Re Luigi XIV
Biografia • Il potere assoluto del Re Sole
Luigi Deodato di Borbone, meglio noto come Re Luigi XIV, nasce a Saint-Germain-en-Laye, in Francia, il 5 settembre del 1638. Terzo re di Francia e di Navarra, appartenente alla casata dei Borbone, è considerato il vero fondatore di quello che si dice assolutismo monarchico, consistente nel far dipendere ogni decisione riguardante il popolo solo ed esclusivamente dal proprio sovrano. Per tale ragione e per l'immagine, sfarzosa e imponente, che è riuscito a dare di sé, è passato alla storia anche con i nomi di Re Sole e di Re Luigi il Grande.
Figlio di Luigi XIII di Francia ed Anna d'Austria, la sua nascita è già degna d'esser raccontata, giunta dopo ventitré anni di matrimonio trascorsi senza figli. Il secondo nome, Deodato, deriva proprio da questa straordinarietà, a parere paterno di matrice divina.
Formalmente, Luigi Deodato diventa re di Francia all'età di cinque anni, nel 1643, ossia alla morte del padre. Ma per quasi i vent'anni successivi all'evento, è il cardinale italiano Mazzarino, famoso per la sua biblioteca, a governare il Paese, grazie alla sua grande influenza sulla madre del futuro Re Sole. Alla morte dell'alto prelato, nel 1661, i cortigiani si ritrovano spaesati e, non sapendo a chi altro, si rivolgono al primo e unico figlio dei reali francesi, Luigi, chiedendo lui da chi avrebbero dovuto prendere gli ordini da quel momento in poi. Il futuro regnante aveva solo ventidue anni allora, ma risponde recisamente che sarebbe stato lui, da quel momento esatto, l'unico depositario del potere sovrano.
Vissuto durante la Fronda, epoca turbolenta per la Francia, piena di minacce e congiure continue, caratterizzata da attentati da parte dell'alta nobiltà al potere dei reali francesi, Luigi XIV vuole evitare ad ogni costo di rivivere quei momenti inquieti e capisce che deve mettersi alla testa di un popolo numeroso, rappresentandone il vertice assoluto. Accoglie e trasforma, rendendo concrete, le idee di Hobbes, risalenti a qualche trentennio precedente, ponendosi a capo del Leviatano, come scrive lo stesso filosofo inglese, ossia in cima alle innumerevoli braccia rappresentate dalle persone, le quali tutte, avrebbero formato la forza dello Stato.
La cura dell'immagine, del potere centrale, delle finanze e della guerra, anche per fini di propaganda, sono le sue risorse. Oltre ad una corte da alimentare allo scopo di ottenere i consensi di letterati e poeti, spesso abusando del potere ferreo della censura, con il fine ultimo di apparire come qualcosa di ben al di là dal terreno. Questa, in sostanza, la formula che trasforma Luigi nel Re Sole.
Dopo poco tempo dal suo insediamento, il re di Francia nomina Jean-Baptiste Colbert come "Controllore generale", ossia ministro delle finanze. Sceglie il figlio di un mercante, evitando di pescare nei poteri forti, onde evitare che un potente dell'alta aristocrazia potesse mettere in ombra la sua figura. Stessa cosa fa per il ministro della Guerra, preferendo il Marchese di Luvois, figlio di un cancelliere reale. Si circonda di funzionari ed intendenti, sfruttando anche gli insegnamenti del Cardinale Richelieu, il quale aveva preceduto sia lui che il Mazzarino. Ogni singolo distretto, o dipartimento come viene chiamato, deve fare a capo ad un messo statale nominato dal Re, secondo un sistema amministrativo moderno ed efficace, in cui è evidente il potere del sovrano e il suo controllo su ogni aspetto dello Stato.
Fa di una vecchia tenuta di caccia poi, Versailles, l'unica grande corte d'Europa, sede della famigerata reggia. Dal 1682 infatti, la città, lontano dai tumulti di Parigi, diventa l'unica vera abitazione reale. Qui, già prima, nel 1668 e nel 1672, Luigi XIV organizza due grandi feste, passate alla storia della Francia "dell'ancien regime". Teatro, ballo, fuochi d'artificio e giochi di luce e d'acqua sul canale, attirano i nobili a corte e costruiscono il mito del Re Sole e della reggia di Versailles. Ben presto, grandi artisti del palcoscenico come Racine e Moliere, prendono a frequentarla. Con loro, pittori, scultori, cantori d'ogni sorta. Senza contare la musica di un grande compositore come l'italiano Giovanni Battista Lulli.
Negli anni ottanta del Seicento pertanto, Luigi XIV raggiunge l'apice della sua fama, nota ormai in tutto il mondo. Celebre, la frase "L'état, c'est moi", che significa "lo Stato sono io", attribuitagli dai suoi biografi e sintomatica del suo modo di governare, il quale accentra ogni potere dello Stato in un'unica persona.
Per manifestare la propria forza e ottenere fedeltà poi, il Re di Francia si serve anche della guerra, quando non proprio di persecuzioni religiose, come quella contro gli Ugonotti, che reputa una setta in grado di poter dare grattacapi al proprio potere. Il 17 ottobre del 1685 pertanto, emana l'editto di Fontainebleau, il quale decreta ufficialmente che la Francia è cattolica, senza divisioni o differenze religiose. Contro il potere papale invece, per relegarlo ai confini romani, propone la Chiesa Gallicana i cui quattro punti portanti, sono diretta conseguenza del primo ed unico ordinamento, il quale afferma che il potere del Papa è da intendersi in chiave unicamente spirituale.
Con l'arrivo del XVIII secolo, arrivano anche le guerre, forse troppe e troppo dispendiose durante il regno di Luigi Deodato. In verità, già prima del '700 c'erano state diverse guerre, nelle quali la corona francese s'era inserita, come quella di Devoluzione del 1667 o quelle combattute tra i Paesi Bassi e l'Inghilterra. Tuttavia, la Guerra di Successione Spagnola, come viene chiamata dagli storiografi perché scoppiata per vicende dinastiche riguardanti il trono di Spagna, di sicuro è la più sanguinolenta affrontata da Luigi XIV.
Il Re di Francia infatti, dal 1660 è sposato con Maria Teresa d'Asburgo, detta anche Maria Teresa d'Austria, figlia del Re di Spagna Filippo IV e designata quale erede al trono spagnolo. L'eredità iberica è enorme, comprendente anche il Regno di Napoli, il Regno di Sicilia, il Ducato di Milano, i Paesi Bassi spagnoli ed il vastissimo impero coloniale del Sudamerica. Quando muore senza eredi l'interdetto Re spagnolo Carlo II, Francia e Austria si ritrovano nuovamente l'una contro l'altra per la successione al trono, perché entrambe imparentate con la corona spagnola. Luigi propone il Duca d'Angiò, pronipote della figlia maggiore di Filippo III di Spagna, Anna d'Austria, e nipote della figlia di Filippo IV di Spagna, Maria Teresa, moglie di Luigi XIV. L'Austria invece ha in Carlo, Arciduca d'Austria e figlio dell'Imperatore Leopoldo I del Sacro Romano Impero, il suo pretendente, in quanto sua nonna Maria Anna, è una delle figlie del Re di Spagna.
Il vincolo però lasciato da Carlo nel suo testamento per chi avrebbe regnato dopo di lui è piuttosto pesante: il pretendente avrebbe dovuto rinunciare al proprio titolo nobiliare con la promessa di mantenere intatti i confini spagnoli.
La guerra scoppia dopo la nomina di Filippo d'Angiò, nominato Filippo V, il quale troppo presto, nel 1701 promulga "l'Asiento", ossia la legge che dà l'esclusiva alla Francia da parte della Spagna sulla vendita degli schiavi nelle colonie del Nuovo Mondo. Si crea una nuova Grande Alleanza, comprendente l'Inghilterra, e la guerra diventa inevitabile e volta ad evitare che la Francia di Luigi assuma un dominio troppo grande sugli altri Stati europei.
La Guerra di Successione Spagnola occupa in pratica tutta l'ultima parte della vita di Luigi, segnando anche la fine del suo regno e compromettendo la sua grandezza, a causa delle enormi spese economiche e militari. Dopo le iniziali vittorie, la macchina da guerra del Re Sole tracolla. Il Duca di Marlborough e il principe di Savoia ottengono diverse vittorie sulla Francia, il Portogallo si schiera con l'Alleanza e le battaglie di Ramillies e di Oudenaarde fanno perdere alle forze franco-spagnole i Paesi Bassi spagnoli, così come la battaglia di Torino costringe il Re Sole ad abbandonare il fronte italiano.
Nel 1709 Luigi XIV, indebolito, deve cedere tutti i territori conquistati, mantenendo alla Francia i territori del Trattato di Westfalia, siglato più di sessant'anni prima. È, in pratica, la fine del suo regno e della sua grandezza. Compromessa definitivamente da un uso smisurato della forza, a scapito di una popolazione sempre più vessata dalla fame e dagli stenti di guerra, oltre che dalle tasse.
Luigi XIV muore di cancrena ad una gamba, il giorno 1 settembre del 1715, qualche giorno prima del suo settantasettesimo compleanno e dopo 72 anni 3 mesi e 18 giorni di regno. Gli succede il pronipote Luigi, Duca d'Angiò, con il nome di Luigi XV.
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