Stéphane Mallarmé

Stéphane Mallarmé

Stéphane Mallarmé

Biografia Il sogno del “libro assoluto”

Il Positivismo che pervade l'Europa nella seconda metà dell'Ottocento incontra presto correnti di pensiero ostili al suo razionalismo scientistico e tendenti, invece, allo spiritualismo ed al misticismo. L'insieme di tali movimenti di idee, sorti in seno alla letteratura francese, è detto "Decandentismo". Il termine è riferito all'atteggiamento apatico e languido assunto da poeti e scrittori che esprimono lo smarrimento delle coscienze rispetto alle disillusioni della cultura positivista.

Il nucleo originario dei decadentisti è rappresentato dal cosiddetti "poeti maledetti", definizione derivata dal titolo dell'opera omonima di Verlaine e che, a cominciare da Baudelaire, comprende lo stesso Paul Verlaine insieme ad Arthur Rimbaud ed a Stéphane Mallarmé, il cui parnassianesimo sfocerà più tardi nel simbolismo.

Nato a Parigi il 18 marzo 1842 da una famiglia di impiegati e funzionari dell'Ufficio del Registro, a soli cinque anni Stéphane Mallarmé diviene orfano di madre, evento che condizionerà pesantemente la sua vita e che giocherà un ruolo importante nello sviluppo della sua sensibilità. Viene quindi allevato e compie i suoi studi nel collegio d'Auteuil e, nel 1857, muore anche la sorellina Marie.

Impiegatosi senza nessuna soddisfazione presso il Registro, cerca nuovi orizzonti approfondendo la conoscenza dell'inglese in un soggiorno in Gran Bretagna, nel 1862, dove legge ed analizza le opere di John Keats, di A. C. Swinburne, di Edgar Allan Poe (del quale tradurrà otto composizioni) e il pensiero di G. Berkeley e di G. W. F. Hegel. Qui sposa Maria Gerhard, tedesca, di sette anni più grande, con la quale avrà due figli. Al rientro in Francia compone le sue prime poesie che vengono pubblicate, fra il 1862 ed il 1866, sulle riviste "Le Papillon" e, successivamente, "Parnasse contemporaine"; Mallarmé si abilita intanto all'insegnamento dell'inglese divenendo professore nel Liceo di Tournon; qui inizia la stesura del poema "Erodiade", considerato il capolavoro della scuola parnassiana per il tentativo di inventare una nuova ed esclusiva lingua per la poesia, capace di consentirle di dispiegare i misteri dell'universo. La sua stesura prosegue poi a Besancon e ad Avignone, nei cui Licei viene trasferito.

Nel 1867 avvia la stesura del racconto "Igitur, o la follia di Elbehnon". Nel 1871 approda a Parigi, dove finalmente può dare sfogo alla sua intima predisposizione alla riflessione ed all'approfondimento culturale. Pubblica, nel 1876, "Il meriggio di un fauno" che il compositore Claude Debussy musicherà nel 1894. Fonda e dirige la rivista "La derniere mode", che avrà però vita breve. Mallarmé diviene popolare grazie - oltre che alla già citata opera di Verlaine - a Joris Karl Huysmans (autore naturalista che, insieme a Émile Zola, Guy de Maupassant, Gustave Flaubert e Edmond de Goncourt, fa parte del noto "Gruppo dei Cinque"), il quale ne fa l'autore preferito del protagonista del suo romanzo "A ritroso", nel 1884.

Ciò gli consente di crescere nella considerazione degli ambienti culturali parigini che iniziano a vedere in lui una sorta di caposcuola. Divengono celebri le "riunioni del martedì" che egli organizza nella sua abitazione ed alle quali convengono i più geniali scrittori dell'epoca, fra cui lo stesso Verlaine, oltre a Oscar Wilde, Paul Valéry, André Gide.

Nel 1887 pubblica le "Poesies", i cui toni ermetici sono i primi indizi del suo simbolismo. All'età di 51 anni riesce ad ottenere una pensione. La tranquillità della vita parigina alternata a quella della sua abitazione a Valvins crea i presupposti ideali per la sua poesia che si rivelerà innovativa e rivoluzionaria: si allontanerà definitivamente dal parnassianesimo dei "poeti maledetti" per sfociare nel simbolismo - del quale diviene uno fra i principali esponenti europei - che esplode nel 1897 con l'enigmatico poema "Un colpo di dadi non abolirà mai il caso", nel quale utilizza ormai il suo "linguaggio dell'anima". Dello stesso anno sono i "Poemi in prosa" e le "Divagazioni".

Un anno dopo, il 9 settembre 1898, in seguito ad un improvviso reflusso gastro-faringeo, Stéphane Mallarmé si spegne a Valvins, a soli 56 anni.

La "bella avventura", come Verlaine aveva definito la "missione" dei poeti maledetti, per Mallarmé ha uno scopo irraggiungibile: il "libro assoluto", l'opera che ha sempre sognato di scrivere, infatti, non vedrà mai la luce perché l'idea di perfezione che lo accompagna è di per sé un'idea impossibile.

Con il suo stile Mallarmè demolisce gli schemi entro cui si dibatte la poesia romantica inaugurando un modo più libero di esprimersi, bandendo rime e sonetti e conferendo alle parole un senso più profondo ed autentico. Il suo obiettivo è quello di "dipingere non la cosa, ma l'effetto che essa produce". Grande è l'influenza che egli esercita sui poeti del secolo seguente, e che si ritrova soprattutto in autori come Apollinaire, Rilke, Valéry, Geroge e, fra gli italiani, Ungaretti e Montale.

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