Robert Emmet
Biografia • Epitaffio per un martire
È un'Irlanda martoriata dalle Penal Lows - introdotte da Giacomo II d'Orange nella seconda metà del Seicento - e pervasa da un diffuso e mai domo spirito rivoluzionario quella che accoglie il piccolo Robert Emmet, venuto al mondo il 4 marzo del 1778, a Clonakilty, contea di Cork, nell'estremo sud dell'isola.
È un'Irlanda espropriata dei suoi beni, nella quale la stragrande maggioranza dei proprietari terrieri è inglese, ed oltre la metà dei contadini vive in condizioni disumane dibattendosi tra fame e malattie; il sovrano in carica, Giorgio III, favorisce nell'isola il dominio dei protestanti fino a giungere, nel 1800, all'abolizione del Parlamento irlandese varando il Regno Unito di Gran Bretagna e Irlanda.
Robert Emmet cresce dunque nutrendosi di sentimenti patriottici ed antibritannici, e comincia presto ad occuparsi di politica manifestando notevoli doti oratorie e carismatiche. Nel 1798 viene espulso dal college nel quale studia per aver aderito ed essere divenuto segretario della Società degli Irlandesi Uniti (Society of United Irishmen), un'organizzazione semi-clandestina rivoluzionaria e repubblicana, propugnatrice dell'emancipazione dei cattolici e dell'indipendenza dell'Irlanda. Ma il vento delle rivoluzioni francese ed americana spira ormai forte, ed i nazionalisti irlandesi ne sono investiti in pieno.
Nella primavera dell'anno successivo, inseguito da un mandato di cattura, ripara a Parigi dove, tre anni dopo, riesce ad incontrare Napoleone e Talleyrand che lo mettono a parte del progetto di una imminente invasione dell'Inghilterra. Torna a Dublino alla fine del 1802 e comincia ad organizzare l'insurrezione da affiancare all'attacco francese.
Nel corso dei preparativi, però, si rende conto che il movimento insurrezionale si va indebolendo: l'esplosione accidentale di una bomba in uno dei depositi clandestini di armi è l'elemento che lo induce a non attendere oltre anticipando la data della rivolta senza attendere la Francia. Ma l'impresa è fallimentare, tanto da essere ricordata come una "piccola ribellione". I moti, esplosi il 23 luglio 1803, causano la morte del viceré lord Arthur Wolfe Kilwarden e di suo nipote. Ma nella nottata le forze governative riescono a sedare la rivolta disperdendo gli ormai pochi e sfiduciati ribelli. Emmet ha soltanto 25 anni, e probabilmente l'impulsività della giovane età contribuisce all'insuccesso della rivolta; ma le imprese che compie sono certamente degne dei più navigati uomini d'azione. Catturato, viene processato e condannato a morte il 19 settembre. Subito dopo la lettura della condanna, Robert Emmet prende la parola e pronuncia un fiero e commovente discorso che resterà scolpito nella storia repubblicana dell'Irlanda.
Queste le sue ultime parole: "Gli uomini non scrivano il mio epitaffio... fino a quando altri tempi e altri uomini non potranno rendere giustizia al mio personaggio. Quando il mio paese avrà preso il suo posto tra le nazioni della terra, allora e solo allora, si scriva il mio epitaffio".
Il 20 settembre 1803, in Thomas Street, a Dublino, Robert Emmet viene impiccato e poi decapitato.
Alla sua straziante vicenda umana appartiene anche la struggente storia d'amore, tutta epistolare, con Sarah Curran, anch'essa morta giovanissima di tubercolosi, due anni dopo Emmet. La storia di Robert e Sarah ha ispirato, negli anni, poeti, letterati e registi.