Enrico De Nicola

Enrico De Nicola

Enrico De Nicola

Biografia Storia d'Italia repubblicana

Enrico De Nicola nasce a Napoli il 9 novembre 1877. È passato alla storia nazionale per essere diventato il primo Presidente della Repubblica Italiana, eletto il 1° gennaio del 1948. Ma durante la sua lunga vita ha ricoperto più incarichi, da quello di giornalista a quello di avvocato.

La laurea in giurisprudenza infatti, conseguita presso l'Università di Napoli, gli apre subito le porte della professione. Sceglie l'ambito penalista e ben presto si fa conoscere a livello nazionale per le sue capacità forensi. Tuttavia, il suo primo impegno di rilievo è nel campo giornalistico. Nel 1895 infatti, diventa redattore per il "Don Marzio", curando la rubrica quotidiana di vita giudiziaria.

Nel 1909 invece, ha inizio la sua brillante carriera politica, con l'elezione a Deputato del Parlamento, all'interno delle liste cosiddette liberal-conservatrici. Da laico, Enrico De Nicola si riconosce nell'area che ha come punto di riferimento Giovanni Giolitti, all'epoca uno dei politici di spicco del panorama italiano. La legislatura cui prende parte per la prima volta è la XXIII, il collegio quello di Afragola.

Alle successive elezioni del 1913, De Nicola viene rieletto e nominato Sottosegretario di Stato per le Colonie, carica che ricopre anche l'anno dopo, il 1914, all'interno del IV Governo presieduto da Giolitti. Sono anni problematici per l'Italia e per i suoi governi, i quali devono subire le spinte delle fazioni politiche appartenenti alle correnti più estreme, oltre che fronteggiare l'emergenza bellica, e l'avvocato e politico napoletano si ritrova ad appoggiare l'area degli interventisti.

Anche nel 1919, al termine della Prima Guerra Mondiale, Enrico De Nicola viene rieletto in Parlamento. Dopo aver ricoperto l'incarico di Sottosegretario di Stato per il Tesoro, sempre durante il 1919 del Governo Orlando, De Nicola viene eletto Presidente della Camera dei Deputati, esattamente il 26 giugno del 1920. Questa importante carica di governo la mantiene anche durante le successive elezioni, in cui viene riconfermato, ossia nel 1921 e nel 1924, pur non prestando giuramento a queste ultime e non partecipando, quindi, alle funzioni parlamentari.

Nel frattempo, Mussolini compie la marcia su Roma, il 1922, e De Nicola si ritrova a ricoprire il difficile ruolo di garante del patto nazionale di pacificazione tra fascisti e socialisti, poi abortito. Anche lui, come molti politici dell'area liberale e conservatrice, appoggia la fiducia all'esecutivo del Duce. In ogni caso, a salvare la sua condotta ideologica, per così dire, soprattutto in chiave post-regime, almeno in apparenza, è la decisione che sembra aver preso una volta lasciato l'incarico di presidente della Camera, nel 1924. È bastato un breve confronto con il regime, al futuro Presidente della Repubblica, a dargli un'idea chiara del momento storico vissuto dalla politica nazionale. De Nicola ha a che fare, infatti, con l'esperienza fascista, prendendo parte anche ad alcune commissioni, per quanto solo in virtù della sua esperienza e perizia giuridica.

E nel 1929 viene nominato senatore del Regno, senza mai prendere parte ai lavori parlamentari veri e propri. Da questo momento, parte il suo progressivo allontanamento dalla politica nazionale, in favore della sua attività di avvocato. L'immagine che lascia De Nicola in questi anni, è quella di una figura autorevole della politica pre-fascista. Così nel 1943, con la caduta di Mussolini, viene direttamente richiamato in causa a ricoprire il ruolo di mediatore fra gli Alleati e la Corona con il fine di consentire un agevole passaggio dei poteri. Si deve a lui, secondo le fonti dell'epoca, la soluzione di evitare l'abdicazione di Vittorio Emanuele III in virtù dell'istituzione della figura del Luogotenente, affidata all'erede al trono Umberto.

È, De Nicola, a conti fatti, uno degli artefici del Compromesso, insieme con altre figure di spicco che faranno parte della Prima Repubblica, come Bonomi, Nitti e Orlando. In questo stesso periodo, viene anche nominato componente della Consulta Nazionale.

Dopo il voto a favore della Repubblica del 2 giugno 1946 i partiti di massa (Dc, Psi e Pci) sono alla ricerca di un accordo per eleggere un Capo dello Stato provvisorio. Secondo molti, un uomo meridionale era quello giusto, meglio se appartenente alla schiera dei moderati, persino simpatizzante con la Monarchia la quale, com'è noto, perde con uno scarto minimo il referendum postbellico, vinto dalla Repubblica.

A decidere sono De Gasperi, Nenni e Togliatti, i quali si accordano sul nome di De Nicola. Così, nella seduta del 28 giugno del 1946, l'Assemblea nomina Enrico De Nicola come Capo provvisorio dello Stato a norma dell'articolo 2 del decreto legislativo luogotenenziale del 16 marzo 1946, n. 98. De Nicola ha alla meglio sin dal primo scrutinio, con 396 voti a favore su 501.

Qualche giorno dopo, esattamente il 1° luglio del 1946, De Nicola viene insediato.

Sono gli anni difficili in cui l'Italia "tenta" di trasformarsi in una Repubblica, ma non senza conflitti interni. Il politico napoletano svolge il suo incarico dal Quirinale, come previsto, rifiutandosi però di risiedervi, in omaggio, come disse egli stesso, a quella che ritiene la "sua monarchia". Preferisce dunque la sede di Palazzo Giustiniani.

A conferma di questo periodo turbolento, c'è la dichiarazione da parte di Enrico De Nicola, il 25 giugno del 1947, di rassegnare le proprie dimissioni dall'incarico di Presidente, apparentemente in polemica con le forze governative impegnate durante l'assemblea costituente. Ma il giorno dopo, il 26 giugno del 1947, De Nicola viene rieletto Capo provvisorio dello Stato. Da qui alla presidenza vera e propria il passo è breve. E in osservanza della prima disposizione transitoria della Costituzione, dal 1° gennaio del 1948 Enrico De Nicola assume il titolo di Presidente della Repubblica Italiana.

Sempre in questo stesso anno, firma con Alcide De Gasperi (Presidente del Consiglio in carica e leader democristiano), Giuseppe Grassi (Pli, Guardasigilli in Carica) e Umberto Terracini (Pci, Presidente dell'Assemblea Costituente) la nuova Costituzione dell'Italia repubblicana.

Il suo mandato da Capo dello Stato è il più breve di tutti. Il 18 aprile del 1948 avvengono le elezioni e i "centristi", guidati sempre da De Gasperi, propendono per il liberale Luigi Einaudi, il quale succede a De Nicola alla Presidenza della Repubblica . In base alle leggi costituzionali poi, De Nicola viene nominato senatore a vita in qualità di ex Presidente della Repubblica.

Passano pochi anni e l'avvocato napoletano viene nominato Presidente del Senato, il 28 aprile del 1951. È e resta l'unica volta in cui un politico italiano è stato sia Capo dello Stato che Presidente dei senatori. In ogni caso, De Nicola si dimette dalla carica un anno dopo, esattamente il 24 giugno del 1952.

Nasce la Corte Costituzionale e forte della sua esperienza leguleia, Enrico De Nicola assume la nomina di giudice di questo nuovo organo nazionale, il 3 dicembre del 1955, con nomina del Presidente della Repubblica. L'anno dopo poi, il 23 gennaio del 1956, il Collegio alla sua prima riunione lo nomina Presidente della Corte. Anche in questo mandato istituzionale De Nicola rivela la propria indipendenza ideologica e lo fa tramite l'ennesimo atto di rassegnare le dimissioni.

L'anno dopo infatti, abbandona la carica di presidente, in aperto contrasto con il governo italiano accusato, a suo dire, di intralciare l'opera di democratizzazione delle istituzioni giudiziarie e delle norme giuridiche, impregnate com'erano ancora delle precedenti disposizioni di marca fascista. Alcuni mesi prima però, De Nicola riceve l'onorificenza di Cavaliere di gran croce decorato di gran cordone dell'ordine al merito della Repubblica Italiana, esattamente il 5 giugno del 1956.

Il primo Presidente della Repubblica italiana allora, ormai anziano, si ritira a vita privata, lasciando la città di Roma. Il 1° ottobre del 1959, nella sua casa di Torre del Greco, Enrico De Nicola muore, all'età di ottantuno anni.

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