Ruggero Leoncavallo
Biografia • Pagliacci dal successo planetario
Ruggero Leoncavallo nasce a Napoli il 23 aprile del 1857, nel quartiere Chiaia. Il padre Vincenzo è un magistrato, e la famiglia lo segue nelle sue diverse sedi di lavoro, tra cui la Calabria. Qui, ancora bambino, Ruggero impara i rudimenti del pianoforte ed assiste ad una sanguinaria vicenda amorosa finita con un omicidio, di cui il padre si trova a dover giudicare in un processo. Come Ruggero racconterà in seguito, questa vicenda ispirerà, circa venticinque anni dopo, la composizione di "Pagliacci".
Tornato a Napoli si iscrive al conservatorio e comincia a frequentare i teatri, dove grazie ad una zia mezzosoprano e ad uno zio tenore si appassiona sempre più all'opera lirica. Per poter continuare gli studi musicali non segue neanche il padre, trasferito a Potenza.
Consegue la licenza liceale e il diploma di maestro al Conservatorio poco più che sedicenne, ma con più probabilità si diploma nel 1876; in genere, nelle sue ricostruzioni biografiche Ruggero si diminuisce sempre l'età di un anno.
Assiste alla prima del ciclo completo di Wagner nel 1876 e comincia a fantasticare sulla composizione di un'opera alla maniera wagneriana. Questa idea compositiva viene favorita anche dagli insegnamenti di Carducci, di cui segue dei corsi all'Università di Bologna senza mai però conseguire la laurea.
Costretto a tornare a Potenza per gli obblighi di leva, riesce ad evitarla grazie alla sostituzione con il primogenito, il fratello Leone. Si trasferisce così in Egitto, dove vive il fratello più giovane del padre, Giuseppe, lì riparato per le sue cospirazioni antiborboniche.
In Egitto lavora come pianista e maestro di musica presso la comunità italiana. Rimane in Egitto quattro anni, dal 1879 al 1882, anno in cui è costretto a trasferirsi per l'incrudelirsi del clima contro gli immigrati occidentali. Si trasferisce così a Parigi dove continua a vivere come pianista frequentando compositori del calibro di Charles Gounod e Jules Massenet; conosce anche il baritono prediletto di Giuseppe Verdi, Victor Maurel. Sposa la sua allieva Berhte Rambaud e dopo sei anni fa ritorno in Italia.
Si stabilisce a Milano dove grazie a Maurel viene a contatto con Giulio Ricordi a cui vende il suo progetto operistico "I medici", mai messo in scena. Dopo il travolgente successo di "Cavalleria Rusticana" di Pietro Mascagni, decide di scrivere un'opera che riprenda gli episodi calabresi a cui ha assistito durante l'infanzia. Nasce così, in soli cinque mesi, "Pagliacci". L'opera, acquistata da Edoardo Sonzogno, viene rappresentata al Teatro Dal Verme di Milano nel maggio del 1892 con la direzione del grande maestro Arturo Toscanini. Il successo è strepitoso: l'opera viene replicata infinite volte a Londra, Parigi, New York, Buenos Aires, Mosca, Stoccolma.
Il numero di repliche di "Pagliacci" supera di gran lunga perfino quelle delle coeve opere del grande compositore Giacomo Puccini. Sull'onda del successo di "Pagliacci" viene ripresa "I medici" che però non ottiene il successo sperato, così come la sua "Bohème" che soffre del fatto di essere messa in scena quindici mesi dopo l'omonima opera di Puccini.
L'unica opera di Leoncavallo che riesce ad avere un discreto successo di pubblico è "Zazà", che riprende le atmosfere dei caffé chantant che il compositore conosce bene per averci lavorato lui stesso. Grazie però al trionfo berlinese della messa in scena di "Pagliacci", bissato dalla rappresentazione de "I medici", l'imperatore Guglielmo II gli commissiona un'opera celebrativa della dinastia Hohenzollern. Ruggero Leoncavallo compone "Der Roland von Berlin" che ha un discreto ma effimero successo.
Le mancate conferme delle sue opere gli procurano delle difficoltà economiche: non riesce a sostenere l'elevato stile di vita che conduce dopo l'improvviso successo internazionale ed è costretto a vendere la sua villa Myriam in Svizzera, dove risiede già dagli anni Novanta.
Data la sua bravura come compositore di melodie e il possesso di una certa vena comica, Leoncavallo si ricicla come autore di operette; ottiene un certo successo, come dimostrano le repliche di "Malbruk" (1910) e de "La reginetta delle rose" (1912).
Gli ultimi anni di vita sono funestati da problemi di salute: scopre di essere affetto dal diabete. Trascorre il periodo della prima guerra mondiale in Toscana, dove compone nel 1916 l'opera patriottica "Mameli" ed alcune operette. Per le cure del diabete suole recarsi a Montecatini; qui Ruggero Leoncavallo muore il 9 agosto del 1919, all'età di 62 anni.
Aforismi di Ruggero Leoncavallo
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