Francesco Domenico Guerrazzi
Biografia • Patriota irrequieto
Francesco Domenico Guerrazzi nasce a Livorno il 12 agosto 1804, da Francesco Donato e Teresa Ramponi. La sua indole di polemista spesso violento lo porta, già da ragazzo, a duri scontri con il padre fino alla fuga da casa. Patriota mazziniano, politico e, soprattutto, scrittore romantico e retorico, con i suoi romanzi storici - i più celebri dei quali rimangono "La battaglia di Benevento" (1827) e "L'assedio di Firenze" (1863) - esercita una notevole influenza sulla gioventù italiana. Ma anche opere come "L'asino" (1858) e "Beatrice Cenci" (1854) ottengono grande successo.
L'incontro con George Gordon Byron, che avviene a Pisa nel 1821, incide non poco nel suo stile letterario: a lui Guerrazzi dedica la sua prima opera, "Stanze alla memoria di Lord Byron", del 1825. Nel 1831 aderisce alla "Giovine Italia" di Giuseppe Mazzini, scelta che gli costa, nel 1832 e negli anni seguenti, ripetuti arresti. L'amor di patria lo spinge ad aderire ai moti politici del 1848, in seguito ai quali diviene prima Ministro dell'Interno del granducato, quindi membro del Triumvirato nel governo provvisorio di Toscana, insieme a Montanelli e Mazzoni, e infine Dittatore in Toscana. Ma è un'esperienza molto breve perché con il ritorno del Granduca, nel 1849, è condannato, nonostante la sua "Apologia" (1851), all'esilio in Corsica, dove rimane per circa dieci anni.
Nel 1861 Guerrazzi viene eletto deputato nel Parlamento italiano, carica che conserva fino al 1870 esercitando una dura e costante opposizione a Cavour. Muore tre anni dopo, il 23 settembre 1873, all'età di 69 anni, nella sua azienda agricola di Cecina, proprio mentre il positivismo, il nuovo illuminismo proveniente dalla Francia, dilaga rendendo inesorabilmente obsoleto il suo idealismo romantico.
Repubblicano atipico, entusiasta ma critico, fustigatore di costumi e dissacratore, anticlericale ma profondamente convinto della bontà del messaggio cristiano, Francesco Domenico Guerrazzi rappresenta, con il suo coniugare provocatoriamente sacro e profano, la voce fuori dal coro che rifiuta ogni compromesso e che entusiasma il popolo.
Considerato dapprima un personaggio minore, la sua figura è stata recentemente rivalutata e codificata fra i protagonisti più irrequieti e nobili del Risorgimento Italiano.
Le altre opere di Guerrazzi: "Isabella Orsini, duchessa di Bracciano" (1844); "Discorso al principe e al popolo" (1847); "Il Marchese di Santa Prassede, ovvero la vendetta paterna" (1853); "La torre di Nonza" (1857); "Pasquale Sottocorno. Memoria" (1857); "Pasquale Paoli ossia la Rotta di Pontenuovo. Racconto Corso del Secolo XVIII" (1860); "Alla mia Patria" (1860); "L'assedio di Roma" (1864); "Il buco nel muro - Storia che precede il secolo che muore" (1875); "Il secolo che muore" (1885); "Isabella Orsini, duchessa di Bracciano" (1888).
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