Sidney Sonnino
Biografia • Un toscano meridionalista
Sidney Costantino Sonnino nasce a Pisa il giorno 11 marzo 1847. Anglicano, il padre ha origini ebraiche mentre la madre è gallese. Avvocato, barone con idee liberali, meridionalista, anticlericale e con una grande passione politica, dopo gli studi intraprende la carriera diplomatica, che lo porta per brevi periodi, prima a Madrid, poi a Vienna e quindi a Parigi.
Rientrato in Italia, sospende l'attività diplomatica per interessarsi alla questione meridionale ed alle condizioni dell'agricoltura in Italia e, in particolare, dei contadini siciliani e fonda, insieme al barone Leopoldo Franchetti la rivista "Rassegna Settimanale".
Il giornale, nato per trattare argomenti di carattere economico-finanziario, finisce con lo sfociare nel dibattito politico.
Nel 1880 Sonnino viene eletto deputato. Da ministro delle Finanze e del Tesoro nel Governo Crispi, dal 1893 al 1896, affronta con decisione e competenza la grave questione del passivo del bilancio dello Stato. Incrementa il potere di controllo sul sistema bancario e rilancia la Banca d'Italia.
Alla grave crisi politica in atto, in forza della quale Crispi si dimette nel 1896, Sonnino il 15 gennaio 1897 pubblica un articolo sulla "Nuova Antologia", dal titolo "Torniamo allo Statuto", nel quale lancia l'allarme per le minacce che clero e socialisti rappresentano per il liberalismo ed auspica la cancellazione del governo parlamentare ed il ritorno all'assegnazione del potere esecutivo al re come unico atto possibile per scongiurare il pericolo.
Guida l'opposizione liberale contro Giolitti. Presidente del Consiglio da febbraio a maggio del 1906 e poi da dicembre 1909 a marzo 1910, affronta l'annosa questione meridionale con un programma di riforme in materia agraria. Incoraggia ulteriormente la libertà di stampa.
Dal 1915 al 1919 è Ministro degli Esteri nel secondo governo Salandra e in tale ruolo conduce le trattative prima con l'Austria e poi, segretamente, con le potenze dell'Intesa per l'entrata in guerra dell'Italia. È ancora ministro da giugno 1916 ad ottobre 1917, con Boselli, e da ottobre 1917 a giugno 1919 con Orlando. Nel 1920 è nominato senatore.
Sottoscrive i più importanti accordi internazionali, dal Patto di Londra del 26 aprile 1915, al Trattato di San Giovanni di Moriana, dell'aprile 1917, che definisce il ruolo dell'Italia in medio oriente, alla Conferenza di Parigi del 18 gennaio 1919 e lavora ai preparativi della pace che sfociano nel Trattato di Varsailles, il 28 giugno 1919. Nello stesso anno, anche per via della delusione per i risultati ottenuti a Parigi e a Versailles, abbandona la vita politica.
Settantacinquenne, Sidney Sonnino si spegne a Roma il 24 novembre 1922, quando l'Italia si appresta a vivere una pagina drammatica e del tutto nuova. Poco meno di un mese prima, infatti, Mussolini aveva marciato su Roma.
Sonnino lascia numerose opere, alcune delle quali sono raccolte pubblicate postume: "Libro Verde. Documenti diplomatici presentati al Parlamento Italiano dal Ministro degli Affari Esteri Sonnino", Treves, Milano, 1915; "La Sicilia nel 1876, II, I contadini in Sicilia", Barbera, Firenze, 1877; "Il canto VI del Paradiso, Roma-Firenze, Sansoni, 1905; "Il suffragio universale in Italia. Con osservazioni e rilievi d'attualità", Nerbini, Firenze, 1906; "Il perché della nostra guerra. Documenti del 'Libro verde' nel testo integrale", Torino, Torellini, 1915; "Discorsi per la guerra", Foligno, Campitelli, 1922; "Discorsi parlamentari", 3 voll. Tipografia della Camera dei Deputati, Roma, 1925; "Diario", 3 voll. Laterza, Bari, 1972; "Scritti e discorsi extraparlamentari", 2 voll. Laterza, Bari, 1972; "Carteggio", 3 voll. Laterza, Bari, 1974-1981; "Lettere di Sidney Sonnino ad Emilia Peruzzi, 1872-1878", Scuola normale superiore, Pisa, 1998.
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