Fabio Capello

Fabio Capello

Fabio Capello

Biografia Mentalità vincente

Nato a Pieris (Gorizia) il 18 giugno 1946, per molti Fabio Capello rappresenta quel modello di uomo inflessibile e duro teso solo al risultato. Ma se poi i risultati sono quelli che l'ombroso allenatore Goriziano è stato capace di conseguire nella sua prestigiosa carriera, è difficile dargli torto. Lui è uno dei pochi capace di trasmettere a qualsiasi squadra la cosiddetta "mentalità vincente". Anche se, come tutti i duri, poi è persona di grandi capacità di comprensione e umanità. Capello è anche noto per avere la particolare virtù di saper coltivare giovani campioni: basterebbero i nomi di Francesco Totti e Antonio Cassano.

Il suo debutto come calciatore avviene a diciotto anni con la Spal. Correva l'anno 1964 e Fabio Capello era un centrocampista centrale roccioso, forse non dai piedi sublimi ma dall'ottima visione di gioco. Quella che gli è rimasta anche dopo e che gli ha permesso di portare a casa quell'impressionante "carnet" di vittorie che oggi tutti gli invidiano.

La Roma lo acquista nel 1967. A volerlo è il presidente Franco Evangelisti in persona. Suo primo allenatore in giallorosso è il verace Oronzo Pugliese. Poi arriva Helenio Herrera. Nel giro di pochi anni Capello diventa una delle colonne di una squadra di medio livello, che fatica in campionato ma che nel 1969 vince la Coppa Italia (grazie anche ai suoi gol).

È una Roma promettente, che fa ben sperare i tifosi. Ma il nuovo presidente Alvaro Marchini si trova alle prese con un bilancio traballante e decide di vendere i pezzi pregiati della squadra: Luciano Spinosi, Fausto Landini e Fabio Capello. I tifosi romanisti insorgono, ma la cessione è ormai definitiva.

Per Capello si apre una stagione di successi. Vince tre scudetti e diventa titolare in Nazionale. Con la maglia azzurra conquista un posto d'onore nella storia del calcio: il 14 novembre 1973 sigla il gol del primo successo italiano contro l'Inghilterra, a Wembley. Nel 1976 lascia la Juventus per il Milan. Sono gli ultimi due anni di carriera.

Dal 1985 al 1991 dirige il settore giovanile del Milan, ma si occupa anche di hockey e di strategie di marketing.

Nel 1991 la grande occasione: tramontata la stella di Arrigo Sacchi, Capello è chiamato alla guida del Milan di Franco Baresi, Paolo Maldini e dei tre campioni olandesi (Ruud Gullit, Marco Van Basten e Frank Rijkaard). In cinque stagioni vince quattro scudetti, tre Supercoppe di Lega, una Coppa Campioni e una Supercoppa europea.

Capello è allenatore grintoso e duttile. Adatta il gioco ai calciatori che ha. Un anno opta per un gioco offensivo, quello seguente si preoccupa soprattutto di non prenderle. Ha carattere da vendere. Ma non sempre è un carattere facile. Litiga con giocatori importanti, che preferiscono lasciare il Milan piuttosto che continuare a lavorare con lui. Il caso più eclatante è quello di Edgar Davids. L'olandese, ceduto a metà stagione nel 1996-97, farà le fortune della Juventus.

Lascia il Milan nel 1996 dopo uno scudetto vinto facendo convivere due talenti assoluti come Roberto Baggio e Dejan Savicevic. Il "duro" vola a Madrid e, al primo tentativo, vince la Liga. La conseguenza? Gli spagnoli tifosi del Real lo eleggono ad eroe, qualcuno vorrebbe erigergli un monumento. È un modo di dire, ma non c'è dubbio che la personalità di Mister Capello ha travolto i cuori iberici. In patria, invece, il Milan comincia ad andare male. Si corre ai ripari chiamando nuovamente capitan Capello che, duro sì ma anche tenero di cuore, non sa dire no.

Purtroppo l'idillio rossonero non si ripete e Don Fabio (come lo avevano ribattezzato a Madrid), deluso, si concede un anno lontano dai campi limitando la sua attività a commentatore televisivo.

Nel maggio 1999 lo chiama a Roma Franco Sensi. Il presidente giallorosso è intenzionato ad aprire un ciclo vincente e decide, dopo due anni con Zdenek Zeman, di affidare la squadra a Capello.

Dopo un avvio promettente la Roma arriva ad un deludente sesto posto, lontanissima dalla Lazio campione. I nostalgici del tecnico boemo schiumano rabbia. Anche perché Fabio Capello non ha un buon rapporto con Vincenzo Montella, nuovo idolo della Curva Sud.

A giugno 2000 arrivano finalmente i rinforzi di peso sognati da tutti i tifosi. Il difensore argentino Walter Samuel, il centrocampista brasiliano Emerson e il superbomber Gabriel Batistuta. La squadra è finalmente pronta al sospirato salto di qualità.

Il 17 giugno 2001 la Roma vince il suo storico terzo scudetto.

In molti vedono in Capello il vero "valore aggiunto" della squadra. È lui l'allenatore più vincente del decennio. Tra Milan, Real Madrid e Roma su otto tornei disputati ne ha vinti sei. Ed il 19 agosto 2001 conquista anche la Super Coppa battendo la Fiorentina 3 a 0.

Poi a fine campionato 2004 arriva la delusione. Per i fans della Roma s'intende. Sì, perché l'allenatore d'oro, l'asso pigliatutto del calcio italiano, dopo un anno brillante con i giallorossi, aveva dichiarato che nella città capitolina si trovava benissimo e che non aveva nessuna intenzione di andarsene. Ma, soprattutto, aveva giurato che non sarebbe mai e poi mai andato ad offrire i suoi servigi alla Juventus. E invece, complice anche un sostanzioso compenso, in cerca di una nuova sfida personale, Fabio Capello ha cambiato idea ed ha raggiunto i prati di Torino.

La fama di questo straordinario professionista del calcio, che tutto il mondo ci invidia, non si smentisce: al suo primo anno alla guida della Juventus, vince lo scudetto. Per la società è il ventottesimo e a Fabio Capello va grande parte del merito.

Dopo la fine del campionato 2005/06 e dello scandalo delle intercettazioni telefoniche che vede dimettersi tutti i vertici bianconeri - tra cui Moggi, Giraudo e Bettega - nel mese di luglio Capello lascia la Juventus: tornerà in Spagna sulla panchina del Real Madrid. In Spagna porta nuovamente la squadra ai vertici: all'ultima giornata fa vincere alle "merengues" il trentesimo scudetto, portando la sua immagine di allenatore vincente in alto come pochi hanno saputo fare.

Dopo un breve periodo di assenza dalle panchine, durante il quale lavora come commentatore per la Rai, alla fine del 2007 viene contattato dalla Federazione del calcio inglese: è lui il nuovo allenatore che guida la prestigiosa nazionale d'oltremanica. Ai campionati mondiali del 2010 purtroppo la sua Inghilterra non arriva oltre gli ottavi di finale, battuta dalla Germania.

Si dimette dall'incarico di C.T. della nazionale inglese dopo che la Federazione aveva revocato la fascia di capitano a John Terry, contro suo il parere e senza che Capello fosse avvisato. Nello stesso periodo la compagnia aerea irlandese Ryan Air lo vuole come testimonial per un suo spot. Torna a firmare un nuovo contratto a metà del mese di luglio 2012, quando diventa C.T. di un'altra nazionale estera di calcio, quella della Russia.

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