Max Ernst
Biografia • Surreali ambiguità
Maximilien Ernst nasce a Brühl (Germania) il giorno 2 aprile 1891. Iscrittosi nel 1909 presso la facoltà di filosofia dell'università di Bonn, dove inizia a studiare filosofia, storia dell'arte e psichiatria, dopo poco tempo inizia a disegnare scoprendo la sua vocazione per l'arte.
Nel 1913 espone i suoi primi quadri a Berlino, dove ha modo di conoscere Guillaume Apollinaire. Nel corso degli anni successivi entrerà a contatto con altri personaggi di spicco, tra cui Robert Delaunay.
Nel 1914 Max Ernst - in questo periodo utilizza lo pseudonimo di Dadamax - inizia a lavorare con Hans Jean Arp e Johannes Baargelded: i tre aderiscono al movimento del "Blaue Reiter" di Monaco e al gruppo "Der Sturm" di Berlino.
Convinto sostenitore delle avanguardie, l'esordio di Max Ernst avviene con quadri espressionisti; passa poi al dadaismo e sotto l'influsso della pittura di Giorgio De Chirico crea quadri e collages, nei quali convivono oggetti e figure eterogenee, che creano situazioni ambigue e surreali.
Oltra alla scoperta di De Chirico, la conoscenza di Freud e della psicoanalisi, oltre che l'esperienza diretta avuta da studente negli ospedali psichiatrici, contribuiscono in modo importante alla definizione del particolare dadaismo di Ernst, che si esprime soprattutto nei citati collage.
Nel 1920 assieme ad altri pittori, Ernst realizza uno dei più scandalosi happenings mai realizzati dai dadaisti.
La sua prima esposizione è del 1921, presso la "Galerie au Sans Pareil" di Parigi.
Nel 1922 si trasferisce nella capitale francese, dove sarà tra i fondatori del "Manifesto del surrealismo": due anni più tardi pubblica il "Traité de la peinture surrealiste" (1924).
Nel 1926 lascia il movimento dadaista per dedicarsi al surrealismo, cui si appassiona in modo crescente, dando al termine "surrealismo" un'interpretazione estremamente personale.
Nel 1929 pubblica il primo dei suoi romanzi-collage "La Femme 100 têtes", mentre nel 1930 collabora con Salvador Dalí e Luis Buñuel al film "L'âge d'or". Sempre nel 1930 realizza "Reve d'une petite fille qui voulut entrer au Carmel", mentre nel 1934 è la volta di "Une semaine de bonté", ultimo dei suoi tre romanzi-collages. Le tavole di questi romanzi-collages venivano realizzate da Ernst con collages di immagini ricavate da opere scientifiche, enciclopedie mediche, cataloghi e racconti illustrati.
In questo contesto artistico raggiunge i punti più alti della sua arte con le opere "L'oeil du silence", dipinto nel 1943 negli Stati Uniti, dove si era rifugiato fuggendo nel 1941 - allo scoppio della Seconda Guerra Mondiale - da un campo di detenzione francese.
Nel 1942 divorzia dalla prima moglie Peggy Guggenheim per sposare Dorothea Tanning.
Torna a Parigi solo nel 1954, per continuare la sua ricerca nel campo dell'arte surrealista. Nello stesso anno, alla Biennale di Venezia, gli viene assegnato il primo premio.
La tecnica più importante inventata da Max Ernst è il frottage, che consiste nell'appoggiare il foglio su una qualunque superficie ruvida (legno, foglia, pietra) e strofinare con una matita per far apparire il disegno grazie allo sfregamento che avviene contro le asperità sottostanti.
Negli ultimi anni della sua vita Max Ernst lavora quasi unicamente con la scultura; uno degli ultimi suoi affascinanti lavori è tuttavia un omaggio alle scoperte ed ai misteri intravisti nella stagione del surrealismo: "Maximiliana ou l'exercise illegal de l'astronomie" (1964), un libro interamente composto di segni astratti che simulano linee di scrittura e sequenze di immagini.
Max Ernst muore il giorno 1 aprile 1976 a Parigi.
Tra le altre sue opere ricordiamo "Aquis sommerso" (1919), "Piccola macchina costruita da minimax dadamax in persona" (1919-1920), "La Vergine picchia Gesù davanti a tre testimoni" (1926), "La Vestizione della Sposa" (1940), "Immortel" (1966).
Aforismi di Max Ernst
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