Domenico De Masi
Biografia
Domenico De Masi nasce il 1° febbraio del 1938 a Rotello, in provincia di Campobasso. Dopo avere frequentato il liceo a Caserta, si iscrive all'Università di Perugia per studiare Giurisprudenza. Negli ultimi anni di università, mentre si dedica agli studi di diritto, comincia a coltivare in parallelo la passione per la sociologia.
Dopo essersi laureato in Storia del Diritto, tra il 1961 e il 1963 si specializza, in particolare, in sociologia del lavoro, ed entra in contatto con il gruppo professionale che a Napoli si era costituito intorno a "Nord e Sud", rivista diretta da Francesco Compagna.
Lo studio di ricerca a Bagnoli
Il gruppo è coordinato da Giuseppe Galasso, e si vede affidata una ricerca sociologica da parte dell'Italsider relativa allo stabilimento di Bagnoli, con riferimento al ruolo dei sindacati e al ruolo dei gruppi informali. Nell'ambito di questa ricerca, Domenico De Masi si occupa di condividere il lavoro degli operai addetti ai laminatoi, all'acciaieria e all'altoforno per un paio di anni, in qualità di partecipante osservatore e di addetto alle relazioni con il personale.
Nel frattempo, oltre alla collaborazione con "Nord e Sud", egli scrive anche per le riviste "Tempi moderni" e "Il Punto", e inizia a frequentare intellettuali di spessore come Raffaele La Capria, Franco Barbagallo, Cesare de' Seta, Antonio Ghirelli, Francesco Rosi, Domenico Rea, Danilo Dolci, Antonio Vitiello e Massimo Galluppi.
Mentre svolge l'attività di ricercatore all'Italsider, diventa assistente di sociologia all'Università Federico II di Napoli, mantenendo il doppio binario manageriale e accademico per diversi anni.
I primi ruoli aziendali di rilievo internazionale
Dopo avere collaborato con l'Italsider, lavora per la Cmf, una azienda metalmeccanica che fa parte del gruppo Finsider, con sede a Milano; all'ombra della Madonnina ricopre il ruolo di responsabile della formazione e della selezione, gestendo l'avvio dei due stabilimenti di Dalmine, in provincia di Bergamo, e di Livorno.
Grazie a queste start-up la Cmf ottiene dalla Comunità Europea il premio per la migliore operazione organizzativa, anche in virtù del role playing sfruttato per la selezione del personale, della particolare attenzione prestata all'aspetto estetico dei luoghi di lavoro e al ricorso ai test sociometrici per la selezione dei capisquadra.
Mentre è a Milano, Domenico De Masi frequenta il circolo Turati e ha l'opportunità di stringere amicizia, tra gli altri, con Enzo Spaltro, Franco Angeli, Vito Volpe, Mario Unnia e Severino Salvemini; inoltre, prende parte in prima persona alla fondazione dell'Aif, l'Associazione Italiana Formatori.
L'insegnamento accademico e le pubblicazioni
Nel 1966 si trasferisce a Roma, dove diventa consulente di Sociologia del lavoro e docente per l'Ifap, il centro di formazione manageriale che fa capo al gruppo Iri, per il quale si dedica, sotto la presidenza di Giuseppe Glisenti e di Pasquale Saraceno, allo studio delle funzioni direttive aziendali. Insieme con Gino Giugni, Gianni Billia e Filippo Martino insegna e prende parte alla formazione dei manager di aziende come la Sip, la Pirelli e la Fiat.
Nel 1968 De Masi viene nominato professore di Sociologia del Lavoro per la Facoltà di Scienze Politiche dell'Università di Sassari: tra i suoi colleghi ci sono Luigi Berlinguer, Valerio Onida, Gustavo Zagrebelsky e Franco Bassanini. All'inizio degli anni Settanta, invece, insegna Sociologia per la Facoltà di Scienze Politiche dell'Istituto Orientale di Napoli: nel frattempo, nel 1971 pubblica "La negazione urbana" per Il Mulino, editore per il quale un paio di anni più tardi scrive anche "Sociologia dell'azienda"; sempre nel 1973 dà alle stampe, per Guida, "L'industria del sottosviluppo".
Nel 1974 gestisce l'intera parte sociologica che riguarda la creazione del Villaggio Matteotti di Terni e comincia a insegnare Metodi e Tecniche della Ricerca Sociale per il corso di Sociologia dell'Università Federico II di Napoli. Nello stesso anno pubblica per Angeli "I lavoratori nell'industria italiana".
Dal 1977 comincia a insegnare Sociologia per la Facoltà di Magistero dell'Università La Sapienza di Roma, e un anno più tardi scrive per Angeli "Dentro l'università. Studenti, classi, corporazioni". Divenuto direttore della collana di scienze sociali per l'editrice Clu, comincia a insegnare Sociologia per le facoltà di Scienze della Comunicazione e di Sociologia della Sapienza.
Per l'editore Angeli dirige la collana "La Società", pubblicando "Il lavoratore post-industriale" e "Trattato di sociologia del lavoro e dell'organizzazione".
Dopo essere stato, per due anni, assessore alla Cultura e al Turismo per il Comune di Ravello, nel 1995 per Edizioni Lavoro scrive "Sviluppo senza lavoro", cui segue nel 1999 "Il futuro del lavoro".
L'ozio creativo
A metà degli anni '90 De Masi elabora il concetto di ozio creativo: [da Wikipedia] nella società post-industriale in cui la creatività predomina sulla manualità, i confini tra lavoro, studio e gioco si confondono. Questa fusione genera l'ozio creativo. Una situazione in cui si lavora senza accorgersi di farlo.
Il termine ozio non deve far pensare a una situazione di passività. Per gli antichi romani il termine otium non significava "dolce far niente", bensì un tempo libero dagli impegni nel quale era possibile aprirsi alla dimensione creativa. Nella società attuale la maggior parte dei lavori ripetitivi e noiosi è stata delegata alle macchine; all'uomo è rimasto il monopolio sulla creatività.
Rifacendosi alla tradizione delle favole antiche potremmo pensare alla Cicala e alla Formica come esponenti di due approcci opposti alla vita e al lavoro, che invece troverebbero sintesi nel concetto di "ozio creativo". Mentre la Cicala si dedica all'ozio ma non è per nulla creativa nel senso che non produce ricchezza ma si limita a godersi la vita, la formica è fin troppo laboriosa e pur accumulando ricchezza (sotto forma di scorte alimentari) non si gode la vita e muore di fatica.
L'Ozio-Creativo è una sintesi "hegheliana" tra queste due tesi e antitesi, tra: piacere e dovere. Imparando l'arte dell'Ozio creativo riusciamo a mescolare il piacere del gioco con il "dovere" dello studio e del lavoro, fino a farli diventare un tutt'uno in cui proprio perché si perdono i confini, si annulla la componente faticosa del lavoro e si recupera la componente creativa e utilitaristica della creatività derivante dal piacere del gioco.
Domenico De Masi negli anni 2000 e successivi
Per Rizzoli realizza il volume "La fantasia e la concretezza" nel 2003, e un paio di anni più tardi ripubblica "L'emozione e la regola. I gruppi creativi in Europa dal 1850 al 1950", già dato alle stampe da Laterza nel 1990. Intanto, è presidente della Fondazione Ravello (manterrà questa carica fino al 2010), contribuendo a rilanciare con forza il Ravello Festival: qui, per altro, fonda la Scuola Internazionale di Management Culturale, dedicata all'insegnamento ai neo-laureati delle professionalità necessarie per l'organizzazione di eventi.
Tra il 2005 e il 2008 Domenico De Masi scrive anche "Non c'è progresso senza felicità", edito da Rizzoli, e "La felicità", realizzato con Oliviero Toscani. Nel 2014, ancora per Rizzoli, pubblica il saggio di sociologia dei macro-sistemi "Mappa Mundi. Modelli di vita per una società senza orientamento".
Il suo sito ufficiale è www.domenicodemasi.it
Si è spento a Roma, all'età di 85 anni, il 9 settembre 2023.
I suoi ultimi libri sono:
- Roma 2030 (Einaudi, 2019)
- Lo Stato necessario (Rizzoli, 2020)
- Smart working: La rivoluzione del lavoro intelligente (Marsilio, 2020)
Frasi di Domenico De Masi
Foto e immagini di Domenico De Masi
Commenti
In una società evoluta si poteva lavorare gratis per "ozio" , ma in una società schiavista come è diventata la nostra , è solo pazzia pensarlo . La grande finanza si è impossessata di tutto e ci permette di vivere in una democrazia drogata.
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