Jürgen Habermas
Biografia • Quell'istinto distruttivo dell'uomo moderno
Jürgen Habermas nasce a Dusseldorf, in Germania, il 18 giugno 1929. Entra prestissimo nella gioventù hitleriana, e combatte per la difesa del fronte occidentale. Ha solo quindici anni quando il suo paese perde la guerra contro gli alleati nel 1945. Nel periodo antecedente alla fine della guerra subisce molto l'influenza del padre Ernst, direttore esecutivo della Camera di commercio di una cittadina vicino Colonia. Come racconta lo stesso Jurgen, il padre è un simpatizzante, anche se non molto attivo, dell'ideologia nazista. Solo dopo aver seguito il processo di Norimberga ed essersi documentato su quanto avveniva nei campi di concentramento, si rende conto di aver vissuto in un sistema politico criminale. La nuova consapevolezza acquisita avrà un grande impatto anche sul suo sistema filosofico, profondamente avverso al ripetersi di tali comportamenti politico-criminali.
Studia filosofia all'Università di Gottingen e di Bonn e poi all'Istituto per la ricerca sociale con Max Horkheimer e Theodor Adorno. Il suo primo studio importante risale al 1950 e riguarda il filosofo Martin Heidegger. Insegna all'Università di Heidelberg, Francoforte e Main nel decennio compreso tra gli inizi degli anni Sessanta e gli inizi degli anni Settanta. Nel 1971 accetta la direzione dell'Istituto Max Planck. Nel 1980 vince il premio Adorno e due anni dopo diventa professore all'Università di Francoforte, dove rimane fino al suo definitivo pensionamento nel 1994.
Habermas abbraccia le teorie della Scuola di Francoforte e studia in particolare l'istinto distruttivo che domina l'uomo moderno, e che egli esemplifica citando a modello il dominio della scienza e della tecnologia sulla natura. Habermas prospetta come soluzione un ritorno all'illuminismo: alla capacità cioè di affrontare i problemi con l'uso della ragione e della logica. Il principale contributo di Habermas alla filosofia moderna è la sua teoria della razionalità. Egli critica il dominio assoluto dell'aspetto economico sulle società occidentali, e teorizza la cosiddetta azione comunicativa. Sottolinea cioè l'importanza che in ogni società ci sia una condizione comunicativa ideale e universalmente condivisa, in cui ciascun individuo possa sollevare problemi morali e politici e discuterne e difenderli con l'utilizzo della ragione.
Nel 1981 pubblica "La teoria dell'agire comunicativo" in cui espone queste teorie e individua nella proprietà privata uno degli impedimenti alla loro attuazione: la proprietà privata crea, infatti, disomogeneità e divisioni. Habermas è però convinto che nella forma di democrazia dialettica da lui teorizzata ciascun uomo o donna, nonostante dotato di propri interessi personali, possa partecipare razionalmente al dialogo collettivo, esercitando su se stesso delle forme di autocontrollo e responsabilizzazione. Dopo la pubblicazione di questo importante testo, viene eletto membro dell'Accademia Americana di arte e scienze.
Grazie alle sue teorie, diviene il punto di riferimento di molti pensatori e sociologi, tra cui il filosofo Herbert Schnadelbach, il sociologo Hans-Herbert Koegler, il filosofo Hans-Hermann Hoppe, il filosofo americano Thomas McCarthy e il primo ministro serbo Zoran Dindic, assassinato nel marzo del 2003.
Nel 2001 Jurgen Habermas riceve il premio per la pace delle Librerie tedesche, considerato come il maggior riconoscimento che in Germania viene destinato alla ricerca, e nel 2004 il Premio Kyoto per la carriera, che è uno dei premi più prestigiosi per la cultura e la scienza.
Tra le sue pubblicazioni: "Le trasformazioni strutturali della sfera pubblica" (1962), "La crisi della razionalità del capitalismo maturo" (1975), "Cultura e critica" (1980), "Teoria della morale"" (1994) "Etica del discorso" (1985), "Dopo l'utopia. Il pensiero critico e il mondo d'oggi" (1992) "L'inclusione dell'altro. Studi di teoria politica" (1998), "Morale, Diritto, Politica" (2001), "La nuova oscurità. Crisi dello Stato sociale ed esaurimento delle utopie" (1998) "Verità e giustificazione" (2001), "L'occidente diviso" (2005) , "Tra scienze e fede" (2006).
Nel 2005 pubblica il testo contenente il suo incontro-dialogo con Joseph Ratzinger, intitolato: "Joseph Ratzinger-Jurgen Habermas, Ragione e fede in dialogo".
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