Deng Xiaoping
Biografia • Gatto acchiappa topo
Deng Xixian (nome originario di Deng Xiaoping) nasce nel villaggio di Paifangcun (nella provincia del Sichuan, Cina), il 22 agosto 1904. La data, in realtà, non è certissima, a causa del fatto che Xiaoping, pur sostenendo la necessità di precisi resoconti storici, ha sempre rifiutato di scrivere le sue memorie o di autorizzare una propria biografia. A partire da ciò, dunque, alcuni sinologi hanno sollevato perplessità circa l'attribuzione di date certe nella vita del leader.
Ad ogni buon conto, questo è comunque il giorno "ufficiale" che appare sulle biografie internazionali del politico cinese.
Figlio di una stirpe di antiche tradizioni, Deng ebbe un padre assai vivace, che sposò quattro mogli e fece numerosi figli; la prima moglie era di fatto sterile e fu dunque con la seconda (la concubina Tan Shi Deng), che generò Xiaoping. Discendente dunque di avi di nobili origini, risalenti alla Cina nobiliare, la famiglia Deng godeva di buona prosperità economica, anche se ancora in gran parte radicata nella campagna, ossia nel piccolo borgo di Xiexing. La figura paterna, di cui si diceva, è la più importante nella crescita del piccolo Deng, in questo molto simile all'altro leader storico cinese, il leggendario Mao. Tuttavia, mentre quest'ultimo ha sempre dichiarato odio e rancore verso il genitore, Deng ha avuto la fortuna di stabilire sempre ottimi rapporti con entrambi i parenti, rapporti intrisi di rispetto e ammirazione. La morte del padre, oltretutto, fu assai violenta, dato che venne decapitato durante un'imboscata di banditi, forse prezzolati dai suoi nemici locali.
Il borgo di Xiexing era isolato ma aveva ugualmente una piccola scuola confuciana. Deng aveva anche un istitutore privato dal quale imparò la calligrafia, espressione artistica poi coltivata per tutta la vita. Nel 1916 raggiunge Chongqing, dove per un anno e mezzo studiò presso un vecchio rivoluzionario che preparava i giovani e spaesati provinciali al programma di studio-lavoro nella lontana Francia. Ed è così che nel '20 arriva a Parigi: gli anni del suo soggiorno francese saranno decisivi per la sua formazione. Infatti, quivi entra nel '22 nella Lega della Gioventù Socialista e quindi, due anni dopo, nel Partito Comunista Cinese, del quale ricopre la nomina di Segretario Generale del Comitato Centrale tra il '27 e il '29.
Successivamente, ha modo di effettuare un soggiorno a Mosca, utile per appropriarsi sempre meglio dei complessi meccanismi politici tipici della gestione comunista del potere. Rientrato in patria, trova però un paese messo a dura prova dalla guerra civile e dalle occupazioni straniere: nel '34 partecipa alla Lunga Marcia e, nel corso della guerra di resistenza contro il Giappone, diviene Vicedirettore del Dipartimento Politico Generale dell'Ottava Armata. Partecipa quindi alla Guerra di Liberazione Nazionale e contribuisce alla liberazione di Nanchino.
Questo è un momento assai fulgido per la sua carriera, che lo vede instaurarsi nelle cariche più prestigiose del Partito Comunista Cinese.
Nel '56, però, perde tutte le cariche, a causa della sua contrapposizione rispetto alla linea "maoista" e alla conseguente "Rivoluzione Culturale" instaurata dal tristemente celebre "Padre della patria".
Esautorato da ogni potere, viene confinato con la famiglia nel suo appartamento, quindi sottoposto a umilianti sedute di critica e costretto in ginocchio ad ascoltare accuse farcite di insulti.
Sarà obbligato a lavorare in una fabbrica di locomotive a trenta chilometri da Pechino.
Ma la "Rivoluzione Culturale" si accanirà anche su tutta la sua famiglia, tra fratelli suicidi (?) a causa delle persecuzioni delle Guardie Rosse e cognati arrestati e "rieducati" a causa di semplici eredità (uno di questi fu ad esempio trucidato per questo, con l'accusa di essere un "capitalista"). Nel settembre del 1968, il figlio prediletto di Deng, Pufang, dopo essere stato aggredito e malmenato, venne gettato dalla finestra di un quarto piano dell'Università. La caduta gli provocò una lesione permanente alla colonna vertebrale che lo costringe ancora oggi alla sedia a rotelle.
Deng Xiaoping sarà reintegrato nel '73 alla carica di Vice-premier del Consiglio di Stato per decisione del Comitato Centrale del Partito; quindi eletto Vicepresidente del Comitato Centrale e membro della Commissione Permanente dell'Ufficio Politico alla II sessione plenaria del X Comitato Centrale, nel '75.
La sua ascesa, a partire dal '73, segna la fine della rivoluzione culturale, anche se rimase inizialmente coinvolto nelle contraddizioni tra fazioni che segnarono il dopo-Mao. Dopo la sciagurata impostazione economica di quest'ultimo, la Cina è divenuto un Paese difficilmente controllabile nelle sue spinte ideali e sociali e uno Stato altrettanto difficile da ammodernare e da condurre sugli standard delle moderne democrazie. Per fare questo, Xiaoping ha saggiamente ritenuto di dover fare affidamento su di una politica che miscelasse entrambe le tendenze; in sostanza, di "mantenere la via socialista e sostenere la dittatura democratica del popolo", ma, contemporaneamente di iniziare la fase riformistica della cosiddetta "porta aperta" (ossia introducendo massicce ma controllate dosi di libero mercato).
Al XII Congresso Nazionale, nell'82, il leader ha fatto emergere la necessità di integrare la "verità universale" del marxismo con la realtà concreta della Cina per costruire un socialismo con le caratteristiche cinesi. Una sua celebre metafora, che soleva ripetere spesso in occasioni delle riflessioni sul mercato era: "non importa che il gatto sia bianco o nero; ciò che importa è se acchiappa i topi". Deng fu dunque uno fra i principali promotori di una democratizzazione sostanziale del paese, nel tentativo di coniugare riforme economiche improntate ad una maggiore liberalizzazione del mercato con gli equilibri interni ancora segnati a fuoco dal comunismo.
In seguito, Deng mantenne le cariche ricevute, aggiungendovi quella di Presidente della Commissione militare centrale nell'81 e di Presidente della Commissione militare centrale della RPC nell'83, dalle quali si dimise rispettivamente nel novembre 89 e nel e nel marzo 90, avendo la sua figura politica subito un oscuramento dopo i contrastati accadimenti di Tiananmen.
Dal 94 aveva abbandonato la vita politica dimettendosi da tutte le cariche (da un'unica carica non si era mai dimesso, dalla Presidenza dell'Associazione Nazionale di bridge) e non compariva in pubblico per le sue condizioni di salute.
La sua morte è stata ufficialmente annunciata alle 21:08 del 19 febbraio 1997.