Emile Loubet
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Émile Loubet nasce a Marsanne (Francia) il 30 dicembre 1838 da una famiglia di agricoltori. Ultimogenito di tre figli, ha un fratello medico, Giuseppe Augusto ed una sorella, Felicia. Suo padre Agostino è un consigliere del dipartimento del Drome nonché futuro sindaco di Marsanne ed egli, come si vedrà, sarà un degno seguace delle orme paterne anche grazie all'amicizia di Leon Gambetta.
Portati a termine gli studi giuridici si stabilisce a Montélimar dove inizia ad esercitare l'avvocatura e dove conosce Marie-Louise Picard che sposa nel 1869. La coppia metterà al mondo tre figli: Margherita, Denis e Paolo Emilio. L'anno successivo al matrimonio, subito dopo la caduta del secondo impero, Émile Loubet è eletto sindaco della città. Ormai la sua carriera politica è lanciata.
Candidato alla Camera nel 1876, viene eletto e siede tra i banchi dei repubblicani moderati. Il 18 giugno dell'anno dopo è fra i 363 componenti il "blocco di sinistra" che sfiduciano il governo di "ordine morale" del monarchico duca di Broglie, costringendo il presidente della repubblica Mac Mahon allo scioglimento della Camera.
Nel 1885 è eletto senatore, divenendo presto uno degli esponenti di maggior prestigio della sinistra repubblicana. Negli anni 1887-1888 è chiamato alla carica di ministro dei Lavori Pubblici nel governo Tirard. Nel febbraio 1892 il presidente Sadi Carnot, suo grande amico, lo chiama alla presidenza del Consiglio, con interim agli Interni, carica che detiene fino al novembre dello stesso anno, e che lo vede alle prese con il dilagare del terrorismo anarchico e con le agitazioni popolari di Carmaux; caduto il suo governo, mantiene la carica agli Interni nel successivo governo di Alexandre Ribot.
In seguito alle dimissioni di Armand Challemel Lacour, nel 1896 Loubet diviene presidente del senato, rimanendo in carica fino 1899. Nel febbraio di quest'ultimo anno, avendo ormai maturato uno spessore da statista, assurge alla carica di presidente della repubblica, subentrando al deceduto Félix Faure, fino al gennaio 1906. Nel corso del mandato procede clamorosamente alla revisione del processo Dreyfus, concedendo la grazia al capitano che poi verrà del tutto assolto essendo emerso il suo ruolo di vittima di un complotto. L'ufficiale francese racconterà questa amara vicenda nella memoria "Cinq années de ma vie", nel 1901.
Loubet è il primo capo di uno Stato cattolico a rendere visita, dopo il 1870, a un re d'Italia a Roma, cioè nella nuova e definitiva capitale, nel 1904. Questo gesto, che va ad inserirsi in un quadro più generale di politiche anticlericali (appartiene a questa fase la legge sulla separazione fra Chiesa e Stato) determina però la rottura delle relazioni diplomatiche con la Santa Sede.
Nel corso della sua presidenza ben tre sovrani europei si recano in visita ufficiale a Parigi: Edoardo VII d'Inghilterra, Vittorio Emanuele III re d'Italia, Alfonso XIII di Spagna e lo zar di Russia Nicola II.
Scaduto il mandato presidenziale Émile Loubet si ritira a vita privata. È l'ottavo presidente francese ed il primo della Terza Repubblica a svolgere per intero il settennato. Muore il 20 dicembre 1929, a Montelimar, alla veneranda età di 90 anni.
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