Emiliano Zapata

Emiliano Zapata

Emiliano Zapata

Biografia La rivoluzione del Sud

Emiliano Zapata nasce ad Anenecuilco, una breve frazione di Villa de Ayala, nello stato di Morelos, in Messico, l'8 agosto del 1879. Anarchico, combattente e politico, è passato alla storia per essere stato tra i principali leader della Rivoluzione Messicana. "Terra e libertà", è uno degli slogan politici che gli sono stati attribuiti, per quanto la sua idea di riforma e di emancipazione contadina fosse ben più profonda e complessa. È di sicuro sua, invece, la nota frase "preferisco morire in piedi, piuttosto che vivere in ginocchio".

La zona nella quale nasce e cresce il giovane Emiliano è una di quelle più pesantemente dominate dalla prepotenza dei latifondisti messicani, quasi incontrastati nel loro dominio economico e forti di tutti i privilegi concessi dal dittatore Porfirio Diaz. Il futuro rivoluzionario non nasce in una delle ricchissime famiglie di proprietari terrieri, ma in una fiera comunità indigena, molto povera e attaccata alla propria terra e alla cultura d'appartenenza.

Emiliano è il penultimo di una famiglia di dieci figli, ed è molto povero. All'età di sedici anni resta orfano e deve abbandonare gli studi, cominciando a darsi da fare nelle campagne come contadino. Sin dalla giovanissima età parla sia spagnolo che nahuatl, l'antico linguaggio indigeno messicano, ed è dotato di grande intelligenza. I due maestri Pablo Torres Burgos e Otilio Montano, in quel periodo, nonostante il suo abbandono scolastico, si prendono cura della sua formazione, mettendogli a disposizione la loro biblioteca privata, ricca di letteratura rivoluzionaria.

A quei tempi, i fratelli Magon stampano la rivista clandestina "Regeneracion", di cui il giovane Zapata apprende grazie ai suoi due mentori, che lo iniziano anche alla cosiddetta letteratura anarchica, in particolare di Kropotkin.

Zapata studia le carte dei contadini del suo paese e comincia a farsi portavoce delle loro rivendicazioni terriere, che si rifanno al loro antico "pueblo". L'esordio politico è prossimo e arriva nel 1909 quando, trentenne, viene eletto sindaco di Anenecuilco, la sua frazione. Immediatamente Zapata appoggia il candidato dell'opposizione, Patricio Leyva, che corre per la carica di governatore. Ma questi esce sconfitto contro il candidato Pablo Escandon e l'accadimento provoca diverse rappresaglie nella cittadina natale del sindaco, cui seguono nuove appropriazioni da parte dello Stato delle terre dei contadini poveri.

A metà del 1910 allora, Zapata e i suoi cominciano a occupare e a distribuire terre con la forza. I focolai armati cominciano a sorgere un po' ovunque e il 20 novembre del 1910, un gruppo di "liberali democratici" guidato da Francisco Madero, si unisce a Zapata per resistere contro la dittatura di Diaz, intraprendendo una lotta armata e promettendo, in caso di vittoria, la restituzione e una nuova e più equa distribuzione delle terre sottratte.

Poco dopo, il maestro Torres Burgos viene assassinato dai federales, fedeli a Porfirio, e Zapata diventa il "leader" riconosciuto dei contadini, ponendosi alla guida della rivoluzione nel Messico meridionale. Durante le guerre viene issata la bandiera nera dell'anarchia e, per la prima volta, compare la scritta, poi diventata famosa, "Tierra y Libertad".

Entro il 1911, grazie alla lotta dei contadini, Zapata ottiene la rinuncia delle pretese territoriali da parte del dittatore Diaz. Tuttavia la rivoluzione è solo all'inizio e Zapata non riesce ad accordarsi nemmeno con l'oppositore del regime, Madero, con il quale rompe ogni rapporto a causa della sua indifferenza nei confronti dei contadini e delle loro sorti.

Nell'ottobre del 1911, presentendo il momento favorevole, Emiliano Zapata lancia il cosiddetto "Piano di Ayala", che sancisce l'inizio di una vera e propria guerriglia prolungata, "contro tutto e contro tutti", come scriverà proprio Zapata in alcune sue lettere.

Le unità mobili del suo esercito, denominato "Libertador del Sur", fatte di circa duecento o trecento uomini, colpiscono i distaccamenti militari all'improvviso, per poi darsi alla fuga, disperdendo le loro tracce. Nel Nord intanto l'altro guerrigliero Pancho Villa riporta diverse vittorie e sul finire del 1913 il regime di Diaz traballa seriamente.

Nell'autunno del 1914, ad Aguascalientes, le principali correnti rivoluzionarie messicane danno vita ad una Convenzione, ma non trovano un accorto definitivo. Venustiano Carranza, che difende gli interessi della borghesia agraria del Nord, si distacca dal movimento, non accettando il responso della Convenzione, nel quale veniva indicato un presidente provvisorio e alcune misure per la destituzione definitiva del dittatore Diaz.

Tuttavia la guerriglia di conquista continua e nel dicembre dello stesso anno, Emiliano Zapata e Pancho Villa entrano trionfali a Città del Messico, issando i vessilli della Madonna della Guadalupe, patrona degli indigeni.

A questo punto, nonostante da più voci lo si invochi come Presidente, il rivoluzionario del Morelos rifiuta la poltrona e fa ritorno nel suo territorio, dopo aver vinto la guerra civile. L'unica cosa che conta per lui sono le terre e la loro restituzione definitiva.

Il 1915, nello stato di Zapata, è noto per essere l'anno del "Comune di Morelos". È un tentativo di democrazia diretta, dal basso, che vede gli zapatisti, molti provenienti dalla capitale e capeggiati da intellettuali, dare vita ad un'opera di redistribuzione non solo fondiaria, ma riguardante anche il potere decisionale, affidando al "pueblo" indigeno gli strumenti per amministrarlo.

Al Nord però le cose non vanno come al Sud, e nella regione del Bajo, Obregon ha la meglio su Pancho Villa, capovolgendo così la situazione iniziale. È l'inizio della fine della Rivoluzione zapatista, che dopo qualche anno si porta via anche il suo principale ispiratore.

Il 10 aprile del 1919, Emiliano Zapata, tradito da un compagno, cade vittima di un'imboscata e viene assassinato nei dintorni dell'hacienda di Chinameca. Muore nemmeno quarantenne e il suo mandante è il vecchio nemico Venustiano Carranza.

Dopo la sua morte, e per anni, non sono pochi coloro i quali hanno sostenuto che "El Caudillo del Sur" (caudillo significa leader), com'è il suo soprannome, in realtà non sia morto, seppure non ci siano prove che confermino questa teoria.

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