Olindo Malagodi
Biografia • Il giornalista poeta
Olindo Malagodi nasce a Cento, nel ferrarese, il 28 gennaio 1870. Covando la grande aspirazione del giornalismo, ancor prima di laurearsi in lettere a Milano, inizia a collaborare con alcune testate di impronta tendenzialmente socialista, come "Lotta di Classe" e "Critica sociale", per poi dare vita al settimanale "Punto nero". Collabora, altresì, al "Secolo". Ma quella socialista è un'area politica da cui si allontana abbastanza presto, mano a mano che l'amicizia con Giolitti lo porta a scoprire - e condividere - il pensiero liberale.
Nel 1895 avvia una nuova collaborazione con "La Tribuna", in qualità di corrispondente da Londra; nel 1910 ne diventa direttore, carica che conserverà per tredici anni. Grazie alla sua gestione il giornale supera brillantemente una fase di crisi che, prima di lui, si era determinata.
Nel 1920 appoggia la lista di Unione Nazionale. Nel 1921, su proposta di Giolitti che ha per lui grande stima, è nominato senatore nel gruppo liberale democratico, poi chiamatosi "Unione Democratica". L'avvento del regime fascista, che Malagodi avversa apertamente, gli è fonte di pesanti vessazioni fino a quando, il 31 ottobre 1922, subisce un agguato e viene malmenato, anche se riesce a sottrarsi alla pratica dell'olio di ricino.
L'anno successivo si vede costretto ad abbandonare le attività giornalistica e politica e a rifugiarsi in Francia. Contrariamente ai più che si illudono sulla estrema transitorietà del fascismo, Olindo Malagodi invece ne comprende subito la reale portata, come testimoniato da Luigi Albertini in una memoria del 3 agosto 1923.
A Parigi trascorre gli ultimi anni in compagnia di sua moglie Gabriella Levi - con la quale aveva avuto due figli: Giovanni, futuro leader del Partito Liberale nonché Ministro del Tesoro e Presidente del Senato, e Marcella - ed incontrando spesso i molti amici rimastigli, tra cui Giovanni Gentile, Benedetto Croce, Alessandro Casati, Guglielmo Ferrero, Emilio Cecchi, Giovanni Giolitti.
Colpito da ictus, morirà dieci anni dopo, a Parigi, il 30 gennaio 1934, a 64 anni.
Penna versatile e raffinata, poeta "immaginoso", come lo ha definito Luigi Federzoni, ha scritto poesie, prose e saggi di economia politica. Fra le sue opere si ricordano: "L'imperialismo e la sua civiltà materiale", del 1901; "Calabria desolata", del 1905; "La figura e l'opera di Giovanni Giolitti", del 1922; "Poesie vecchie e nuove", del 1929; "Conversazione della guerra 1914-1919", pubblicate postume, nel 1960, per sua espressa volontà testamentaria perché ne erano ancora in vita i protagonisti. Di notevole interesse l'ultima sua opera pubblicata solo nel 2005 "Il regime liberale e l'avvento del fascismo", a cura di Fulvio Cammarano, ed. Rubbettino.
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