Josef Radetzky
Biografia • Strategie per annientare i re
Josef Venceslao Radetzsky, conte di Radetz, nasce nel castello di famiglia di Trebnice, oggi Sedlcany, in Boemia, il 2 novembre del 1766. Giovane studente, manifesta subito una particolare predilezione per la storia. Nel 1784 realizza il grande desiderio di abbracciare la vita militare, entrando nei corazzieri dell'esercito austriaco.
Nel 1800 è colonnello aiutante di campo del maresciallo Melas a Marengo. Capo di stato maggiore dello Schwarzenberg nelle guerre napoleoniche degli anni 1813-1815, è l'artefice del piano per la battaglia di Lipsia, che segna il crollo di Napoleone e la sua rinuncia al trono nel 1814.
Nel 1831, già comandante dell'esercito di stanza in Lombardia, ottiene il comando delle truppe imperiali austriache nell'intero Lombardo-Veneto e cinque anni dopo riceve la promozione al grado di Feldmaresciallo.
Radetzky esercita il potere ricevuto in modo ferreo, non creandosi scrupoli nel perseguitare la popolazione e, soprattutto, le classi più elevate fra le quali serpeggiava in maniera più evidente l'insofferenza e la rabbia verso l'Austria. Comprende che la possibilità di nuove rivolte è sempre più concreta e in tale previsione si preoccupa di rafforzare le difese murarie e di potenziare le proprie truppe.
L'insurrezione generale esplode il 18 marzo 1848, dando il via alle Cinque giornate: tutti i milanesi si mobilitano e dalle città vicine giungono squadroni di volontari. Nonostante le sue precauzioni, Radetzky si trova colto di sorpresa dalla portata della rivolta; tenta la via della diplomazia, ma si scontra con la determinazione dei patrioti, guidati da Carlo Cattaneo.
Con i suoi 20.000 uomini, dopo cinque giorni di guerriglia, abbandona la città dirigendosi verso le fortezze del Quadrilatero. È a questo punto che entra in scena Carlo Alberto il cui intervento, però, anziché rivelarsi risolutivo, sembra pensato proprio per agevolare gli austriaci e per consegnare alla storia la figura del Re di Sardegna come un sovrano inetto e incapace di decidere.
Il re, infatti, anziché attaccare le forze austriache nel momento di maggiore difficoltà e debolezza, cioè durante la ritirata, le lascia andare consentendone la riorganizzazione, cosa che si ripete il 30 maggio quando, dopo i successi di Goito e Peschiera, anziché incalzarle, concede modo e tempo al comandante austriaco di riorganizzarsi e di occupare Vicenza; atto, questo, che si rivelerà propedeutico alla definitiva vittoria di Custoza, il 25 luglio. Il feldmaresciallo impone a Carlo Alberto l'armistizio di Salasco.
L'anno successivo il re sconfessa l'armistizio e riapre le ostilità, ma Radetzsky si fa trovare pronto: riporta una nuova vittoria a Mortara il 21 marzo e subito dopo quella che segnerà la fine del regno per il re di Sardegna, a Novara. Dopo la guerra riceve il Governatorato della Lombardia, che esercita, ancora una volta, con piglio militaresco.
Josef Radetzky muore a seguito di una caduta all'età di 91 anni nella sua dimora di Villa Reale, a Milano - che aveva già ospitato Napoleone, Gioacchino Murat e Eugenio di Beauharnais - il giorno 5 gennaio 1858.
È tutt'oggi molto popolare la "Marcia di Radetzky", un pezzo composto in suo onore dal grande musicista viennese Johann Baptist Strauss, dopo la vittoria di Custoza; il brano chiude tradizionalmente il concerto di Capodanno che si tiene ogni anno a Vienna.
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