Anselmo Bucci
Biografia • Incidere sul movimento
Anselmo Bucci nasce a Fossombrone, in provincia di Pesaro, il 25 maggio del 1887. Artista italiano, pittore e incisore, autore anche di alcuni testi letterari di rilievo, è stato uno dei protagonisti delle nascenti avanguardie artistiche dei primi decenni del Novecento, tanto in Italia che in Francia.
La sua passione per il disegno si rivela da subito, nonostante la sua famiglia, quando lui è in periodo scolastico, lo incoraggi verso gli studi classici, come accade quando si trasferisce in Veneto. Prima, durante la loro permanenza nei dintorni di Ferrara, il giovane Anselmo è seguito nel disegno dal noto pittore Francesco Salvini. Nel 1905 poi, il futuro pittore si iscrive all'Accademia di Brera, a Milano, pur risiedendo a Monza, con la sua famiglia. Tuttavia, sin da questi anni, rivela la sua insofferenza nei confronti della retorica pittorica e già l'anno dopo, nel 1906, si trasferisce a Parigi, all'epoca capitale dell'avanguardia artistica.
Nella città francese Anselmo Bucci deve arrangiarsi come può. In una lettera da lui inviata, per sottolineare il periodo di stenti che si trova a vivere, scrive di essere arrivato a Parigi nel 1906, ma di aver fatto il primo pasto solo nel 1910.
Le frequentazioni che ha però, nel periodo parigino, sono a dir poco stimolanti. Conosce Gino Severini, Pablo Picasso, Amedeo Modigliani e molti altri. Inoltre comincia a farsi apprezzare come incisore, arte nella quale diventa maestro, attirando su di sé l'attenzione di critici come Apollinaire e Salmon. Sono celebri le sue incisioni d'afflato futurista, benché ancora molto legate ad una figurazione post-impressionista e non lontana dalla classicità italiana. La serie a cui lavora si chiama "Paris qui bouge", ossia "Parigi in movimento", e viene considerata positivamente dall'importante editore Devambez, il quale comincia a stampare i suoi lavori.
Nel 1907 Bucci espone un dipinto al Salon. Tuttavia prosegue con grande impegno i suoi studi nell'incisione, appassionandosi alle diverse tecniche, come l'acquaforte e, soprattutto, la punta secca, la quale gli permette di sviluppare le sue tematiche incentrate sul movimento dei soggetti.
Il biennio che va dal 1912 al 1913 è per lui quello dei viaggi. Fedele alla tradizione dei pittori francesi, decide di spostarsi in giro per l'Europa e per il Mediterraneo, studiando nuove colorazioni e luminosità. Visita diversi luoghi viaggiando in Sardegna, in Africa, nel sud della Francia: tutti i lavori di questo periodo sono caratterizzati dai suoi spostamenti.
Nel 1914, quando scoppia la Prima Guerra Mondiale, Anselmo Bucci si arruola volontario nel "Battaglione Ciclisti", in Lombardia. Di questa squadra fanno parte anche altri artisti e poeti futuristi come Marinetti, Boccioni, Sant'Elia e Carlo Erba. Nello stesso anno, alla Mostra dell'Incisione di Firenze, l'artista pesarese si aggiudica la medaglia d'argento.
La guerra lo ispira e diventa uno dei più prolifici "pittori di guerra". Le immagini che pubblica nel 1917, a Parigi, riguardano proprio momenti del conflitto e sono intitolate "Croquis du Front Italien". Due anni dopo si fa notare con una serie di dodici litografie intitolate "Finis Austriae", incentrate sempre sulle situazioni belliche.
Verso il 1919, terminata la guerra, l'incisore cerca di fare la spola tra Milano e Parigi, non rinunciando mai di fermarsi per lunghi periodi nella capitale parigina, in quel periodo attiva e fervida di idee. Si dedica pienamente alla sua attività di pittore, espone a molte rassegne artistiche, sia italiane che francesi, mentre il suo nome e le sue opere cominciano a circolare anche fuori dalla Francia: in Inghilterra, in Olanda e in Belgio.
Nel 1920, grazie al suo lavoro svolto in questo periodo, viene invitato alla Biennale di Venezia.
È intorno a questa data che avviene in Anselmo Bucci un mutamento di stile, il quale lo riporta verso una svolta di tipo classicista. Si accosta allora alla cerchia di intellettuali e artisti che fanno capo alla scrittrice Margherita Sarfatti e nel 1922, insieme con Sironi, Funi, Dudreville (che aveva già conosciuto durante il periodo di Brera), e anche con Malerba, Marussig, Oppi, dà vita al cosiddetto gruppo del "Novecento". È lui, anzi, a battezzarlo con questo nome.
L'intento programmatico è quello di ritornare alla figura, alla riconoscibilità del soggetto, distaccandosi dagli estremismi delle avanguardie nascenti, sempre più lontane dalla classicità.
Nel 1925 Anselmo Bucci si fa apprezzare per le otto tavole a punta secca che realizza, le quali fanno da illustrazione per la prima edizione italiana del "Libro della Giungla" dell'autore Rudyard Kipling.
Nel 1926 partecipa alla I Mostra del gruppo Novecento Italiano. Gradualmente, però, comincia a prendere le distanze dal movimento, accostandosi invece sempre più ai linguaggi letterari. Comincia a scrivere articoli e si dedica alla stesura di alcuni brani, a conferma del suo eclettismo artistico.
Nel 1927 viene insignito con la medaglia d'oro dalla Pubblica Istruzione. Nel 1930 vince il premio letterario Viareggio, grazie al volume intitolato "Il pittore volante". Proprio in questi anni, dalla città di Trieste, si occupa dell'arredamento dei piroscafi della Navigazione Libera Triestina, continuando sempre a scrivere e a dipingere, soprattutto come illustratore di opere letterarie.
Lo scoppio della Seconda Guerra Mondiale, come la Prima, è per Bucci anche un'occasione per rimettersi in gioco dal punto di vista artistico. Così, durante il conflitto, si ricicla come interprete figurativo delle imprese di guerra. Incide raffigurazioni legate alle imprese della Marina e dell'Aviazione Militare.
Nel 1943 la sua casa di Milano, sede anche del suo studio, viene distrutta. Così ritorna a Monza in quella che è la casa della sua famiglia. Trascorre i suoi ultimi dieci anni in pieno isolamento. Nel 1949 ottiene l'ultima onorificenza per la sua arte: il Premio all'Angelicum, un riconoscimento per l'arte sacra.
Anselmo Bucci muore a Monza il 19 novembre del 1955 all'età di 68 anni.
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