Vincenzo Gioberti
Biografia • Coscienza religiosa e spirito patriottico
In una Torino oppressa dalla dominazione francese, come auspice di un nuovo secolo di risveglio nazionale, il 5 aprile del 1801 viene al mondo Vincenzo Gioberti. Sin da piccolo frequenta ambienti cattolici e nella fede orienta anche i suoi studi: nel 1823 si laurea in Teologia e due anni dopo viene ordinato sacerdote. Ma ad animare il giovane prete non c'è soltanto la fede: egli avverte, infatti, un'intima mortificazione dello spirito nel vedere la propria terra occupata da stranieri ed un altrettanto intimo dovere di reagire.
Nel 1830 entra a far parte della società segreta dei "Cavalieri della libertà", di ispirazione liberale. Comprende subito che il suo anelito di libertà deve fare fronte comune con quello dell'Italia intera, e trova una piena comunione di vedute con il movimento mazziniano, al quale si avvicina scrivendo sulla rivista "Giovine Italia".
Questa collaborazione gli costa l'arresto e l'allontanamento forzoso dal Regno sabaudo (nel 1814 i Savoia erano infatti rientrati a Torino, con l'aiuto dell'Austria). Gioberti ripara a Parigi, per circa un anno, per poi trasferirsi a Bruxelles fino al 1845.
Sono anni di riflessione e di approfondimento delle sue conoscenze filosofiche e politiche, che lo vedono prendere le distanze da Mazzini e mettere a punto un nuovo progetto politico che pensa ad una unione federale di tutti gli Stati italiani sotto la guida del Papa. Tale idea prende forma in quella che sarà la sua opera fondamentale, "Del primato morale e civile degli italiani", scritta nel 1843, e che darà vita ad un movimento di pensiero detto "neoguelfismo", il cui merito è quello di essere riuscito a coniugare, per la prima vola, coscienza religiosa e spirito patriottico.
Vincenzo Gioberti dedica questa sua fatica a Silvio Pellico, con il quale ha interrotto il rapporto di amicizia per le contrastanti posizioni sui gesuiti, che Pellico accusa di oscurantismo politico; dedica che l'autore de "Le mie prigioni" respinge però sdegnosamente.
Nel 1848 Gioberti fa ritorno a Torino per scoprire che intorno alle sue tesi si è coagulata la società intera: popolani, filosofi, aristocratici, artigiani, studenti, professionisti, mondo ecclesiastico di tutta l'Italia centro-settentrionale.
Viene eletto deputato nel primo Parlamento concesso da Carlo Alberto, andando a presiedere la Camera; riceve poi l'investitura di ministro della Pubblica Istruzione ma, avversando la ripresa della guerra contro l'Austria, passa all'opposizione. Nel 1849 è per un breve periodo primo ministro degli Stati Sardi.
Trascorre gli ultimi anni della sua vita a Parigi, dove è stato inviato in veste di plenipotenziario del re. Qui scrive e pubblica nel 1851, "Del Rinnovamento civile d'Italia", opera con la quale abbandona l'ideale federalista-neoguelfo auspicando un'Italia unita sotto la monarchia sabauda.
Vincenzo Gioberti muore improvvisamente a Parigi, il 26 ottobre 1852, a soli 51 anni.
Le altre principali opere di Vincenzo Gioberti: "La teorica del sovrannaturale"; "Introduzione allo studio della filosofia"; "La teorica della mente umana"; "Prolologia"; "Della riforma cattolica della Chiesa" ; "Del bello e Del buono"; "Prolegomeni"; "Il Gesuita moderno"; "La filosofia della rivelazione".
Aforismi di Vincenzo Gioberti
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