Herbert Hoover
Biografia • Con coraggio contro la crisi
Herbert Clark Hoover nasce il 10 agosto 1874 a West Branch, in Ohio, da una famiglia appartenente alla borghesia locale: il padre, Jessie, ha origini svizzere e tedesche, mentre la madre è canadese. Entrambi i suoi genitori sono quaccheri. All'età di due anni contrae una grave forma di laringite difterica, che lo porta sulla soglia della morte, prima di essere salvato da suo zio John Minthorn. Proprio presso suo zio va a vivere nel 1885, in Oregon a Newberg, dove gli viene impartita un'istruzione molto rigorosa, con principi etici severi. Dopo aver studiato all'Università di Stanford come ingegnere, si trasferisce in Australia e poi con la moglie in Cina, dove è impiegato per una società privata, e dove nel 1900 si trova coinvolto nella rivolta dei Boxer attraverso attività di soccorso.
Repubblicano, viene candidato alla presidenza degli Stati Uniti nel 1928, quando Calvin Coolidge, presidente in carica, rifiuta una nuova candidatura. Il suo sfidante è il democratico Alfred E. Smith, già governatore di New York. Entrambi i candidati promettono di migliorare le condizioni di vita degli imprenditori agricoli, di riformare le leggi sull'immigrazione e di mantenere la politica isolazionista degli Stati Uniti. Diversa, invece, la loro opinione sul Volstead Act, che mette fuori legge la vendita di birra e liquori: Smith desidera abrogarla, mentre Hoover si rivela un proibizionista, e vuole pertanto mantenerla. La vittoria del candidato repubblicano si materializza sia grazie al boom economico, sia grazie ai dissidi interni al Partito Democratico soprattutto sui temi del proibizionismo e religiosi.
E così Hoover, già Segretario del Commercio, entra in carica nel 1929, ignaro della terribile crisi economica, conseguente al crollo di Wall Street, che di lì a pochi mesi interesserà gli Stati Uniti e che dovrà affrontare in prima persona. Nella sua prima conferenza stampa promette una nuova fase di relazioni con i giornalisti, spiegando di non volere alcun portavoce: nei suoi primi centoventi giorni da presidente, terrà più conferenze di qualsiasi altro presidente nella storia. Al suo fianco si trova, naturalmente, la moglie, Lou Henry, per altro preceduta da un'ottima reputazione, essendo laureata in geologia a Stanford. La nuova first lady rappresenta il prototipo della nuova donna del primo Dopoguerra: intelligente, robusta e consapevole delle numerose possibilità concesse anche al genere femminile.
Durante la sua presidenza, Hoover si fa conoscere anche per un curioso sport che pratica, inventato direttamente da lui, che combina tennis e pallavolo e a cui gioca ogni mattina.
Per quel che riguarda il suo pensiero politico, pur essendo personalmente convinto che in campo economico il governo sia chiamato a intervenire in maniera attiva e costante, nella realtà dei fatti egli si rivela un liberista ortodosso: tenta di evitare il declino del Paese con continue rassicurazioni ottimistiche sulla possibilità di superare la recessione. In qualità di presidente prova a convincere i cittadini che la crisi potrà essere superata in breve tempo, ma i suoi tentativi si rivelano poco efficaci, e anche per questo motivo la sua popolarità cala nel giro di breve tempo. A complicare la situazione, poi, interviene il suo rifiuto ad assegnare alle persone disoccupate sussidi federali.
Nel 1932 il Partito Repubblicano, rinunciando a qualsiasi possibilità di successo, decide di candidarlo nuovamente per le presidenziali. Hoover è consapevole di essere destinato alla sconfitta, e così si avvia a una campagna elettorale particolarmente frustrante. Arriva a detestare il ruolo di presidente, tuttavia sceglie di correre ancora non solo per una questione di orgoglio, ma soprattutto perché teme che nessun altro candidato repubblicano potrebbe affrontare la depressione economica senza ricorrere a misure che lui ritiene estremamente pericolose: una sorta di sacrificio personale, insomma, in nome del bene del Paese. Una volta ufficialmente candidato, pensa in un primo momento di tenere solo uno o due discorsi, lasciando il resto della campagna ai suoi delegati: quando vede che i sondaggi mostrano i repubblicani prossimi a una sconfitta di dimensioni clamorose, accetta di esporsi in misura maggiore. Tiene nove discorsi alla radio, durante i quali difende la sua amministrazione e la filosofia che l'ha ispirato. Durante la sua campagna elettorale in giro per il Paese, Hoover tuttavia deve affrontare folle ostili e persone inferocite: conseguenza della terribile situazione economica che coinvolge la popolazione.
Hoover viene sconfitto da Franklin Delano Roosevelt, candidato democratico, ottenendo solo il 39.7 % dei voti, contro il 57.4 % conquistato dall'avversario.
Lascia Washington nel mese di marzo del 1933, deluso per essere stato rifiutato dagli elettori e per l'inutilità dei suoi sforzi. Dapprima si sposta a New York, dove vive nel Waldorf-Astoria Hotel; dopodiché si trasferisce in California, a Palo Alto, dove ha modo di ritrovare il piacere di vivere nel Pacific-Union Club e nel Bohemian Club. Nel suo tempo libero inizia a viaggiare, visitando spesso villaggi o piccole città dove raramente viene riconosciuto, ma si dedica anche alla natura, andando a pescare in solitudine o compiendo lunghe passeggiate nei boschi: pubblicherà, pochi mesi prima di morire, addirittura un libro dedicato alla pesca, intitolato "Fishing for fun - And to wash your soul" ("Pescare per divertimento - e per ripulire l'anima"): si tratta del sedicesimo volume pubblicato da lui nella sua intera vita.
Nella sua carriera post-presidenziale, appoggia politicamente anche alcuni candidati democratici, incluso John Fitzgerald Kennedy.
Herbert Hoover muore a causa di un'emorragia interna il 20 ottobre del 1964, all'età di novant'anni, trentuno anni e sette mesi dopo aver lasciato la carica di presidente.
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