con l'Austria a interessarlo. Fattori legge moltissimo e ama la letteratura classica. Per questo motivo nel 1850, entra in un giro molto esclusivo, fatto di artisti anti-accademici che si ritrovano al Famoso Caffè Michelangelo di Firenze.

Lascia questo circolo di amici nel 1852 per iniziare la sua attività professionale in modo completamente autonomo. È il momento della svolta, per Fattori, che si fa strada con i ritratti di famiglia, i paesaggi e le vignette. È proprio in questo periodo che fonda con Telemaco Signorini, pittore fiorentino agli esordi, incontrato al Caffè Michelangelo, il movimento dei macchiaioli.

Signorini è un personaggio molto interessante: è il primo a capire le capacità espressive delle macchie e a guardare alla pittura Oltreconfine. La macchia diventa un mezzo per dare forma alle cose e agli aventi, e soprattutto per renderli realistici e veritieri. Sia Giovanni Fattori sia Telemaco Signorini, infatti, sono estremamente interessati alle dinamiche sociali, a differenza degli altri macchiaioli, più orientati a dipingere paesaggi.

Il 4 giugno 1859 scoppia la Battaglia di Magenta, uno degli episodi più celebri della seconda guerra di indipendenza italiana. L'evento segna profondamente i due artisti, tant'è che Fattori dipinge uno dei quadri più importante della sua carriera (che prende il nome proprio dallo scontro tra austriaci e franco-piemontesi): sulla tela non c'è però il conflitto, ma il ritorno dei feriti dopo la battaglia. La passione politica lascia quindi il posto alle emozioni e agli uomini. È un quadro maturo (Fattori ha 34 anni ndr) e molto simbolico. Ma c'è di più, perché, per la prima volta, mette in luce oltre alle sue doti pittoriche anche quelle di narratore.

Agli inizi degli anni Sessanta, Fattori torna a casa, nella sua Livorno. È in questa fase della vita, che il pittore realizza le sue ambizioni romantiche: sposa, infatti, la sua fidanzata di sempre, Settimia Vannucci che frequenta già da sei lunghi anni. Purtroppo il matrimonio non dura molto, perché a un anno dalle nozze Settimia si ammala di tubercolosi, per poi morirne nel 1867. Fattori continua a dipingere, ma il dolore è fortissimo. Sono molte le opere che ritraggono la donna, a partire da "Ritratto della prima moglie" a "La Rotonda di Palmieri".

In questa fase più privata della vita di Fattori, cambiano gli umori politici nel Paese. Nel 1861 viene dichiarato il Regno d'Italia, ma non c'è quel rinnovamento che il pittore aveva tanto sperato. È un momento difficile, di delusione ma anche di amarezza. Da una parte l'amata malata, dall'altra la sensazione che i suoi ideali sarebbero rimasti tali per sempre. Accanto a Fattori, però, c'è una persona importante che gli dà la voglia di non arrendersi. Si tratta dell'amico Diego Martelli, che Fattori va spesso a trovare a Castiglioncello. È in questi viaggi che inizia a dipingere la Maremma.

La sua carriera giunge però a una svolta nel 1869, quando viene nominato professore all'Accademia di Belle Arti di Firenze. Negli Settanta coltiva la sua passione per la pittura estera e si reca anche a Parigi. In questo periodo in Francia è sbocciato un movimento molto importante quello degli Impressionisti, ma Fattori non ne viene sedotto. Torna invece in modo prepotente il tema sociale: nel 1880 (periodo molto produttivo) porta a termine la tela "La Battaglia di Custoza".

È questa una fase estremamente serena della sua vita. Il ricordo di Settimia è presente, ma non lo tormenta più. È anche il periodo della Maremma, tant'è che i paesaggi che raffigurano questa terra molto amata da Fattori sono sicuramente il soggetto più ritratto dall'artista. Ma c'è di più. Incontra Amalia Nollemberg, una ragazza ungherese che in Italia lavora come bambinaia. S'innamora di questa donna, molto più giovane di lui, e vive una passione travolgente. La storia però non dura molto, perché Fattori - dopo numerose critiche - decide di chiudere la relazione.

La sua vita amorosa però riserva molte sorprese e viaggia parallela con quella professionale. Nel 1885, infatti, conosce Marianna Bigazzi (allora vedova), e qualche anno dopo diventa sua moglie. Intanto la sua carriera continua a raccogliere enormi successi e nel 1890, dopo aver esposto nelle gallerie più importanti d'Italia, riceve una menzione speciale all'Esposizione Universale di Parigi. Siamo quasi alla fine del secolo e Fattori colleziona riconoscimenti internazionali e produce magnifiche acqueforti e incisioni. Nel 1903 perde la sua seconda moglie. Stavolta però non è un dolore così grande, infatti, solo quattro anni dopo, a Roma, incontra Fanny Martinelli, la sua terza moglie. Fattori e Fanny muoiono entrambi nel 1908, a pochi mesi di distanza uno dall'altra. Giovanni Fattori muore a Firenze il 30 agosto 1908, a 82 anni di età.

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