Ultimi commenti alle biografie - pagina 2828
Lunedì 27 aprile 2020 13:51:48
Per: Massimo Giletti
Ciao Massimo.
Innanzitutto mi complimento per il tuo programma che seguo assiduamente tutte le domeniche.
Nella puntata del 26 aprile u. s. ho apprezzato molto la tua presa di posizione contro lo scandalo delle scarcerazioni dei mafiosi. Sono un appartenente alle forze di polizia e sono davvero deluso e disgustato per come apparati dello stato non lavorano come dovrebbero o spesso non lavorano proprio. Noi davvero facciamo di tutto per assicurare sicurezza a questo Stato, tra mille difficoltà che non sto a raccontare ma che puoi immaginare... Nonostante tutto e per "spirito di servizio" come diceva Falcone a chi gli chiedesse chi glielo facesse fare..., siamo sempre in prima linea per cercare di garantire la legalità a questo nostro paese. Assistere a certi scandali ci fa male, come fa male a tutta la gente onesta.. Certe situazioni, come quella di cui hai parlato domenica sera, sono comunque sempre imputabili al cosiddetto "omino" che non fa il suo dovere e che sta dietro a certe decisioni o dietro certe omissioni.. Purtroppo spesso capita che l'omino" o non viene individuato, per il solito esercizio dello scarica barile, o addirittura non paghi per le sue azioni od omissioni. Tutto questo non è più tollerabile.. Forza Massimo dai sempre voce anche a noi che, seppur traditi da servitori di questo stato inetti e/o peggio ancora infedeli, profondamente delusi continuiamo per spirito di servizio ad andare avanti a testa alta e con forza con la speranza che l'esempio ed il sacrificio di Falcone, Borsellino, Chinnici, Livatino, Cap. Basile, Gen Dalla Chiesa e di tanti altri magistrati, colleghi, giornalisti e politici onesti, possa illuminare e guidare coloro che non sono all'altezza della serietà delle istituzioni che dovrebbero servire incondizionatamente. Grazie.
Da: Nicolangelo Cassino
Lunedì 27 aprile 2020 13:49:47
Per: Massimo Giletti
Diplomati magistrale, dopo anni di insegnamento, inseriti con riserva nelle gae rischiano il licenziamento. Vorrei portare in trasmissione questo broblema, spero in un suo aiuto.
Grazie spero in una sua comunicazione.
Da: Angela
Lunedì 27 aprile 2020 13:43:26
Per: Myrta Merlino
Buongiorno Mirta
Sono un nonno di 72 anni
Seguo assiduamente l'aria che tira.
Ho osservato la quarantena e il distanziamento sociale per 2 mesi insieme con mia moglie.
Non vediamo i 2 nipotini dal 23 febbraio.
Abbiamo una casa al mare a Mola di Bari
Possiamo dal 4 maggio andare con una autocertificazione a trovare i bambini, ma non possiamo andare alla casa a mare a incontrarli.
Fare un salto alla casa a mare ora
Sarebbe l'occasione per verificate se tutto è ok, se c'è qualcosa da riparare, potare le piante, far prendere un po' d'aria ai bambini e noi anziani.
Fare le scorte per l'estate
Riempire il frigo.
Ritengo che chi ha legiferato in merito non abbia saputo immedesimarsi nel ruolo dei nonni e delle problematiche semplici, pratiche, spicciole.
Incontrarsi a bari o al mare a Mola, che differenza fa. ?
Grazie per l'attenzione
Peppino Altieri 348 -------
Da: Altieri Giuseppe
Lunedì 27 aprile 2020 13:41:28
Per: Mario Giordano
Quando vi convincerete che non è usando parole in inglese che sarete grandi giornalisti. Nel gergo comune usate parole italiane comprensibili a tutti e non Loch qua Loch la;. ... noi siamo Italiani e parlate in Italiano per favore. Grazie
Da: Liberini Roberto
Lunedì 27 aprile 2020 13:32:33
Per: Matteo Salvini
Per il Sig. Antonino
Quanto odio traspare dalle sue affermazioni!
Io non ho bisogno di svegliarmi e non sono una credulona! E mi fermo qui, non voglio abbassarmi al suo livello.
Buona giornata
Da: Maria Giovanna
Lunedì 27 aprile 2020 13:30:29
Per: Myrta Merlino
Posso usare l'automobile per andare a fare una passeggiata nel bosco ? Restando ovviamente addirittura nel comune di residenza)
Grazie
Da: Carlo Taddei
Lunedì 27 aprile 2020 13:27:12
Per: Myrta Merlino
Lunedì 27 aprile 2020 13:19:25
Per: Giorgia Meloni
Sono proprio stanco di leggere messaggi inutili ed improduttivi, infarciti di errori. Siamo tutti nel più profondo disagio e quasi inebetiti dalla situazione del virus, ma dovremmo un pò pensare prima di scrivere,
anche se la disperazione può essere giustificata. In assenza di elezioni, attualmente impossibili, ed anche se i sondaggi indichino Fratelli d'Italia in continuo progresso, non so che cosa possa fare la Meloni nella lotta contro i provvedimenti governativi, senza essere ascoltata. Critico inoltre l'informazione del tutto carente di obiettività anche in relazione alla recente festa della liberazione. Avv. Pietro
Da: Pietro
Lunedì 27 aprile 2020 13:09:53
Per: Massimo Giannini
Egregio Direttore La Stampa
dott. Massimo Giannini
L'impossibilità per una residenza per anziani di arrestare una pandemia.
Sono il Presidente di una RSA, Fondazione Medana Onlus, di Invorio, Provincia di Novara, presso il Lago Maggiore, chiaramente come tutto il Consiglio senza indennità di carica, ma con il solo indirizzo di rinvestire il tutto per migliorare la vita in residenza. La struttura ospita 60 ospiti, tra autosufficienti, non auto di bassa ed alta intensità. Una comunità che viveva in gioia, con animazione quotidiana, iniziative ludiche, passeggiata al mercato, uscite per gite ed escursioni con il trenino. Una residenza totalmente aperta all'esterno, frequentata dai parenti e da una trentina di volontari. Un complessino musicale autogestito e la diffusione di radio Medana rallegrava, informava e permetteva un giro di piroetta in allegria.
Un edificio strutturato come casa ostello tutelare e di rimando tutta l'organizzazione generale e lo stesso personale articolato e dimensionato per funzionare nella quotidianità in gioia e non come un presidio ospedale.
Le R. S. A. non sono nate né sono strutturate come un reparto di medicina infettiva ospedaliera. Le R. S. A. gestiscono anziani affetti da patologie croniche. Non acute. Non infettive. Non persone infettate o che si possono infettare di un virus pandemico. Come si fa a pensare che una R. S. A. possa fermare una pandemia? Sono strutture residenziali. Le persone ospitate la vivono come casa loro, e le R. S. A. sono strutturate come residenze, non come presidi ospedalieri.
Alla fine di febbraio, quando arriva l'eco di una possibile epidemia, decidiamo di impedire ogni accesso dall'esterno, sia ai parenti, ai visitatori e a tutti i volontari. Ai dipendenti misuriamo la temperatura all'entrata e li invitiamo ad indossare la mascherina chirurgica, già a quei tempi introvabile. Per comunicare con i parenti all'esterno utilizziamo le comunicazioni telefoniche e telematiche. Tutto il personale è informato e invitato a comportarsi considerando il possibile contagio. La vita in comunità continua con la precisazione di mantenere nel limite del possibile una certa distanza ed una maggior distribuzione nei saloni. Pur con tutte le cautela, non posiamo dimenticare che ci sono una quarantina di dipendenti che entrano giornalmente..
Giovedì 12 marzo un assistente tutelare disse di non sentirsi bene e fu subito invitato dì rimanere a casa. Il direttore sanitario, preoccupato, nei giorni successivi si tenne in contatto con il dipendente e dai sintomi riportati, subodorò la possibile presenza dell'infezione. Suggerì allo stesso operatore di avvisare l'Asl per farsi eseguire il tampono. Il dipendente sollecitò più volte l'Asl, sottolineando che lavorava in una RSA, ma il tampone mai fu effettuato
Preoccupato, il direttore sanitario continuò con insistenza a richiedere uno screening con il tampone faringeo, ma inutilmente.
Da allora, si decise di comportarsi come se la struttura fosse infetta, tutti gli ospiti furono invitati di rimanere nelle loro camere, cercando di evitare nel modo più possibile contatti, chiedendo al personale, sempre meno numeroso ed in affanno, di distribuire il pasto in camera
. Come si fa a dire ad un anziano, che vive da noi da anni, magari ancora con una discreta autosufficienza, abituato ad uscire dalla sua camera, a giocare a carte con gli altri ospiti, guardare la tv insieme agli amici, a dirgli che a causa di un possibile contagio lo teniamo in isolamento o in sorveglianza attiva a titolo cautelativo? E che non può uscire dalla camera, e deve mangiare da solo, oltre a non poter vedere i suoi parenti? Certo non possiamo mettere un secondino armato dall’uscio della sua camera, pronto a redarguirlo se prova a mettere piede nel corridoio. Come si fa a far rispettare il “distanziamento sociale” ad un anziano con demenza patologica, non li possiamo certamente rilegarli al letto. Le persone ci abitano. Le persone ci vivono. Adesso tutti sembrano essersi accorti della loro esistenza, e solo per metterle sulla graticola. Ma le R. S. A. non sono nate né sono strutturate come un reparto di medicina infettiva ospedaliera, da nessun punto di vista. Le R. S. A. gestiscono anziani affetti da patologie croniche. Non acute. Non infettive. Non persone infettate o che si possono infettare di un virus pandemico. Come si fa a pensare che una R. S. A. possa fermare una pandemia? Sono strutture residenziali. Le persone ospitate la vivono come casa loro, e le R. S. A. sono strutturate come residenze, non come reparti.
Comunque il Direttore Sanitario ai primi sintomi di febbre di alcuni residenti si interessò per far testare gli ammalati ma inutilmente. Quando si presentarono degli aggravamenti fu chiamato il 112 che però non spedalizzò alcuno. Nel frattempo recependo la gravità della situazione ci organizzammo per cercare di isolare chi presentava dei sintomi sospetti. Ci fu subito una ricerca spasmodica per avere il minimo indispensabile di dispositivi individuali di protezione, necessità primaria per la sicurezza del personale, cercandoli nelle ferramenta e magazzini del territorio.
Nella nostra cultura le mascherine ffp2 o ffp3 appartenevano al mondo romanzesco televisivo, le tute col certificato biologico attenevano ad un costume carnevalesco e comunque erano introvabili. Il loro reperimento e acquisto fu un'impresa ardua, un'impervia ricerca e un continuo adattamento. Questo sforzo perlomeno ha impedito che il personale piombasse nel contagio, gli ultimi accertamenti riscontrano la positività dei dipendenti pari ad un semplice 7% e tutti asintomatici.
Non potendo stabilire in mancanza di tamponi i contagiati, si decise di fare un test rapido del sangue per avere una prima ipotesi anche se non certa di infezione per ottenere un'ulteriore base di selezione e isolamento.
Arrivati a fine marzo senza nessun aiuto o tampone, disperati, scrissi una lettera di denuncia e segnalazione alle autorità, pubblicata anche sulla Stampa, di cui allego sotto il testo.
Finalmente con la nuova unità di crisi, al 10 di aprile vennero fatti i tamponi e dai risultati, si decise, in accordo con le autorità, di suddividere la struttura su i due piani separati e divisi tra Covid positivi e quelli negativi con tali prescrizioni:
Sono state predisposte e messe in atto tutte le procedure atte a contenere il contagio e la diffusione del COVID-19 che restano in essere e rigorosamente rispettate fino a nuova disposizione.
Per quanto riguarda TUTTI gli ospiti attualmente presenti si è definito il piano d’intervento individuale, a partire dall'analisi della situazione di ognuno.
L’area degli ospiti positivi è stata divisa in tre settori ospiti gravi, intermedi e normali. Mente completamente distaccata dalla struttura resta l’area degli ospiti risultati negativi al tampone.
La definizione dell’intervento specifico per ogni ospite, nasce dall’idea che superata l’emergenza sanitaria si evidenzia l’urgenza di ristabilire l’equilibrio psico emotivo di chi (sia quelli risultati negativi che quelli risultati positivi) risiede presso la Fondazione e ha certamente risentito dell’isolamento e dei cambiamenti in corso.
Per l’attivazione del suddetto programma è stato necessario implementare sia il servizio di assistenza che quello infermieristico (attualmente servizio infermieristico presente 24 ore su 24 compresa la presenza notturna, oltre a un infermiere con funzione di indirizzo e coordinamento in sovrapposizione al mattino).
Come si evince, praticamente tutto a nostre spese, si è costituito un un reparto Covit19, con grande sacrificio di tutti i dipendenti che si sono trasformati in operatori di infettivologia pur di non abbandonare i nostri nonnini a se stessi.
Chiudo con una considerazione finale. Leggo in questi giorni che molte RSA, giustamente pretendono che tutti i contagiati vengano ricoverati negli appositi reparti. Se questo fosse stato eseguito a tempo debito, certamente avremmo salvato tante vite umane. Ritengo che ora, almeno nella nostra condizione, ove la situazione generale nel Borgo Medana è migliorata, certo, non abbiamo ancora vinto la guerra, non lo abbiamo sconfitto, tuttavia lo abbiamo guardato in faccia e a differenza di prima, possiamo dire di conoscerlo meglio e di essere più pronti a fronteggiarlo qualora dovesse decidere di sferrare un nuovo attacco, abbiamo deciso di ricominciare a tornare a “vivere” predisponendo una sorta di “fase 3” che porterà i nostri residenti ad un graduale ritorno alla normalità. La loro salute, complessivamente, è migliorata, molti di loro si possono considerare guariti a tutti gli effetti, anche se il risultato del tampone negativo a volte è fallace, mentre altri sono in fase di stabilizzazione o di avanzata guarigione clinica, certo restano presenti le criticità dovuta all'età e alle patologie pregresse di alcuni dei nostri residenti. Indubbiamente questi casi gravi, dovuti maggiormente alla loro fragilità preesistente all'emergenza coronavirus, devono essere spedalizzati per dar loro tutte le possibilità di salvezza e guarigioni ma gli altri, il cui quadro clinico è migliorato e i test sierologici, da noi autonomamente eseguiti, riportano una presenta altissima di anticorpi, l'idea di farli uscire dalla loro dimora per essere ospedalizzati potrebbe essere controproducente, qui a poco a poco si stanno riprendendo, dopo mesi di chiusura in camera, Sono ritornati, pur con tutte le attenzioni e ausili a socializzare, fare un poco di animazione, passeggiare nel parco e vedere da lontano anche i parenti, oltre al quotidiano contatto telefonico.
Se ci arrivano aiuti e consulenze esterne, vedi Usca e i medici di Base in appoggio del nostro direttore sanitario, specialista in geriatria, e se il nostro personale eroicamente regge, tutto ciò ci consentirebbe di continuare nella lenta ma progressiva ripresa motoria personalizzata volta al pieno recupero psicofisico dei nostri “Nonnini”, nel pieno rispetto dei loro bisogni, del loro quadro clinico.
Chiedo scusa se sono stato prolisso, ma è una verbosità necessaria per far recepire quanto è accaduto e quanto si sta facendo, in una lotta dove tutti erano impreparati e incompetenti ma specialmente le RSA avevano altri compiti e ruoli.
Nel salutarla, essendo un suo attento lettore, mi compiaccio per la sua nuova avventura al giornale.
Dario Piola
Presidente Fondazione Ermanno Medana
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tel. 335 -------
allegato lettera del 28 marzo
FONDAZIONE E. MEDANA – CASA DI RIPOSO ONLUS - VIA ------- N. 25 – 28045 INVORIO
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Sua Eccellenza il Prefetto
Presidente Regione Piemonte
Direttore Generale ASL Novara
Ai Responsabili del SISPE
Segnalazione di grave emergenza sanitaria
Pur capendo la situazione generale drammatica e la difficoltà di gestire la stessa, non posso esimermi di comunicare come le residenze per anziani sono state abbandonate a se stesse. Nel ruolo di Presidente della Fondazione Medana, di Invorio, segnalo alle S. V., quanto segue:
. Il Direttore Sanitario ai primi sintomi di febbre di alcuni residenti si interessò per far testare gli
ammalati ma inutilmente. Quando si presentarono degli aggravamenti fu chiamato il 112 che pero non ospedalizzarono alcuno. Nel frattempo recependo la gravità della situazione ci organizzammo per cercare di isolare chi presentava dei sintomi sospetti. Ci fu subito una ricerca spasmodica per avere il minimo indispensabile di dispositivi individuali di protezione, necessità primaria per la sicurezza del personale, cercandoli nelle ferramenta e magazzini del territorio.
Tra il personale ammalato o messosi in mutua e la giusta apprensione dei parenti, un manipolo eroico si sta sacrificando quotidianamente per non abbandonare i nostri residenti e mantenere un minimo di contatto con i loro famigliari.
Come si può dedurre, la buona volontà e la dedizione sta cercando di sopperire alle mancanze di certezze ed alla deficienza di dispositivi individuali di protezione, situazione che però non può reggere a lungo. Certamente i nostri anziani non indossano maglie con cucito scudetti e non appartengono a nessuna classe dirigente, ma se questi benedetti tamponi esistono, perché non vengono usati anche per più deboli.
Per tale ragioni abbiamo deciso di fare un testo rapido del sangue per avere una prima ipotesi anche se non certa di contagio per avere un'ulteriore base di selezione e isolamento. Per ora i decessi sono limitati e nella norma stagionale ma a breve, se non si interviene, il risultato potrà essere disperato.
Questa missiva, non vuole essere una notificazione di reato e nemmeno una sterile polemica ma è
un grido di aiuto in difesa del diritto di indifesi anziani e la voce di mamme e mogli, che mettendo a
rischio la propria vita hanno deciso di resistere per non abbandonarli.
Vi prego non ignorateci, aiutateci, a recuperare materiale di protezione e di considerare la possibilità di affiancare nuovo personale sanitario e tutelare agli instancabili ma non inossidabili operatori, siamo come un reparto ospedaliero ma non abbiamo gli strumenti e la competenza, una guida ed una consulenza sarebbe utile.
Tanto si doveva per i residenti della Fondazione Medana, ma anche per quelli di tutte le altre RSA.
Questa lettera è stata condivisa con tutti i familiari dei nostri ospiti residenti.
Invorio, 28/03/2020 Il Presidente
dott. Dario Piola
Da: Dario Piola
Giorgia Meloni
Politica italiana
Da: Anonimo