Ahmad Shah Massoud
Biografia
Massoud, Leone del Panjshir
Ahmad Shah Massoud, leader dell'Alleanza del Nord e combattente contro il regime dei Taliban è stato ucciso da terroristi suicidi il 9 settembre 2001, due giorni prima dell'attacco agli U.S.A.
Ha difeso per anni la sua gente nella valle del Panjshir dalla follia dei Taliban, combattendo per un Islam democratico ed un Afghanistan libero. Nella logica dei Taliban il suo assassinio avrebbe dovuto impedire all'Alleanza del Nord di liberare il Paese con il prevedibile appoggio degli Stati Uniti.
Per milioni di persone alla ricerca degli ultimi personaggi di avventura egli è stato una icona come Che Guevara: l'ideale romantico del guerriero intellettuale. Sembrava un poeta della beat generation, con il suo copricapo tipico delle popolazioni dell'Hindu Kush indossato sempre di traverso, ed una espressione esistenzialista negli occhi. Avrebbe voluto essere architetto quando, da adolescente, studiava al Liceo Francese di Kabul.
Il destino lo ha voluto Mujahidin, combattente per la libertà dell'Afghanistan fino alla fine. Iniziò la lotta con solo 20 uomini, 10 kalashnikov, una mitragliatrice e due lancia-razzi. I riferimenti intellettuali erano: Mao Tse Tung, Che Guevara, Ho Chi Min, tattiche rivoluzionarie adattate alla situazione Afghana.
Nel corso di poco più di venti anni ha sconfitto il dittatore afghano Muhammad Daoud e l'Armata Rossa dell'Unione Sovietica. L'essere sfuggito ad innumerevoli accerchiamenti dei più duri generali russi ed essere stato in grado di tenere in scacco le orde nere dei Taliban, può essere considerato da molti un miracolo.
Ahamad Shah Massoud è stato una leggenda che è nata non a caso in una terra che ha visto passare figure mitiche come Alessandro (Eskandar) e Tamerlano (Timur). Il suo Islam era gentile come il sapore delle pesche del Panjshir, niente di simile alla versione demenziale dei Taliban.
Secondo gli astrologi afghani avrebbe dovuto vivere altri 40 anni, ma così purtroppo non è stato. Gli sarebbe bastato molto meno per vedere un Afghanistan libero. Avrebbe avuto il tempo di dedicarsi finalmente alle partite a scacchi con gli amici ed alla lettura delle poesie persiane che tanto amava, nella sua casa nella valle che sembra la materializzazione di Shangri-La.
Massoud dormiva meno di quattro ore per notte. Ufficialmente era il vice presidente dello Stato Islamico dell'Afghanistan, l'unico governo del paese, riconosciuto dalle Nazioni Unite, ma che controllava solo il 10% del territorio. Con l'ausilio di un telefono satellitare e walkie-talky coordinava la lotta finanziata con i proventi della vendita di smeraldi e lapislazuli estratti dalle miniere della sua valle.
Nei rari momenti di sosta tornava a casa dalla moglie e dai quttro figli soffermandosi nella sua libreria contenente più di 3000 volumi di cui molti antichissimi.
In tutto il Panjsher, Massoud era riverito come un Lord feudale, quasi come un re.
Il più profondo contrasto tra la sua concezione dell'Islam e quella dei Taliban riguardava la condizione femminile, su questo argomento si trovava spesso in contrasto anche con gli altri leader dell'Alleanza del Nord.
Il suo sogno era quello di costruire una università nel Panjshir, soprattutto per dare la possibilità alle donne afgane di studiare, avere un ruolo attivo nel governo del paese e dare inizio ad una emancipazione dal ruolo che tradizionalmente è a loro riservato in Afghanistan.
In una intervista fu chiesto a Massoud come vedeva il futuro: "Per essere onesto, mi piacerebbe passare il resto della vita a ricostruire il mio paese".
È oggi compito di tutti gli Afghani, superando le divisioni etniche e tribali, realizzare il suo sogno.
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