Paolo Mantegazza
Biografia • Ricerche e selezioni tra natura e chimica
Paolo Mantegazza nasce il 31 ottobre del 1831 a Monza. La madre Laura Solera Mantegazza è ricordata come una delle donne più attive nella lotta politica per la costituzione dello stato italiano: partecipa con il figlio appena sedicenne alla Cinque Giornate di Milano, durante le quali si distingue per le azioni di soccorso nei confronti dei feriti.
Paolo sceglie di studiare medicina e a 23 anni si laurea in medicina e chirurgia presso l'Istituto Lombardo di Pavia. Dopo la laurea approfondisce i suoi studi in America Latina dalla quale torna nel 1858 dopo aver acquisito la specializzazione come medico igienista. I suoi interessi sono davvero molto vari. È un convinto assertore della positività delle teorie evoluzionistiche di Charles Darwin, e si occupa da questo punto di vista di problematiche come la selezione sessuale e l'atavismo, inteso come ritorno in un individuo di tratti e caratteristiche appartenenti a generazioni precedenti.
In campo medico si rivela subito uno sperimentatore: a metà Ottocento tenta la fecondazione artificiale e pensa alla possibilità di utilizzare i processi dell'ibernazione in campo medico. La sua rivoluzionaria idea è cioè quella di costituire una sorta di banca del seme, prelevandolo a tutti i soldati in partenza per la guerra.
In Sud America osserva gli effetti prodotti sugli indigeni dall'uso delle foglie di coca, e nel 1859 scrive il saggio "Sulle virtù igieniche e medicinali della coca e sugli alimenti nervosi in generale". Mantegazza esalta le virtù positive delle foglie di coca, soprattutto nella cura delle malattie mentali. Il suo interesse non è rivolto però solo alla cocaina, ma ad una serie di droghe, di cui fornisce una ampia classificazione nel testo "Quadri della natura umana. Feste ed ebbrezze", pubblicato nel 1871.
Una volta ritornato in Italia gli viene affidata per un periodo la cattedra di Patologia all'Università di Pavia. E a Pavia fonda il primo laboratorio europeo di Patologia Sperimentale. La sua attività di innovatore continua con la fondazione nel 1869 della prima cattedra italiana di Antropologia e del Museo Nazionale di Antropologia ed Etnologia a Firenze. Il suo interesse per l'antropologia e le teorie di Charles Darwin sono tali che con Felice Finci fonda la rivista "Archivio per l'Antropologia e l'Etnologia" (1871) e la Società Italiana di Antropologia e Etnologia.
L'esempio ricevuto dalla madre in giovane età lo induce a non abbandonare mai neanche la partecipazione attiva alla vita il neonato Regno d'Italia. Nel periodo compreso tra il 1865 e il 1876 ricopre la carica di deputato e in seguito viene nominato senatore.
La sua personalità eclettica e curiosa lo porta ad interessarsi a tanti argomenti differenti persino alle leggende legate ai fiori. È anche un pioniere negli studi di neurofisiologia e fisiologia degli stati nervosi, sui quali scrive testi come "Fisiologia del dolore", (1880), "Le estasi umane" (1887) e "Fisiologia del piacere" (1877).
Il medico lombardo è consapevole dell'aspetto avanguardistico dei suoi studi, soprattutto nel campo delle droghe. Lui stesso affermerà che tutto quello a cui si interessa diventerà molto presto "Scienza grossa".
Per poter testare la validità delle sue teorie sperimenta direttamente su se stesso l'effetto delle droghe, e prima di prescriverle per una terapia, verifica sempre scrupolosamente gli effetti; si tratta di fatto di una pratica medica assolutamente nuova e sperimentale per la sua epoca.
A seguito delle sue ricerche giunge alla conclusione che gli alimenti nervosi possano essere di grande giovamento per l'uomo, ovviamente se assunti con "prudente abbondanza". La sua idea è che l'ebbrezza che questi inducono sia positiva, in quanto esaltatrice di uno stato d'animo capace di allietare la vita. Il suo concetto di ebbrezza è però molto ampio e ed egli parla anche di ebbrezza da gioia, da amore o da ambizione. I suoi scritti scientifici sono ricchi anche di passaggi quasi romanzeschi.
Per "alimenti nervosi" intende prodotti come il caffè, il tè, il mate, il guaranà, il tabacco, l'oppio, l'hashish, fino alla cocaina e al kava. Da vero precursore comprende anche che il suo sforzo classificatorio verrà presto superato non dalla natura, ma dalla chimica che, secondo lui, darà ai ragazzi nuovi alimenti nervosi capaci di solleticare la loro psiche.
Dal 1870 al 1890 compie una serie di viaggi in varie regioni, anche sconosciute, per completare e approfondire i suoi studi che lo rendono molto celebre in Sud America, e in particolare in Argentina, Bolivia e Paraguay.
Paolo Mantegazza muore a San Terenzo (frazione di Lerici, in provincia di La Spezia) il 28 agosto del 1910, all'età di 78 anni.
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