Ultimi commenti alle biografie - pagina 3225
Domenica 5 aprile 2020 18:28:49
Per: Giuseppe Conte
Signor Presidente,
non mi perdo in chiacchere, non c'è tempo. E' ASSOLUTAMENTE NECESSARIO CHE IMPONGA l'uso della MASCHERINA o di qualsiasi altro oggetto o capo possa mascherare bocca e naso per impedire il possibile contagio. Le chiedo di IMPORLO A TUTTI indistintamente, a prescindere dallo stato di salute, in Ufficio, in strada ecc..
In Ufficio da me la porta solo il 60% del personale e chi la porta viene "deriso". C'è tanta superficialità. Le parlo di un ambiente militare, immaginiamo in ambienti "meno rigorosi".
La mascherina è l'unica arma che abbiamo... altrimenti non ne "usciremo". Al piu' presto è necessario riaprire le attività commerciali, ma con le stesse cautele di ora e sopratutto OBBLIGO DI MASCHERINA INDOSSATA correttamente PENA MULTE SALATE!!!
Cordiali saluti,
Marco Ferrante
Da: Marco Ferrante
Domenica 5 aprile 2020 18:22:47
Per: Dacia Maraini
Preg. ma Dacia,
raccogliendo l'invito del Direttore del Parco Nazionale d'Abruzzo, ho inviato, in qualità di volontario, un mio umile contributo scritto.
Il testo è questo.
Cordialmente.
Emanuele Ratti - Chieti
“Siamo stati e saremo tutte foglie di uno stesso albero”.
Preg. mo sig. Direttore,
chi le scrive è un aderente ai programmi di volontariato del Parco. Ormai da anni.
Mi sia umilmente consentito offrire questo mio semplice contributo, personali riflessioni, frutto di questi tempi difficili; lungi da me la pretesa di rimanere nelle prossime ore a correggerlo, rivederlo, aggiungere o togliere cose: lo scrivo e lo invio, così, di getto…
Sono ormai otto anni che svolgo, con assidua regolarità, questo servizio. Certo, vorrei definirlo servizio: alla collettività, alla natura, all’ambiente; un diverso modo di rivedere, reimpostare, la propria vita, comprendere quanto sia fondamentale porsi dinanzi alla perfezione della meraviglia di cui siamo circondati, di cui tutti noi ne siamo partecipi, con un atteggiamento consapevole improntato al rispetto ed alla gratitudine per tutto ciò che è stato a noi donato e di cui ora ne sentiamo, inevitabilmente, la struggente mancanza.
Esattamente due anni orsono, nel mio consueto turno stabilito tra agosto e settembre, ho svolto, unitamente ad altri volontari giunti, come sempre, da ogni parte d’Italia, servizio con gli ospiti e gli operatori di una comunità di recupero, dedicata a ragazzi e ragazze provenienti da famiglie in difficoltà: varie situazioni di disagio, storie di maltrattamenti ed altro, frutto di contesti sociali davvero complicati.
Ma già da subito, già dalle prime ore del nostro incontro e della conoscenza reciproca, si era instaurato tra tutti noi un sentimento di profonda amicizia, un legame sincero, intimo, vero. Certo, le giornate erano impegnative, si lavorava sodo, i responsabili non facevano “sconti” a nessuno, come era giusto che fosse.
Arrivava, però, il momento della cena, attorno a quel tavolo. Stanchi, sicuramente, ma soddisfatti e felici del contributo di cui ognuno di noi era orgoglioso, dai più piccini ai più grandicelli. Tutti noi, attorno a quel tavolo, i ragazzi e le ragazze della comunità, gli operatori sociali, studenti, operai, dipendenti, ricercatori universitari ed i nostri immancabili tutor.
Eravamo lì, con le nostre storie personali, con i nostri racconti, i nostri sogni, le nostre aspettative per il futuro, le nostre “scemenze” e le prese in giro… e dopo, immancabilmente, le nostre personali riflessioni trasmesse sulle pagine di quello che era il diario giornaliero dei volontari, diario che qualcuno dovrà recuperare, custodire e conservare gelosamente: vi erano semplicemente trascritte le nostre vite, le impressioni, profonde o banali, non importa, di quei giorni indimenticabili, vissuti tutti quanti insieme.
Le loro storie erano le nostre storie. In quel diario vi era tutto un mondo.
In quei momenti riuscivamo a superare tutto: si doveva pensare alla spesa giornaliera, alla cena, ai compiti affidati per il giorno dopo… perché il giorno dopo si lavorava duramente, sistemare i pennelli ed i barattoli di vernice, preparare la segnaletica, i pali di legno e quant’altro... Eravamo compagni di viaggio, su quei sentieri, in quell’ostello, anche se purtroppo solo per pochi giorni. A molti di loro la vita aveva riservato solo privazioni e sofferenze, ma, una volta a cena si dimenticava tutto… come si dimenticava tutto quando venivamo accolti nell’abbraccio di quei monti.
Ecco, vede, il termine “nostro” ricorre frequentemente: eravamo “noi”, in quei momenti. Noi e la bellezza di quella natura incontaminata. Mi sorge, però, una domanda: se la bellezza salverà il mondo, noi saremo in grado di salvare tale bellezza? Ma questa è un’altra storia…
Gli ospiti di quella comunità, gli operatori sociali di quella cooperativa, provenivano da Bergamo.
Certo, da Bergamo.
In questo momento complicato per tutti, il mio personale pensiero va anche e soprattutto a loro, a quella città, così duramente colpita.
Arrivò, purtroppo, anche il giorno dei saluti. Il turno era terminato. Scrivo, in questo momento, con le lacrime agli occhi, le stesse, identiche di quando ci salutammo: certo le stesse, perché le lacrime sanno riconoscersi, sanno richiamarsi. Come gli abbracci, quelli veri. Quelli che ora ci mancano così tanto.
Mi rendo perfettamente conto che, con ogni probabilità, queste mie semplici parole non riescono a far comprendere quanto sia stato meraviglioso condividere quei giorni con ragazzi e ragazzi provenienti da ogni parte d’Italia ed anche dall’estero, come d’altronde è inevitabilmente capitato in ogni occasione d’incontro legata alle mie passate esperienze di volontariato.
“Ragazzi e ragazze” di ogni fascia di età, ognuno con le proprie storie, i propri sogni e le proprie aspirazioni, orgogliosi, anche se per pochi giorni, di essere entrati a far parte della grande famiglia del Parco, di aver donato il proprio contributo, piccolo o grande che sia stato. Perché siamo stati e saremo tutte foglie di uno stesso albero.
Il Parco è anche e sopratutto questo: condivisione di valori, amicizia, impegno e solidarietà. Reciproca. Ed il volontariato ne costituisce una fondante espressione. Qualcosa che rimane dentro. Per sempre.
Non vorrei in alcun modo intristirLa con questo mio ricordo. In quei giorni, le parlo dell’agosto 2018, qualche giorno prima che venisse a mancare, mia madre, mi chiese, dal capezzale del suo letto di ospedale: “Emanuele, ma quest’anno ci vai al Parco? ”. Lei era orgogliosa di me, sapeva in cuor suo quanto ci tenessi e quanto fosse importante che io dedicassi le mie “immeritate ferie”, come amo definirle, al volontariato.
Partii per San Donato val di Comino (FR), la settimana dopo che lei se ne andò. Dopo il valico di Forca d’Acero si aprì quella valle bellissima… Per un po’ le nuvole erano ormai scomparse.
La mia speranza è legata alla prospettiva di un futuro migliore, un futuro che possa far comprendere l’importanza di affidarsi a valori universali, eterni, raccogliersi nella fede, per chi ci crede, scevri dalle banalità, dalle futilità e dagli egoismi che hanno impregnato e permeato le nostre vite: probabilmente noi, pochi, tanti, non so, potremo anche ritenerci fortunati avendo compreso, da tempo, che senza l’amore ed il rispetto della natura e di tutto il creato non avremmo un futuro. Valori, questi, non da insegnare pedissequamente, ma da portare dentro. Da “crescerci dentro”.
Ripartire dalla natura, accoglierla come lei ci accoglie, affidarsi al suo caldo abbraccio senza sottometterla al nostro, limitato, volere: perché, tutto, dopo, ci verrà restituito, nel bene e nel male.
Una volta ero di vigilanza, in ausilio ai Guardiaparco, in prossimità dell’imbocco di un sentiero interdetto ai visitatori, poiché era in atto il consueto piano di salvaguardia dell’accoppiamento dei camosci. Si avvicinano due escursionisti con la pretesa di passare. Loro “dovevano passare”. Al mio garbato rifiuto faccio notare che eventualmente è prevista una sanzione nel caso di inosservanza e che potrei avvisare le Guardie in qualsiasi momento. Di tutta risposta: “paghiamo quello che c’è da pagare ma noi passiamo lo stesso”. Ebbene noi pretendiamo di risolvere tutto col denaro, staccando un assegno. Pretendiamo di andare contro le leggi che la natura stessa non impone ma che ci chiede di accettarle, di condividerle, noi: ospiti indesiderati a questo punto, ospiti dello stesso creato quali siamo, infinitamente piccoli, capaci da sempre di ritenerci superiori a tutto, a tutti. Ma mai tanto piccoli quanto un semplice virus, probabilmente molto più intelligente di noi.
La montagna è una dimensione interiore; da ogni vetta, qualsiasi vetta, non si và da nessuna parte, si può solo scendere. Così come l’umiltà: non la prescrive il medico, né la si acquista in farmacia.
Chi Le scrive è un poliziotto. Superfluo sottolineare quanto sia impegnativo per il sottoscritto cercare di fare, ogni giorno, il proprio dovere. Con dignità e spirito di sacrificio. Ma questo non importa, non è un problema, è il mio compito, ne sono consapevole. Siamo tutti chiamati, in questi tempi, difficili a dare il nostro contributo. Se nel passato i nostri nonni hanno sacrificato la vita per la nostra libertà, ora a noi si chiede di sacrificare un po’ della nostra libertà, per la vita. E’ un assioma già noto, ma deve far riflettere.
Con la speranza di ritornare presto da voi, dedicandovi le mie “immeritate ferie”, e scusandomi ancora di queste banali e scontate considerazioni.
Volontari per il territorio. Volontari per sempre.
A presto.
Vostro.
Emanuele Ratti
Da: Emanuele Ratti
Domenica 5 aprile 2020 18:00:42
Per: Giuseppe Conte
Buonasera, Sig. Presidente Conte, le voglio dire qualche parola, in merito al covid 19, ha fatto un decreto e cioè che ha pensato a quasi tutti, cioè all'aiuto per le famiglie in difficoltà, io sono uno di quelli, però io sono disoccupato da tanti anni e mi arrangio facendo dei lavoretti in giro, qua e la, e ogni giorno mi chiedo sempre sperando che l'indomani esca qualche altro lavoretto. ebbene Sig. Presidente Conte la mia domanda era questa che come dicevo prima, che nel decreto ha pensato quasi a tutti ma a me purtroppo non spetta nulla dell'incentivo di 600€, ho provato a chiedere ai sindacati mi hanno risposto che non mi spetta perché c'è mia moglie che lavora, guadagnando 800€ circa al mese.
perciò Le voglio dire Sig. Presidente Conte PENSI ANCHE A NOI che si trovano in questo stato. grazie distinti saluti
Da: Gianfranco
Domenica 5 aprile 2020 18:00:16
Per: Giuseppe Conte
Se firmate il MES dovete solo vergognarvi noi italiani non lo vogliamo ci indebitate peggio della Grecia.
VERGOGNA siete peggio del Covid 19
Da: Roberta Ricci
Domenica 5 aprile 2020 17:51:18
Per: Paolo Del Debbio
Egr. Dott. Del. Debbio
Sono un artigiano grafico tutt'ora in attività. Purtroppo io come tutti gli artigiani tutt'ora in attività non sono tra coloro che usufruiscono dei 600 €. A noi chiedono solo soldi e non è giusto. Questo volevo pattare alla sua conoscenza.
Cordiali saluti Domenico Rettondin
Da: Domenico Rettondini
Domenica 5 aprile 2020 17:44:35
Per: Milena Gabanelli
Gentile Signora Gabanelli,
credo che oggi abbiamo la classe politica più mediocre (per usare un eufemismo) della storia della Repubblica, la più superficiale, priva di scrupoli e consegnata ormai a un totale dilettantismo. Responsabilità di comando e potere decisionale sono nelle mani di soggetti palesemente impreparati, con le inevitabili conseguenze di cui soffrono i cittadini, sempre più disgustati dalla prevalenza dell'ignoranza, accompagnata dall'immancabile sorella, l'arroganza. Mi unisco pertanto all'appello do chi, prima di meha sollecitato una Sua iniziativa volta alla istituzione di uno strumento che consenta l'approdo alla guida del nostro Paese di persone selezionate, dunque (oltre che oneste) preparate, lungimiranti, dotate di cultra tecnica specifica in relazione al ruolo rivestito oltre che di una buona cultura di base, anche umanistica. Nutro la massima stima nei Suoi confronti e La ringrazio per quanto potrà fare
Da: Rossella Adani
Domenica 5 aprile 2020 17:43:51
Per: Matteo Salvini
Caro Giacomo, condivido si e no il tuo discorso, ma questo devi dirlo alla sinistra che governa ingiustamente dal 2011, dillo a quel pupazzo di luigino di maio, all'avv. giuseppi conte, a gentiloni che sta in europa perdendo le elezioni con quel leccaculo di giornalista sassoli, poi non parliamo di renzi, di zingaretti, del pirata delrio, fratoianni, orfini, vuoi che ti elenchi ancora nomi di sinistra, a queste persone devi dire quello che hai scritto, SALVINI ha governato per 14 mesi il suo ministero dell'interno e ha fatto benissimo, ogni tanto si svegliava qualche magistrato di sinistra inventandosi qualcosa, abbi ancora fiducia nella destra, questi pidioti pur di governare ci stando portando alla rovina sono degli incapaci, Forza Lega, grazie hai Governatori della Lega del Nord.
Da: Saverio
Domenica 5 aprile 2020 17:40:58
Per: Giorgio Chiellini
Ciao Giorgio, ci provo...
Mi chiamo Nicola ho 50 anni e vivo a Chiavari..
Premessa tifo Samp, ma..
La mia compagna Barbara che purtroppo vive lontano da me, in Abruzzo, ha la mamma che è stra tifosa della Juventus e guai al mondo se si dice qualcosa contro.. è simpaticissima e a volte parla pure con la TV quando vi segue... ora purtroppo si è rotta femore (tu sai bene che nn è cosa semplice ad una certa età) e avrebbe bisogno di incoraggiamento perché sta facendo rieducazione e lentamente migliora..
Puoi cortesemente mandare un video anche breve dove incoraggi la signora Rosanna a nn mollare e farsi forza??? Lo mandi via mail oppure il mio numero è 339 -------, nn so se accadrà ma se mai fosse sarebbe una cosa stupenda, specie in questo momento...
PS a prescindere che tifo Samp, ti stimo enormemente, come uomo e calciatore.
Nicola
Da: Nicola
Domenica 5 aprile 2020 17:28:13
Per: Luca Zaia
Buongiorno,
Innanzitutto La ringrazio per il suo costante impegno in questo grave momento, Le scrivo per avere una risposta chiara in merito al problema che Le esporro' di seguito, in quanto le forze dell'ordine addette ai controlli nn hanno tutte lo stesso parere.
Mio padre ha 85 anni è invalido al 100% con problemi di demenza vive in un paese della provincia di Rovigo con mia mamma 76enne.
Io e mio marito, residenti in altro paese della provincia di Rovigo (7km di distanza) abbiamo la necessità di andare da loro per aiutare mia mamma nell'assistenza di un malato difficile da gestire.
Ad un posto di blocco esibendo certificato di invalidità e autocertificazione le forze dell'ordine hanno detto che si può spostarsi visto il motivo di assistenza.
Ad altro posto di blocco le forze dell'ordine ci hanno detto che il certificato di invalidità nn è sufficiente e che serve un certificato del medico curante. Le chiedo cortesemente una risposta in merito in modo da poterci muovere senza incorrere in eventuali multe, considerata l'assoluta necessità.
Ringrazio per l'attenzione e la disponibilità.
Michela P
Da: Perazzolo Michela
Giuseppe Conte
Professore, giurista e politico...
Da: Paca Ovidiu