Vitaliano Brancati

Vitaliano Brancati

Vitaliano Brancati

Biografia Scrivendo in tutta coscienza

Vitaliano Brancati nasce in provincia di Siracusa, a Pachino, il 24 luglio 1907. Il padre Rosario è un avvocato consigliere di prefettura con forti interessi letterari. Il lavoro del padre impone alla famiglia un serie di trasferimenti a Ispica, a Modica, a Paternò ed infine, quando Vitaliano ha tredici anni, a Catania.

Il periodo catanese è fondamentale per la sua formazione letteraria, tanto che Brancati è da molti considerato come lo scrittore catanese per eccellenza. Si iscrive alla facoltà di lettere e pubblica le sue prime poesie su "Il giornale dell'Isola", di cui diventa redattore. Si laurea con una tesi su Federico De Roberto nel 1929 ed aderisce ufficialmente all'ideologia fascista.

Dopo la laurea si trasferisce a Roma, dove comincia a scrivere come giornalista per "Il Tevere" e, a partire dal 1933, per il settimanale letterario "Quadrivio". Scrive in questo periodo una serie di drammi di ispirazione fascista che poi ripudia: "Fedor" (1928), "Everest" (1931), rappresentato al Salone Margherita con la regia di Stefano Pirandello, figlio dello scrittore Luigi Pirandello, e "Piave" (1932).

Comincia intanto ad avvicinarsi alla scrittura in prosa e pubblica nel 1934 "Singolare avventura di viaggio", che il regime fascista provvede a ritirare dalle librerie con l'accusa di immoralità. Questo episodio acuisce la crisi politica già in atto in Vitaliano, che si allontana sempre di più dall'ideologia fascista fino ad entrare in aperta polemica con il regime di Mussolini.

Tornato in Sicilia, vince il concorso per la cattedra di italiano negli istituti Magistrali e comincia la sua carriera nell'insegnamento. Alterna i periodi di permanenza in Sicilia con quelli di permanenza a Roma, dove diventa amico di Leo Longanesi e collabora alla rivista "Omnibus". Nel periodo della seconda guerra mondiale l'attività letteraria di Vitaliano si fa molto intensa, scrive "Gli anni perduti" e "Don Giovanni in Sicilia" (1941), e le commedie "Le trombe di Eustachio" (1942), e "Le nozze difficili".

Il romanzo "Don Giovani in Sicilia" segna l'inizio della sua fortuna letteraria: l'ambientazione è quella siciliana e i protagonisti sono dei giovani ossessionati dall'erotismo e dalle donne, alle prese con fantastiche avventure e immaginari viaggi che non avranno mai il coraggio di intraprendere. Per descrivere questi personaggi, coniuga il termine "gallismo". Nel 1943 a causa delle continue minacce dei fascisti, che lo spaventano con lo spauracchio dei lavori forzati nelle miniere di Carbonia, ritorna in Sicilia. Raggiunge così la famiglia che è stata sfollata a seguito dei continui bombardamenti.

Durante la rappresentazione teatrale di "Le trombe di Eustachio" conosce Anna Proclemer, che sposa nel 1946.

Nel 1948 pubblica a puntate sul quotidiano "Il mondo" il romanzo "Il bell'Antonio" che nel 1950 riceve il Premio Bagutta. Il romanzo ha un grande successo e racconta il fallimento del regime fascista attraverso lo specchio dell'impotenza del protagonista. La versione cinematografica, risalente al 1960, verrà diretta da Mauro Bolognini con protagonisti Marcello Mastroianni e Claudia Cardinale. Da un suo racconto, "Il vecchio con gli stivali" (1944) in cui affronta con amarezza le fasi del fascismo e dell'antifascismo, viene tratto il film "Gli anni difficili" (1947) diretto da Luigi Zampa.

Inizia in questo periodo anche una proficua attività di sceneggiatore cinematografico. Dalle sue sceneggiature vengono tratti i film: "La bella addormentata" (1943) di Luigi Chiarini, "Silenzio si gira!" (1944) di Carlo Campogalliani, "Gli anni facili" (1953) di Luigi Zampa, "L'uomo la bestia e la virtù" (1954) di Steno, "Dov'e la libertà" e "Viaggio in Italia" di Roberto Rossellini. Nonostante la fine del regime fascista, la sua opera teatrale "La governante", scritta per la moglie Anna Proclemer e incentrata sul tema dell'omosessualità femminile, viene bloccata dalla censura che ne impedisce la messa in scena. L'episodio lo induce a scrivere un saggio, "Ritorno alla censura", per rivendicare la piena libertà di espressione di uno scrittore.

Nel 1953 si separa dalla moglie, che è stata la destinataria di moltissime sue lettere pubblicate nel 1955 in una raccolta dal titolo "Lettere da un matrimonio".

Vitaliano Brancati muore il 25 settembre del 1954 a seguito delle complicazioni di un'operazione toracica eseguita da un famoso chirurgo, il professor Dogliotti.

Il suo ultimo romanzo "Paolo il caldo" rimane così incompiuto, ma verrà pubblicato ugualmente nel 1955 con la prefazione di Alberto Moravia. Da quest'ultimo romanzo verrà infine tratto nel 1973 l'omonimo film per la regia di Marco Vicario e con protagonisti Giancarlo Giannini e Ornella Muti.

Di Brancati e della sua opera, Leonardo Sciascia ha avuto modo di affermare: "è lo scrittore italiano che meglio ha rappresentato le due commedie italiane, del fascismo e dell'erotismo in rapporto tra loro e come a specchio di un paese in cui il rispetto della vita privata e delle idee di ciascuno e di tutti, il senso della libertà individuale, sono assolutamente ignoti. Il fascismo e l'erotismo però sono anche, nel nostro paese, tragedia: ma Brancati ne registrava le manifestazioni comiche e coinvolgeva nel comico anche le situazioni tragiche."

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