Nicolas Poussin
Biografia
Nicolas Poussin, conosciuto nel nostro Paese anche con il nome di Niccolò Pussino, nasce il 15 giugno del 1594 a Les Andelys, in Normandia. Cresciuto studiando il latino, viene a sapere che un pittore locale, Quentin Vatin, è in cerca di collaboratori: inizia, quindi, a lavorare per lui, prima di scappare a Parigi all'età di diciotto anni.
Nella capitale francese entra prima nello studio di Ferdinand Elle e poi in quello di Georges Lallemand. L'arte francese di quegli anni è in una fase di transizione: l'antico sistema dell'apprendistato non è più apprezzato, mentre le accademie, che diventeranno il futuro, non hanno ancora preso piede in maniera evidente.
A Parigi, Nicolas Poussin entra in contatto anche con l'arte italiana, facendosi affascinare dalle opere di Raffaello Sanzio e Giulio Romano: per questo tenta di intraprendere un viaggio verso Roma, ma dopo avere raggiunto Firenze è costretto a far ritorno a Parigi a causa delle sue condizioni di salute.
Da Parigi a Roma
Nel 1622 incontra Giambattista Marino, il poeta di corte di Maria de' Medici, a Lione, il quale lo sceglie per illustrare una edizione delle "Metamorfosi" di Ovidio. Andato a vivere con Marino, nel 1624 Nicolas ottiene, proprio grazie a lui, la possibilità di recarsi finalmente a Roma. Qui viene introdotto a Marcello Sacchetti, il quale a sua volta lo presenta al Cardinale Francesco Barberini.
Dopo alcune difficoltà economiche dovute alla partenza di Barberini per la Spagna, l'artista francese, con il ritorno del cardinale in Italia, riesce a stabilizzare la propria posizione: nel 1626 realizza "Venere e Adone" (attualmente conservato al Museo Fabre di Montpellier), mentre un paio di anni più tardi porta a termine "La morte di Germanico" (oggi visibile all'Institute of Art di Minneapolis) e "Mida e Bacco".
Negli stessi anni Nicolas Poussin si dedica anche a "La strage degli innocenti", a "Martirio di Sant'Erasmo" e ad "Apparizione della Vergine a san Giacomo il Maggiore". In questo periodo Nicolas Poussin deve fare i conti con una salute cagionevole: anche per questo motivo viene ospitato a casa del suo connazionale Jacque Dughet, dove viene curato dalla figlia del padrone di casa, Anna Maria, con la quale Poussin si sposerà nel 1630. Di questo anno è il celebre dipinto "L'ispirazione del poeta".
Nel 1631 completa "Il regno di Flora", "Il ratto delle Sabine", "La peste di Azoth" e "I pastori dell'Arcadia - Et in Arcadia ego". A cavallo tra la fine degli anni Venti e gli inizi degli anni Trenta l'artista francese sperimenta e delinea in maniera definita il proprio stile, in un periodo in cui il barocco romano sta emergendo con forza. A ciò contribuiscono anche le sue amicizie: quella con Andrea Sacchi, per esempio, ma anche quella con lo scultore francese François Duquesnoy, quella con Claude Lorraine, quella con Jacques Stella e quella con Joachim von Sandrart.
Il ritorno in patria di Nicolas Poussin
Invitato a rientrare in Francia in più occasioni, rifiuta sempre, fino a quando nel 1640 arriva a cercarlo Paul Fréart de Chantelou, il suo amico più caro e devoto. Solo a quel punto Poussin accetta di fare ritorno in patria, dove viene accolto con grandi onori, al punto che Richelieu e Luigi XIII gli chiedono di prendere in carico la supervisione dei lavori in corso al Louvre.
Divenuto direttore generale degli abbellimenti dei palazzi reali e nominato primo pittore del re, Nicolas Poussin deve fare i conti con la gelosia di Simon Vouet, già pittore di corte, e con gli sgarbi compiuti dal suo clan, al punto che il suo lavoro viene notevolmente limitato.
Così, dopo avere consegnato a Richelieu solo una parte delle tavole ordinate, decide di tornare a Roma per ritrovare la propria famiglia: nel 1642 parte insieme con Gaspard Dughet, fratello di Anna Maria, promettendo che sarebbe tornato dopo poco. In realtà così non sarà: la morte di Richelieu e la morte di Luigi XIII lo portano a ritenere che i suoi impegni con la corte francese siano conclusi.
Le ultime opere, di nuovo in Italia
A Roma Poussin si applica, quindi, a tavole bibliche, come "Le quattro stagioni", e mitologiche, come "Orione cieco", "Orfeo e Euridice" e "I Pastori dell'Arcadia", grazie alle quali conquista una eccellente reputazione in tutta Europa.
Nel 1648 conclude "Paesaggio con i funerali di Focione" e "Le ceneri di Focione raccolte dalla vedova", opere ospitate - oggi - in Gran Bretagna. L'anno successivo si dedica alla "Visione di San Paolo" per il poeta Paul Scarron, mentre nel 1651 realizza la "Sacra Famiglia".
Con il passare degli anni, la mole dei suoi lavori aumenta sempre di più, anche se dal 1650 in poi la sua salute inizia a peggiorare: un tremore progressivamente più insistito alla sua mano è il segno più evidente della vecchiaia, visibile anche nelle sue ultime opere.
Nicolas Poussin muore a Roma il 19 novembre del 1665: il suo corpo viene seppellito nella chiesa di San Lorenzo in Lucina. Poussin non lascia figli, ma aveva adottato il fratello di sua moglie, Gaspard, che diventerà un pittore e prenderà il nome di Poussin.
Frasi di Nicolas Poussin
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