Pedro Calderón de la Barca
Biografia • Teologia e teatro
Drammaturgo e religioso spagnolo, Pedro Calderón de la Barca nasce a Madrid il giorno 17 gennaio 1600. Figlio di un cancelliere del consiglio delle finanze, durante gli anni che intercorrono tra il 1609 e il 1614 studia presso il collegio dei Gesuiti a Madrid; si iscrive all'Università di Alcalá de Henares e in seguito a quella di Salamanca, dove vive dal 1617 al 1620, diventando baccelliere e approfondendo la propria formazione teologica, che rende sempre più salda la sua fede.
Nel 1621 Pedro Calderón de la Barca viene accusato di aver ucciso un servo del duca di Frías: per evitare la cattura si rifugia presso l'ambasciatore di Germania. Torna a Madrid cinque anni più tardi, nel 1626, per prestare il suo servizio al duca di Frías ma tre anni dopo viene arrestato con l'accusa di aver attaccato un prete, il quale dal pulpito l'aveva rimproverato perché era entrato in un convento di clausura con l'obiettivo di catturare un commediante che aveva ferito il fratello.
La prima comparsa del nome di Pedro Calderón de la Barca nell'ambiente letterario arriva nel 1620, in occasione dei certami in onore di Sant'Isidro che erano stati organizzati da Lope de Vega. La sua vocazione per il teatro inizia poco più tardi: la sua prima commedia sicuramente databileè "Amor, honor y poder", del 1623.
Viene nominato cavaliere dell'ordine di Santiago nel 1636, e qualche anno più tardi prende parte ad una campagna in Francia (1638) e alla guerra di Catalogna (1640). Nel 1641 è nominato comandante di squadra; combatte a Lérida poi ottiene il congedo.
Risale al 1634 il suo interesse per l'"auto sacramental" (o "autos sacramentales"), genere drammatico che Calderón de la Barca porterà alla massima perfezione. Dopo essere stato ordinato sacerdote comporrà solo "autos" - precise espressioni della cultura barocca spagnola - e commedie di carattere religioso o mitologico destinate solamente alle rappresentazioni di Palazzo e nel giardino del Buen Ritiro.
Per qualche tempo convive con una donna che gli dà un figlio; dopo essere stato per qualche anno segretario del duca d'Alba, nel 1650 Calderón de la Barca entra nell'ordine terziario di san Francesco e viene ordinato sacerdote (1651).
Al prelato viene assegnata la parrocchia dei Reyes Nuevos di Toledo ma a causa dell'opposizione del cappellano maggiore, non può prenderne possesso. Entra così nella confraternita del Rifugio, ma nel 1663 diviene cappellano d'onore del re, così si trasferisce a Madrid. Nel 1666 è nominato cappellano maggiore e nel 1679 Carlo II stabilisce che il suo mantenimento sia a carico della corte, fino al giorno della sua morte.
Allievo dei gesuiti, Calderon assimila il pensiero di Sant'Agostino e San Tommaso d'Aquino che gli arrivava attraverso l'interpretazione allora in voga in Spagna di Bañez, Molina e Suárez, mescolandovi il culto per il precristianesimo.
Dal suo pessimismo e scetticismo riguardo l'autonomia e la validità dell'operare umano nasce un senso profondo della vanità universale che sfocia nei mitici temi calderoniani: la vita come pellegrinaggio, come sogno, il mondo come teatro, apparenza, recitazione di parti sempre uguali da assegnare a personaggi sempre diversi.
La produzione teatrale di Calderón conta più di centodieci lavori: pubblica quattro Partes negli anni 1636, 1637, 1664 e 1673-1674, mentre la quinta, del 1677, non otterrà la sua approvazione. Nello stesso 1677 vede la luce un volume che contiene dodici "autos Sacramentales". Fra il 1682 e il 1691, Juan de Vera Tassis cura un'edizione fondamentale dell'autore in nove volumi.
Quello che è considerato il capolavoro di Calderón, porta il titolo di "La vida es sueño" (La vita è sogno), un dramma filosofico-teologico in tre atti, in versi, scritto nel 1635.
Pedro Calderón de la Barca muore a Madrid il giorno 25 maggio 1681, all'età di 81 anni. Dal punto di vista letterario è considerato l'ultimo grande autore del Siglo de oro (Secolo d'oro) spagnolo, periodo che abbraccia il lungo periodo che va dai primi del cinquecento a tutto il seicento e corrisponde all'incirca al periodo della maggior gloria politica e militare della nazione, giunta all'unità con la cacciata dei mori.
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