Faye Dunaway
Biografia
Dorothy Faye Dunaway nasce il 14 gennaio del 1941 a Bascom, in Florida, figlia di un militare dell'esercito statunitense. Proprio a causa dell'impiego del padre, sin da piccola cambia spesso città.
Stabilitasi a Boston, studia recitazione per poi trasferirsi a New York, dove è allieva di Elia Kazan e lavora al Lincoln Center Repertory Theater.
Nel 1961 debutta a Broadway prendendo parte a "A man for all seasons", dove interpreta la figlia di Thomas More.
Successivamente, lavora ancora a Broadway e ottiene una piccola parte in "E venne la notte" (nel quale duetta con Jane Fonda), per la regia di Otto Preminger, fino a quando viene scritturata per "Cominciò per gioco" da Elliot Silversten: nel film Faye Dunaway ha l'opportunità di recitare al fianco di Anthony Quinn.
Chiamata da Arthur Penn per "Gangster Story", pellicola ispirata alla storia di Bonnie e Clyde che vede nel cast Gene Hackman e Warren Beatty, ottiene per la sua interpretazione una candidatura come migliore attrice protagonista agli Oscar.
Nel 1968 Faye prende parte a "Il caso Thomas Crown", di Norman Jewison, e viene diretta da Vittorio De Sica in "Amanti"; sul set, conosce Marcello Mastroianni e intraprende con lui una relazione amorosa, che però dura poco tempo.
Lasciata l'Italia e tornata negli Stati Uniti l'anno successivo, Faye Dunaway ritrova il suo antico maestro Elia Kazan ne "Il compromesso" (che la vede al fianco di Kirk Douglas), entrando anche nel cast del film di John Frankenheimer "Il capitano di lungo... sorso". Divenuta, a cavallo tra la fine degli anni Sessanta e l'inizio degli anni Settanta, una delle attrici più richieste di Hollywood, recita in "Mannequin - Frammenti di una donna", di Jerry Schatzberg, prima di ritrovare di nuovo dietro la macchina da presa Arthur Penn ne "Il piccolo grande uomo", con protagonista Dustin Hoffman.
Gli anni '70
Tra il 1971 e il 1973 Faye Dunaway recita in "Doc", di Frank Perry, in "Unico indizio: una scarpa gialla", di René Clément, in "I duri di Oklahoma", di Stanley Kramer, e in "I tre moschettieri", di Richard Lester.
Bella e talentuosa, prende parte a "Chinatown", di Roman Polanski, grazie al quale conquista la sua seconda candidatura agli Oscar. Nel 1974, poi, fa parte del cast stellare del film di John Guillermin "L'inferno di cristallo", che comprende anche Robert Wagner, Steve McQueen, Paul Newman, Jennifer Jones, Fred Astaire e William Holden.
Nello stesso anno si sposa con Peter Wolf: il matrimonio durerà fino al 1979. Nel frattempo, tocca l'apice della sua vita professionale: dopo essere stata protagonista con Robert Redford del thriller "I tre giorni del Condor", per la regia di Sydney Pollack, nel 1977 si aggiudica il premio Oscar e il Golden Globe come migliore attrice per la sua interpretazione in "Quinto potere", diretto da Sidney Lumet.
Gli anni '80
Nel 1980 l'attrice americana recita in "Delitti inutili", per la regia di Brian G. Hutton, e l'anno successivo appare in "Mammina cara", di Frank Perry: per la sua interpretazione del personaggio di Joan Crawford le viene assegnato anche un Razzie Award come peggiore attrice.
Nel 1983 si sposa di nuovo, questa volta con Terry O'Neil: anche in questo caso, però, le nozze dureranno poco, concludendosi nel 1987.
Dopo aver fatto parte del cast de "L'avventuriera perversa", di Michael Winner, e di "Prova d'innocenza", di Desmond Davis, Faye Dunaway viene diretta da Jeannot Szwarc in "Supergirl - La ragazza d'acciaio". Nel 1987 lavora a "Barfly - Moscone da bar", di Barbet Schroeder, mentre l'anno seguente è in "Bruciante segreto", di Andrew Birkin, e in "La partita", di Carlo Vanzina.
Dopo essere apparsa in "Aspetta primavera, Bandini", di Dominique Deruddere, lavora con un'altra regista italiana, Lina Wertmuller, in "In una notte di chiaro di luna".
Gli anni '90
All'inizio degli anni Novanta compare in "Il racconto dell'ancella", di Volker Schloendorff, e in "Indagine allo specchio", di Amos Kollek, prima di essere diretta da Emir Kusturica in "Il valzer del pesce freccia". È il 1993, anno in cui Faye recita anche in "Maledetta ambizione", per la regia di Tom Holland: un film che le vale, suo malgrado, il secondo Razzie Award della sua carriera.
In seguito, l'interprete statunitense prende parte a "Insoliti criminali", di Kevin Spacey, a "Don Juan DeMarco - Maestro d'amore", di Jeremy Leven, e a "Dunston - Licenza di ridere", di Ken Kwapis.
Nel 1996 recita per James Foley in "L'ultimo appello", mentre due anni più tardi appare in "Giovanna d'Arco", diretta da Luc Besson, oltre che in "Gioco a due", di John Mc Tiernan, e in "Jack lo squartatore", di William Tannen.
Gli anni 2000
Tra il 2000 e il 2002 prende parte a "The Yards", di James Gray, a "Changing Hearts", di Martin Guigui, e a "Le regole dell'attrazione", di Roger Avary. Dopo avere partecipato a un episodio - come guest star - della serie televisiva "CSI - Scena del crimine", torna al cinema nel 2007 con "Say it in Russian", di Jeff Celentano; sul piccolo schermo, invece, veste i panni del governatore di Los Angeles nella miniserie drammatica "Pandemic - Il virus della marea", accanto ad Eric Roberts e a Tiffani Thiessen.
Nel 2008 è sul grande schermo con "La rabbia", di Louis Nero, e con "Flick", di David Howard. Il 2009 è un anno di grande lavoro per la Dunaway, impegnata in "Balladyna" di Dariusz Zawislak, in "Caroline & The Magic Stone" di Jowita Gondek, in "21 and a Wake-Up" di Chris McIntyre e in "The Seduction of Dr. Fugazzi" di October Kingsley.
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