Tony Bennett
Biografia
Il grande cantante statunitense Anthony Dominick Benedetto, com'è noto all'anagrafe, poi famoso semplicemente come Tony Bennett, nasce a New York il 3 agosto del 1926. Probabilmente, dopo la morte di Frank Sinatra è stato l'ultimo grande crooner del jazz a stelle e strisce, vera leggenda, attivo sino in tarda età nel mondo della musica e dello spettacolo.
In realtà, il vero nome di Tony Bennett sarebbe Antonio, semplicemente, date le sue origini italiane. Suo padre è un droghiere di Astoria, nel Queens newyorchese, e si chiama John Benedetto, emigrato nel 1906 da un piccolo paesino in provincia di Reggio Calabria, Podàrgoni. Sua madre, italiana anch'ella, è Anna Suraci, ed è una sarta.
È molto probabile che l'amore per la musica il piccolo Anthony l'abbia ereditata da suo zio, il quale era un noto ballerino di tip tap. All'età di dieci anni il futuro crooner studia già canto e si esibisce durante l'inaugurazione del ponte di Tiborough, a New York. Studia alla High School of Industrial Arts, che abbandona però all'età di sedici anni, e si fa valere come cantante anche in molti ristoranti del Queens, spesso però servendo anche ai tavoli nelle trattorie italiane.
Nel 1944, maggiorenne, Bennett viene arruolato nella 63.ma divisione di fanteria degli Stati Uniti e inviato in Germania, dove partecipa alla liberazione del campo di concentramento di Landsberg.
L'esperienza bellica dura fino al 1946, quando riprende a esibirsi nei locali e nei ristoranti di New York. Nel frattempo, con il nome d'arte di "Joe Bari", Bennett si esibisce nell'orchestra dell'esercito.
Studia "Bel canto" e nel 1949, viene notato da Pearl Bailey, attrice e cantante jazz, la quale lo invita ad aprire un suo concerto al Greenwich Village. Allo spettacolo interviene anche il comico Bob Hope, noto mecenate anche del jazz, il quale consiglia subito al cantante di origini italiane di cambiare il proprio nome.
Nasce così il nome di Tony Bennett e l'anno dopo, nel 1950, firma il suo primo contratto con l'etichetta di Frank Sinatra, la Columbia Records. Il suo primo singolo di successo si intitola "Because of You", prodotto in realtà da Mitch Miller e orchestrato da Percy Faith, e resta in vetta nelle classifiche per quasi tre mesi, vendendo oltre un milione di copie. È il momento del successo, grazie anche a brani come "Cold, Cold Heart", "Blue Velvet" e "Stranger in Paradise".
Tra il 1952 e il 1954 riesce ad esibirsi anche sei o sette volte al giorno, davanti a folle di giovani in delirio per lui, come accade al Paramount Theatre, con inizio spettacoli alle 10:30 e conclusione alle tre di notte. Nel frattempo nel 1952 sposa Patricia Beech, che gli darà due figli e dalla quale divorzierà nel 1971.
Il momento di svolta è il 1955 che segna il suo passaggio al jazz, sebbene non in modo definitivo. L'album che lo documenta è "The Beat of My Heart", dove suona con Herbie Mann e Nat Adderley.
Successivamente lavora con la "Count Basie Orchestra" con la quale pubblica due album nel biennio 1958-1959. Oscilla, al pari e forse meglio di Frank Sinatra, tra la musica leggera americana e il jazz più cool.
Ad aumentare di molto la sua popolarità ci pensa la tv, con il "Tony Bennett Show", in onda d'estate e seguitissimo dagli americani. Nel 1962, anno nel quale si esibisce anche al Carnegie Hall con ben 44 canzoni e un'orchestra di fenomeni del jazz, incide anche il brano più rappresentativo della sua carriera, "I left my heart in San Francisco", con il quale vince due Grammy Awards. L'album omonimo, diventa disco d'oro.
La British invasion del 1965 segna anche la sua diminuzione di credito dal punto di vista della popolarità. I giovani vogliono il rock e il bravo Tony Bennett, sempre sospeso tra musica leggera e jazz, non viene più apprezzato come un tempo.
Nel 1966 esordisce al cinema con il film "Oscar", ma senza fortuna. La stessa etichetta che l'ha reso grande, la Columbia, dopo avergli "intimato", per così dire, un cambio di rotta artistico, finisce per abbandonarlo nel 1972. Nel decennio degli anni '70 però, il crooner newyorchese non si abbatte. Risposatosi con Sandra di Grant, incide un paio di lavori molto apprezzati, con il grande Bill Evans.
Si trasferisce in Gran Bretagna e in un'occasione, si esibisce anche davanti alla Regina Elisabetta.
Negli States per tutto il decennio tiene un solo concerto importante, a Las Vegas. Cade in una forte tossicodipendenza e, quando il suo secondo matrimonio è sul punto di fallire, dopo avergli dato altri due figli, nel 1979 va in overdose. Chiede aiuto a suo figlio Danny Bennett, che da quel momento si prende cura di lui.
La mossa si rivela ottima, soprattutto dal punto di vista artistico. Negli anni '80 e '90, Bennett si riprende tutta la sua popolarità, firmando nuovamente per la Columbia e intraprendendo una serie di collaborazioni in studio e dal vivo insieme ad artisti diversi tra loro, ma proprio per questo di grande impatto. Suona e registra con Frank Sinatra, vince un nuovo Grammy, e si esibisce durante alcuni concerti speciali con band come i Red Hot Chili Peppers e artisti come Elvis Costello.
Mtv Music, il canale dedicato ai giovani e alla loro musica, lo inserisce negli Unplugged del 1989, del 1994 e, persino, nel 2000. Anche i camei al cinema si rivelano più che azzeccati. Appare in "The scout" nel 1994, in "Terapia e pallottole", del 1999, e nel famoso film "Una settimana da Dio", datato 2003 e con protagonista Jim Carrey.
Dopo oltre cinquanta milioni di dischi venduti, nel 1997 viene inserito nella "Big Band Jazz & Hall of Fame" e nel 2000 riceve anche un Grammy alla carriera. Pubblica nel 1997 una sua autobiografia, dal titolo "The Good life".
Il 21 giugno del 2007 sposa la sua terza moglie, Susan Crow. L'anno prima, in occasione dei suoi ottant'anni, viene omaggiato dai più celebri artisti americani, durante una cerimonia-show molto apprezzata da pubblico e critica, nella quale duetta anche con Christina Aguilera.
Nel 2011, pubblica "Duets", album ancora una volta firmato dalla Columbia. Con questo lavoro, diventa in assoluto l'artista più vecchio ad ottenere il primo posto in classifica. L'album contiene anche l'ultima canzone incisa in vita da Amy Winehouse. Alla fine del mese di novembre del 2011 partecipa in Italia come ospite al format Rai "Il più grande spettacolo dopo il weekend", in un duetto con il conduttore e showman Fiorello.
Tony Bennett è considerato una vera e propria leggenda della cultura americana.
Malato di Alzheimer, Bennett si è spento il 21 luglio 2023 a New York, all'età di 96 anni.
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