Bettino Ricasoli
Biografia • Barone di ferro
Il barone Bettino Ricasoli nasce a Firenze il 9 marzo del 1809 da Luigi ed Elisabetta Peruzzi. Completa gli studi in agronomia ed assume la gestione del dissestato patrimonio di famiglia, risanandolo, ma intanto cresce in lui un'autentica passione per la politica che lo trasformerà, negli anni a venire, in un valente statista.
Affascinato dalle idee liberali moderate, forgiatesi soprattutto con gli scritti di Italo Balbo e Massimo d'Azeglio, diviene grande amico di Raffaele Lambruschini e Vincenzo Salvagnoli. Auspice dell'unità d'Italia, nel 1847 fonda il giornale "La Patria".
Favorevole al rientro del granduca Leopoldo in Toscana, avversa Francesco Domenico Guerrazzi che ne detiene il potere, ma è una scelta della quale dovrà subito pentirsi a causa degli ammiccamenti di Leopoldo nei confronti degli austriaci. Allora si ritira nel castello di famiglia di Brolio dedicandosi esclusivamente all'agricoltura ed alla bonifica della Maremma costiera, ritornando alla politica soltanto dieci anni dopo, nel 1859, dopo la fuga del granduca.
Il 27 aprile dello stesso anno Ricasoli è chiamato a ricoprire il ruolo di Ministro dell'Interno del Governo Toscano e, poco dopo, di Primo Ministro, dando vita, sostanzialmente, ad un governo dittatoriale provvisorio; in tale ruolo promuove l'annessione della Toscana al Piemonte (Regno Sardo), nella convinzione che questa sia l'unica strada percorribile per avviare il processo di unificazione nazionale.
E', questo, il suo capolavoro politico: il passaggio storico, cioè, che grazie alla sua intuizione, agevola il superamento delle culture del "campanile" aprendo ad una visione più ampia e moderna di "Stato". La sua idea sopravanza persino quella iniziale di Cavour, che pensa ad uno Stato dell'alta Italia, mentre lui immagina un'Italia unita dalle Alpi alla Sicilia, e quando, nel 1861, succede al Conte nella carica di Primo Ministro, fa di tutto per risolvere anche il problema romano.
Bettino Ricasoli rimane in carica fino all'anno successivo, quando i dissapori con Vittorio Emanuele II lo inducono alle dimissioni. Nel giugno 1866 riprende la Presidenza del Consiglio. Egli, fervido credente, auspica da sempre il ridimensionamento del potere della Chiesa che deve soggiacere alle leggi dello Stato laico per salvaguardare la propria stessa missione altamente spirituale. E ci prova con un disegno di legge "sulla libertà della Chiesa", presentato nel gennaio 1867, che gli scatena contro reazioni di una tale portata da costringerlo, nell'aprile dello stesso anno, a nuove, definitive dimissioni.
Rimane parlamentare fino al 1870, conservando un ruolo di primo piano nel mondo culturale fiorentino.
Bettino Ricasoli trascorre l'ultimo decennio di vita a Gaiole in Chianti, nel castello di Brolio, ove muore il 23 ottobre del 1880, all'età di 71 anni.
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