Vasili Mitrokhin
Biografia • Segreti pubblici
Non è detto che Vasili Mitrokhin abbia valutato il potenziale esplosivo del suo gesto, quando iniziò a copiare meticolosamente i documenti che archiviava al Centro di Mosca per conto del servizio segreto più potente dell'epoca: il KGB. Certamente uno sforzo tanto immane non poteva che avere, almeno nella mente del nostro, una prospettiva di utilizzo importante.
Mitrokhin, ad un certo punto della sua vita decise di intraprendere la ciclopica copiatura di migliaia di schede provenienti da 300 mila documenti che egli doveva leggere, catalogare e mettere sotto chiave. Un lavoro analitico, certosino che durò per tantissimi anni, dal 1972 al 1984. Non rischiò mai di essere scoperto , ed è tutto dire visto il meccanismo di controllo che il KGB era solito predisporre anche per i propri dipendenti, se si tralascia rare situazioni nelle quali, il suo timore di essere scoperto, era dovuto più alla situazione di stress prolungato alla quale l'uomo era stato sottoposto piuttosto che per serie e concrete situazioni di pericolo. Di certo ci pensarono i britannici a renderlo consapevole dell'importanza del suo lavoro.
Così nel 1991 lo accolsero a braccia aperte come transfuga in possesso di materiale potenzialmente esplosivo da dare in pasto alla magistratura e, in un secondo momento, all' opinione pubblica. Fu immediatamente chiaro agli Inglesi il fatto di avere per le mani una quantità di materiale estremamente vasta, da studiare con attenzione, sperando di ricavarne spunti fondamentali per una ricostruzione più precisa e dettagliata degli anni oggetto della documentazione.
Vasili Nikitich Mitrokhin nasce il 3 marzo 1922 nella Russia centrale, non ci sono altre specificazioni a tal proposito. Le prime esperienze di Mitrokhin nei servizi segreti sovietici risalgono al 1948 e seguenti, nell'era delle paranoie staliniane per le quali si vedevano complotti dappertutto. Berija fu colui che fece le spese di questo clima, avversato da Breznev e condannato a morte il 24 dicembre del 1953 con l'accusa di voler ripristinare il capitalismo e il ruolo della borghesia.
Nel 1956 ci fu il primo passo verso una condanna forte del regime staliniano e anche Mitrokhin, nel suo piccolo, non osò più velare la sua insofferenza verso macroscopiche distorsioni del sistema sovietico cosicché fu trasferito, verso la fine del 1956, all'FCD (primo direttorato centrale) che aveva come funzione principale quella di rispondere alle richieste degli altri dipartimenti. Un altro passaggio fondamentale nella vita di Mitrokhin, e conseguentemente nelle sue scelte successive, fu il 68 praghese quando forse capì per la prima volta come il regime sovietico sarebbe stato eternamente irriformabile. Il movimento dissidente in Russia lo rassicurava sul fatto che non era solo a pensarla in una certa maniera sul regime di Mosca e, pur non avendo mai pensato di schierarsi apertamente con i difensori dei diritti umani, e quindi prendere parte alla loro organizzazione clandestina, si convinse della necessità di fare qualcosa. L'occasione arrivò nel giugno del 1972, quando il Primo Direttorato Centrale si spostò dalla Lubyanka a Jasnevo (sud-est di Mosca); nel passaggio dall'uno all'altro archivio, Mitrokhin fu l'unico responsabile di visionare e sigillare i circa 300.000 documenti appartenenti all'FCD. Il mercoledì Mitrokhin era alla Lubjanka a studiare i documenti S, sugli illegali presenti in Europa, il cuore del lavoro dell'archivista russo fatto pervenire molto più tardi in occidente.
Mitrokhin ricopiava i documenti che visionava su pezzi di carta, all'inizio piccolissimi poi progressivamente più grandi visti i scarsi controlli, li ricopiava nella sua casa moscovita e, durante il fine settimana, li trasportava nella sua dacia, li metteva dentro scatole del latte o recipienti di latta di varie dimensioni e li sotterrava sotto il piano rialzato della Dacia.
Fu il 7 novembre 1992 un grande giorno per Mitrokhin; dopo vari viaggi e contatti con gli inglesi, l'archivista partì definitivamente per l'Inghilterra con la sua famiglia ed il suo prezioso bagaglio. Il dossier rimase segreto dalla data in cui venne portato in Gran Bretagna fino all'uscita del libro ma, tuttavia, qualche giornale riuscì ad impossessarsi di alcune parziali notizie. Ciò avvenne in molti paesi Europei e anche negli Stati Uniti attraverso un giornale con una solida tradizione di inchiesta come il Washington Post.
Da quello che si può intuire, uno dei motivi del suo gesto potrebbe essere individuato in una ragione di tipo morale. Provvisto forse di una sensibilità anomala per quello che era lo standard degli agenti KGB, anche in virtù di una formazione cinica e ideologica alla quale tali uomini erano sottoposti, è possibile che con il trascorrere del tempo certe realtà che lui viveva giorno per giorno si siano mostrate a poco a poco nel loro lato più disumano, più moralmente deprecabile, più infimo a tal punto da suscitare in lui un disgusto talmente profondo da convincerlo, con tutti i rischi a cui andava in contro, ad uscire dal suo ufficio carico di "segreti" infilati dentro la suola delle scarpe.
Oppure, più semplicemente, copiare i documenti del servizio segreto russo ebbe, come fine primario, quello di porre in essere una sorta di vendetta nei confronti dei propri superiori. A parziale spiegazione di ciò bisogna segnalare che Mitrokhin all'inizio era un agente a tutti gli effetti e fu inviato in missioni rischiosissime e di grande responsabilità, come in Germania est ad esempio, segno palese della fiducia che i dirigenti del KGB riversavano sull'agente e sull'uomo. Con il passare del tempo però certi atteggiamenti e certe dichiarazioni private con amici e colleghi, certe prese di posizione velatamente critiche nei confronti di determinate decisioni dell'URSS, fecero ritenere ai suoi superiori che lui non fosse più adatto ad effettuare "il lavoro sul campo" con la necessaria determinazione e fedeltà. Così venne "degradato" a semplice archivista e sicuramente tale circostanza fu carica di conseguenze.
I rappresentanti del servizio segreto d'oltre Manica si accorsero subito di avere tra le mani del materiale "politicamente" interessante, sicuramente appetito da molti paesi stranieri, del quale il MI6 e il MI5 sarebbero diventati attenti custodi prima e autorevoli divulgatori poi.
Nel 1985 sale a capo dell'URSS Mikhail Gorbacev, leader riformatore, che cerca di intercettare il mal contento, ormai difficilmente gestibile, dei paesi del blocco sovietico oltre che della Russia stessa. Voleva avviare un processo di democratizzazione che avrebbe permesso, secondo le sue intenzioni, il risollevarsi da decenni di dittatura sanguinaria e irresponsabile pur rimanendo fedele ad un ideale di società socialista. Il grande moto di protesta da parte dei cittadini russi e dei paesi dell'est in generale, del quale la caduta del muro di Berlino non fu che l'aspetto "simbolico-mediatico", era una realtà della quale prendere atto.
Ciò va legato alla gravissima crisi economica entro la quale si trovavano a vivere i cittadini del blocco comunista: persone che non avevano più niente e per le quali la stagnazione economica, concetto di frangente nella società occidentale, rappresentava la regola. L'esplosione della fatiscente centrale nucleare di Cernobyl (1986) rappresentò per il mondo, al di là del disastro ambientale, il simbolo della caduta di un impero. Gorbaciev operò di slancio verso una progressiva democratizzazione del sistema accettando la nascita di sindacati indipendenti, di partiti politici non comunisti e, soprattutto, cercando di ammodernare il monolite economico sovietico attraverso timidi tentativi di liberalizzazione, in particolare nel settore agricolo. Tutto inutile.
L'URSS, paese complesso e contenitore di molteplici realtà, ognuna delle quali con la propria storia e i propri interessi da difendere, non poteva essere che governata attraverso il pugno di ferro come era sempre avvenuto del resto a partire dall'aristocrazia romantica dello zar, passando per la follia di Stalin e finendo con il cinico "buon senso" di Breznev e compagni. La fine dell'ambizioso progetto di Gorbacev fu sancita ufficialmente dal tentativo di colpo di stato dell'agosto 1991, fortunatamente fallito grazie alla ferma reazione della popolazione moscovita guidata da esponenti delle nuove forze politiche, tra i quali si mise in luce Boris Eltsin; il partito comunista divenne definitivamente illegale e, le repubbliche che formavano l'URSS, dichiararono una dopo l'altra la propria indipendenza.
Fu la capitolazione definitiva di un ammirevole tentativo volto alla reinterpretazione in chiave moderna di quella visione del mondo chiamata Socialismo ma, effettivamente, fu anche la fine di un regime sanguinario che perpetrava le proprie nefandezze da ormai troppi anni. Questa breve ricostruzione di uno dei periodi cruciali per quanto riguarda la storia russa e non solo, è funzionale a far capire la terza ragione che spinse Mitrokhin a porre in essere la sua operazione: soldi. Nessuno sa tuttora quanti soldi Mitrokhin abbia percepito per i suoi servigi all'occidente, ma è lecito pensare che l'assegno sia stato molto molto importante.
Il servizio segreto inglese avviò le proprie indagini per trovare i necessari riscontri oggettivi. Le ricerche si protrassero per tre anni. Il passo successivo fu rendere di pubblico dominio le informazioni raccolte da Mitrokhin. Per questo lavoro di verifica l'ex funzionario russo venne affiancato nel 1996 da uno storico, il professor Cristopher Andrew (il quale già ebbe modo di lavorare con Oleg Gordievskij, dissidente dei servizi segreti sovietici). Dei molti volumi che Mitrokhin e Andrew avrebbero dovuto pubblicare, solamente due giunsero alle stampe mentre l'archivista sovietico era ancora in vita. Vasili Mitrokhin muore il 23 gennaio 2004: il terzo volume sarebbe uscito postumo nel 2005.
Foto e immagini di Vasili Mitrokhin
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