George Marshall
Biografia • Mai senza un piano
George Catlett Marshall junior nasce a Uniontown, cittadina di 3.500 abitanti in Pennsylvania. È l'ultimo figlio di George Marshall senior, proprietario di una prospera azienda che produce carbone coke per gli altiforni delle acciaierie, e di Laura Bradford Marshall.
Il commovente benvenuto tributato ai volontari di Union Town al loro rientro dalla guerra ispano americana fa maturare in Marshall la decisione di intraprendere la carriera militare. Tuttavia, il giovane George è tutt'altro che uno studente modello, e questo crea un problema: frequentare l'accademia militare di West Point è l'unico modo sicuro per fare carriera nell'esercito, ma i suoi voti sono troppo bassi per essere ammesso. Deve perciò ripiegare sull'istituto militare della Virginia. Dove, però, continua a non distinguersi per profitto. Un rapporto di quei tempi recita: "L'unica cosa che può fare è sudare".
Ad allietare questi anni della sua vita è la giovane Elizabeth Carter Coles, soprannominata Lily, che abita in una bella casetta bianca nelle vicinanze dell'istituto e di cui Marshall si innamora predutamente.
Nel 1901 George Marshall ottiene il diploma con bassissimi voti. Il padre deve usare tutte le sue conoscenze perché sia ammesso all'esame per entrare, finalmente, a West Point. Ma da ora in avanti George sorprenderà coloro che lo conoscevano come allievo mediocre. Supera l'esame a pieni voti. Nel dicembre 1902 diventa ufficiale. Questo per lui significa anzitutto una cosa: che può finalmente sposare Lily.
Ritornato in servizio, Marshall chiede di essere inviato alla scuola di fanteria e cavalleria dell'esercito. Alla fine del primo anno è il migliore allievo. Al termine del secondo anno è il miglior cadetto della scuola. Si sparge la voce dell'esistenza di questo giovane e brillante tenente, che molti ufficiali anziani vogliono avere fra i loro effettivi. I rapporti sul suo stato di servizio redatti dagli ufficiali anziani sono straordinari. In uno, in particolare, l'ufficiale anziano dichiara che avrebbe voluto essere lui ai comandi di Marshall, e non viceversa.
Scoraggiato dalla quasi impossibilità di ottenere una promozione in un esercito in cui l'unico metro è l'anzianità, Marshall è tentato di abbandonare la carriera militare. Ma il 6 aprile 1917 la Prima Guerra Mondiale coinvolge gli Stati Uniti.
Il 26 giugno 1917 George Marshall è il secondo americano a scendere dalla prima nave che trasporta le truppe americane in Francia. Viene nominato maggiore ad interim in qualità di ufficiale responsabile delle operazioni della prima divisione. Si trova, però, a comandare truppe mal preparate.
Le sanguinose conseguenze di un addestramento inadeguato, di un armamento insufficiente, degli errori logistici di un comando debole, gli si palesano nel modo più drammatico. Sviluppa così un vero culto della preparazione militare e dell'efficienza del comando, che lo conduce ben presto a uno scontro ai limiti dell'incoscienza. Quando John Pershing, comandante del corpo di spedizione americano, ispeziona la divisione di Marshall e se la prende con l'ufficiale in comando, il generale Sibert, davanti alle sue truppe, Marshall prende letteralmente Pershing per un braccio e lo rimprovera aspramente, chiedendogli perché stia scaricando sul generale Sibert colpe che sono sue. Quando Pershing riesce finalmente a divincolarsi, tutti sono conviti che la carriera di Marshall sia finita. Ma le cose vanno ben diversamente: Pershing chiede a George Marshall di entrare a far parte del suo staff.
Come tenente colonnello ad interim, Marshall diventa famoso per la sua ingegnosità organizzativa, guadagnandosi il soprannome di "il mago", e presto viene promosso colonnello.
Finita la guerra, il generale Pershing, posto al comando dello Stato Maggiore, lo sceglie come aiutante, affidandogli una grande responsabilità. Ma su Marshall si abbatte una tragedia personale: nel 1927, il cuore debole che ha sempre minato la salute di Lily si ferma dopo un intervento di poco conto. Lui ne rimane sconvolto, e trascorre settimane nella totale prostrazione.
Il successivo incarico di Marshall è presso la scuola di fanteria di Fort Benning, dove apporta innovazioni tali da far coniare il termine "Benning Revolution". Novità arrivano anche nella sua vita privata: incontra l'affascinante ex attice Katherine Boyce Tupper Brown, una donna molto intelligente, vivace e attraente. Un giorno George si offre di accompagnarla in macchina a casa, a Columbus. Dopo un'ora e mezza che girano per la città, la futura signora Marshall chiede al colonnello: "Colonnello, lei non conosce molto bene Colmubus, vero?". Le rispose: "Mia cara, se non conoscessi Columbus come il palmo della mia mano, come avrei potuto girare per un'ora e mezza senza mai passare davanti a casa sua?". Dopo sei settimane sono già sposati, e lui l'adorerà per il resto della sua vita.
Nel 1938 Marshall viene chiamato a Washington in qualità di generale di brigata, a capo della commissione per la pianificazione bellica dello stato maggiore. Entrà così nella "stanza dei bottoni", nella cerchia di potenti che attorniano il presidente Franklin Delano Roosevelt. L'austero Marshall, tuttavia, non permette a Roosevelt, affabile incantatore, atteggiamenti confidenziali. Alle battute del presidente, riuscite o meno che siano, ridono tutti i presenti. Tranne Marshall.
Il contegno di Marshall nei confronti del presidente fa presagire che non manterrà a lungo il suo posto. Ma ancora una volta le asperità del suo carattere, ben lungi dal nuocergli, vengono apprezzate: Roosevelt lo nomina Capo di Stato Maggiore. Il giorno 1 settembre 1939 è il giorno fissato per il giuramento. Quella mattina viene svegliato dalla notizia che l'esercito tedesco ha invaso la Polonia.
Molti, in America, vorrebbero restare fuori dal conflitto. Marshall è l'uomo che, in piena sintonia con Roosevelt, riesce a convincere il Congresso che bisogna tenersi pronti. Il 7 dicembre 1941, gli aerei giapponesi bombardano la flotta Usa a Pearl Harbour: l'America è in guerra.
Memore dell'inefficienza del comando che ha conosciuta e patita nel 1918, si dà a potare i rami secchi, congedando i troppi comandanti vecchi, smemorati, fisicamente incapaci, e li rimpiazza con uomini come Dwight Eisenhower, Omar Bradley e George Patton. Inoltre, sa che un esercito di leva non può essere trattato con la durezza che si usa con i professionisti: nell'ambiente è noto che, se qualche superiore non si prende cura delle proprie truppe, dovrà fare i conti con Marshall. Inizialmente, scrive una lettera ai genitori di ogni soldato ucciso. Presto deve smettere, ma si assicura che Roosevelt riceva i dettagli delle cifre dei caduti almeno una volta alla settimana.
Dal punto di vista strategico, il suo punto di vista è che si debba procedere senza tergiversare in azioni secondarie all'invasione in massa attraverso la Manica. Ad uno dei suoi incontri di mezzanotte, intorno ad una bottiglia di Cognac, Churchill elenca i vantaggi che deriverebbero dall'attacco all'isola di Rodi. Marshall è lapidario: "Non morirà nemmeno un soldato americano su quella dannata spiaggia". Churchill non menzionerà più Rodi.
Nel 1944, finalmente, scatta l'operazione Overlord. Marshall è tra i candidati al comando, ma Roosevelt decide infine che resterà a Washington.
Nel maggio 1945 la Germania si arrende. Ma la guerra non è finita, si combatte ancora nel Pacifico. Marshall approva la decisione di sganciare le bombe atomiche sul Giappone. Commenterà in seguito: "La bomba pose fine alla guerra, quindi si rese giustificabile".
Il Capo di Stato Maggiore George Marshall va in pensione con tutti gli onori nel novembre del 1945. Il tanto atteso ritorno nella sua casa in Virginia è finalmente arrivato. Ma dura appena un giorno: il Presidente Truman (succeduto a Roosevelt che è morto prima di poter gioire della fine del conflitto) gli chiede di fare da ambasciatore in Cina per mediare un pacifico accordo tra il nazionalista Chiang Kai-shek e il comunista Mao Zedong. Il fallimento di questa missione causerà molte amarezze a Marshall negli anni della guerra fredda.
Anche questa volta, non gli è concesso di trascorrere molto tempo a casa con Katherine: Truman lo nomina Segretario di Stato. Nella primavera del 1947, all'università di Harvard, dove è andato a ricevere una laurea honoris causa, tiene un breve discorso in cui propone di rimettere in piedi l'Europa devastata dalla guerra con l'aiuto americano. In dieci minuti e in otto pagine presenta il famoso "European Recovery Program", destinato a passare alla storia come il "Piano Marshall". Grazie ad esso, l'Europa potrà sanare in pochi anni le ferite materiali del più terribile conflitto della storia.
George Marshall rassegna le dimissioni da Segretario di Stato il 20 gennaio 1949 e si ritira nuovamente nella sua casa in Virginia. In 10 anni, ha avuto solo 19 giorni di riposo. Ormai ha 69 anni e la sua salute si sta deteriorando: è pronto a uscire di scena. Ma nel giugno 1950 le forze comuniste dalla Corea del Nord irrompono nella Corea del Sud. Le truppe inviate dal Presidente Truman a difesa di quest'ultima, tragicamente sproporzionate e prive dell'addestramento, si trovano praticamente respinte in mare.
Due mesi più tardi, uno stanchissimo George Marshall viene richiamato a prestare giuramento come Segretario alla Difesa. Ancora una volta, nelle sue mani l'esercito americano acquista in breve perfetta efficienza. Nel frattempo, però, la vittoria dei comunisti di Mao Zedong in Cina lo rende oggetto di aspre critiche. Lo si accusa di avere lasciato la Cina in balia di se stessa, rispolverando persino il fallimento della sua missione diplomatica nell'immediato dopoguerra. Il senatore Joseph McCarthy del Wisconsin, a cui la storia deve il poco edificante capitolo della caccia alle streghe, arriva a definirlo un traditore. Marshall ne è colpito, ma replica con pacatezza: "Dio benedica la democrazia! L'approvo pienamente, ma quanto mi fa soffrire...".
Nel 1953, mentre l'America pare dimenticarne i meriti, George Marshall viene insignito del premio Nobel per la pace grazie al piano che porta il suo nome.
Trascorre gli ultimi anni della sua vita nella sua amata casa a Lisburg, in Virginia, in compagnia della moglie Katherine. Dopo essere stato ricoverato all'ospedale Walter Reed, in seguito a una serie di ictus, George Marshall si spegne il 16 ottobre 1959.
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