Francesco Guicciardini
Biografia • Storie fiorentine
Francesco Guicciardini nasce a Firenze il 6 marzo 1483. I genitori sono Piero di Jacopo Guicciardini e Simona Gianfigliazzi. La sua famiglia è molto nota a Firenze e in Toscana, poiché i suoi membri sono assidui frequentatori della corte medicea. Francesco riceve fin da piccolo un'educazione umanistica in casa, dedicandosi allo studio di grandi autori dell'antichità classica come Senofonte, Tacito, Tucidide e Livio. Successivamente si iscrive presso la facoltà di giurisprudenza a Firenze, frequentando anche i corsi del celebre professore Francesco Pepi.
Dopo essersi iscritto all'Università di Firenze, soggiorna dal 1500 al 1502 nella città di Ferrara, per poi trasferirsi a Padova, in Veneto, per seguire le lezioni di altri importanti professori dell'epoca. Nel 1505 torna nella sua città natale dove ricopre l'importante incarico di Istituzioni di diritto civile, sebbene non abbia ancora conseguito la laurea.
L'anno seguente finisce gli studi e ottiene il diploma di laurea. Sempre nello stesso anno intraprende, ottenendo un grande successo, la carriera di avvocato e sposa senza il consenso della famiglia Maria Salviati, donna appartenente a una famiglia che non ha buoni rapporti con il gonfaloniere di Firenze, Pier Soderini. Sposando la donna pensa di poter fare una buona carriera anche in ambito politico, poiché la famiglia della sua consorte è fortemente schierata nel contesto politico fiorentino.
Grazie al suocero Guicciardini in questi anni riesce anche a ottenere un titolo molto importante, ovvero quello di capitano dello Spedale del Ceppo. La sua attività politica diviene molto intensa dal 1508 al 1516; in questi anni si occupa dell'istruttoria rivolta contro il podestà Piero Ludovico da Fano e inizia anche a dedicarsi all'elaborazione di due opere importanti: "Le ricordanze" e "Storie fiorentine".
In "Storie fiorentine" Francesco Guicciardini analizza il periodo storico che è contrassegnato dalla celebre rivolta dei Ciompi, avvenuta nel 1378, e la celebre battaglia di Agnadello del 1509, in cui si scontrano l'esercito francese guidato dal re Luigi XII e l'esercito della Lega di Cambrai.
In questo testo viene fatta una dura critica nei confronti di Lorenzo De Medici e si analizza anche la celebre figura di Girolamo Savonarola. Un giudizio molto importante che emerge dall'opera è inoltre quello sui savi che vengono descritti come coloro che devono guidare Firenze. Inoltre viene descritta in modo positivo la democrazia creata da Girolamo Savonarola.
Nel 1512, in seguito al prestigio raggiunto, Guicciardini viene inviato dalla Repubblica di Firenze come ambasciatore presso la Spagna di Isabella di Castiglia e di Ferdinando il Cattolico. In questi anni inoltre ricopre delle importanti cariche anche nell'amministrazione della Repubblica fiorentina.
Nel periodo compreso tra il 1516 e il 1527 ricopre vari incarichi, come quello di avvocato concistoriale, sotto i due pontificati di papa Leone X e di papa Clemente VII, entrambi appartenenti alla famiglia Dé Medici. In questo periodo diventa anche governatore di Modena e governatore di Reggio Emilia. Nel 1521 ottiene l'incarico di commissario generale dell'esercito pontificio e sempre in questo periodo si dedica alla stesura di altre due opere molto importanti: "Storie d'Italia" e "I Ricordi".
In "Storie d'Italia" analizza le vicende drammatiche che colpiscono l'Italia a cavallo tra 1400 e 1500, come ad esempio la discesa di Carlo VIII in Italia nel 1494, l'episodio del Sacco di Roma effettuato dai lanzichenecchi nel 1527. L'opera si articola in venti libri e racconta quindi gli anni di grande difficoltà vissuti dall'Italia, che è diventata una terra di conquista straniera.
I "Ricordi" invece sono articolati in due quaderni contenenti più di duecento pensieri dell'autore. Guicciardini finisce di revisionare il testo nel 1530. Ad esempio un tema che viene trattato nel testo è quello della religione, in cui è fatta una dura critica al clero cattolico che da una visione distorta del messaggio evangelico originale.
Dopo il lungo periodo trascorso a servizio dei papi medicei torna a Firenze dove decide di ritirarsi a vita privata nella sua villa a Finocchietto, una località vicino a Firenze. Nel periodo trascorso nella sua villa scrive "L'Oratio accusatoria e la difensoria", una lettera consolatoria e "Le Considerazioni intorno ai Discorsi di Machiavelli sopra la prima deca di Tito Livio".
In quegli anni gli vengono confiscati i beni, per cui deve lasciare la Toscana per doversi nuovamente stabilire a Roma, ritornando al servizio del papa Clemente VII, che gli affida l'incarico di diplomatico di Bologna.
Dopo essersi ritirato a vita privata presso la sua villa di Arcetri, Francesco Guicciardini muore il 22 maggio 1540.
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