Domenico Savio

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Domenico Savio

Biografia Una missione del cielo

San Domenico Savio nasce il 2 aprile del 1842 a San Giovanni, una piccola frazione di Riva presso Chieri, vicino Torino. La sua famiglia è molto numerosa: Domenico è il secondo di ben dieci fratelli. Il padre, Carlo, è fabbro e la madre, Brigida, sarta. Dopo appena un anno si trasferisce a Morialdo, una frazione di Castelnuovo d'Asti. Sin da quando è appena un bambino si manifesta la sua profonda devozione religiosa. A soli sette anni, si prefigge di confessarsi il più spesso possibile, di non peccare e di avere come principali amici Gesù e Maria. A soli sette anni riceve anche la prima comunione.

Nel 1853 conosce Don Bosco che, colpito dalle sue virtù, lo porta con sé nell'oratorio di Valdocco a Torino. Domenico ha soli dodici anni. All'oratorio impara cosa significhi prepararsi alla santità: sceglie, infatti, come proprio confessore proprio Don Bosco e, affinché questi possa farsi un'idea più completa del proprio allievo, decide di optare per la confessione generale, confessando i propri peccati prima una volta ogni quindici giorni e poi addirittura settimanalmente.

Durante la permanenza a Valdocco mostra sempre di più le proprie doti, già manifestate nel famoso episodio che lo vede accollarsi la responsabilità di una marachella infantile che non ha commesso. A scuola, infatti, i ragazzi della sua classe riempiono la stufa di sassi e neve, e quando il maestro chiede il nome del responsabile indicano Domenico che, nonostante sia innocente, si prende la responsabilità dell'accaduto. Alla domanda del mastro sul perché lo ha fatto, Domenico cita ad esempio l'innocenza di Gesù.

Durante il periodo di permanenza nell'oratorio di Don Bosco il suo principale scopo coincide con quello del suo mentore: attrarre alla religione quanti ne sono distanti. Sembra addirittura che dorma con dei sassolini tra le lenzuola come penitenza in favore di tutti quei giovani non ancora vicini alla religione. Dopo la proclamazione del dogma dell'Immacolata Concezione, nel 1854, decide di voler fare qualcosa per onorare ancora meglio il culto della Madonna. Riunisce così i suoi amici e fonda una compagnia in nome della Madonna allo scopo di aiutare Don Bosco a salvare le anime: nasce così la Compagnia dell'Immacolata. Lo scopo con cui sorge la sua compagnia è quello di assicurarsi la protezione dell'Immacolata perseguendo due intenti principali: esercitare e promuovere pratiche di pietà e carità in nome di Maria e confessarsi spesso. Domenico Savio redige persino un regolamento, di cui dà pubblica lettura in chiesa nove mesi prima della sua morte.

Allo scoppio del colera, nell'estate del 1856, Don Bosco raduna i suoi giovani perché prestino soccorso agli ammalati. Dei cinquecento allora presenti in oratorio decidono di seguirlo in quarantaquattro, tra questi c'è Domenico Savio. Purtroppo egli stesso finisce per ammalarsi, e muore in famiglia a Mondonio il 9 marzo del 1857.

Don Bosco stesso ne redige la vita, e Domenico Savio viene dichiarato eroe delle virtù cristiane nel 1933, poi beatificato da Pio X il 5 marzo del 1950 e canonizzato il 12 giugno del 1954. È il più giovane religioso canonizzato non a seguito di martirio. Domenico Savio al momento della morte ha, infatti, appena quindici anni.

I suoi resti sono conservati nella chiesa Maria Ausiliatrice a Torino e il santo viene festeggiato il 6 maggio. La data per onorarlo non coincide con quella della sua morte che purtroppo cade nel periodo quaresimale.

Gli vengono riconosciuti due miracoli, ed è considerato protettore dei chierichetti e delle gestanti.

Quest'ultimo titolo gli è stato attribuito per il miracolo con cui ha salvato la vita di una sorellina al momento della nascita. Sei mesi prima della sua morte, infatti, Domenico avverte che la madre sta per avere un parto difficile, chiede un permesso a Don Bosco e si precipita a casa. Giunto a destinazione le puerpere quasi gli impediscono di salutare la madre, ma egli la abbraccia e va via.

Non appena uscito, il parto, sorprendentemente, avviene senza problemi. Solo dopo la nascita della bambina, la madre si accorge di un nastro con un pezzo di stoffa cucito a forma di abitino che Domenico le ha lasciato intorno al collo. Lo stesso Domenico racconterà l'episodio a Don Bosco dichiarando che a salvare la madre sia stata la Vergine Maria.

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