Sidney Lumet
Biografia • Attraverso gli anni di Hollywood
Sidney Lumet nasce a Filadelfia, negli USA, il 25 giugno del 1924. Considerato un grande regista, oltre che sceneggiatore, attore e produttore cinematografico, è il teatro, però, il suo punto di partenza. A lanciarlo sul palcoscenico dell'Yddish Art Theatre di New York, all'età di soli quattro anni, nel 1924, è il padre, l'attore Baruch Lumet, marito della ballerina Eugenia Wermus. Figlio d'arte, il piccolo Sidney risente subito delle avanguardie teatrali newyorchesi, immerse di slanci civili e politici. Si fa le ossa al Professional Children School e, in ambito televisivo, curando la regia di alcune serie televisive per il network CBS. Sin da queste prime battute però, si rivela in lui lo stile diretto, impegnato, con un linguaggio "stretto" sui personaggi, tipico della sua produzione futura. Ed è in questi anni che inizia anche la sua "carriera di marito". Nel 1949 infatti, sposa la sua prima moglie, l'attrice Rita Gam. Cinque anni dopo, nel 1954, divorzia e sposa un'altra attrice, Gloria Vanderbilt, ma anche con lei le cose non vanno meglio e divorziano nel 1963.
Nel frattempo, nel 1957 il trentatreenne Sidney Lumet debutta al cinema come regista, con il lungometraggio "La parola ai giurati", il quale scava nel razzismo e nella violazione dei diritti civili. L'interprete d'eccezione è l'amico Henry Fonda e il film ottiene l'Orso d'Oro al Festival di Berlino e una nomination all'Oscar. L'anno dopo esce con "Il Fascino del palcoscenico", un omaggio al teatro, da cui trae spunto per i futuri film di successo. Tra questi, grande successo ha "Pelle di serpente", del 1959, con Anna Magnani e Marlon Brando.
Negli anni Sessanta Sidney Lumet si apre alle tecnologie moderne con film più spettacolarizzati ma, forte della sua mai nascosta fede democratica, non rinuncia mai ai temi dell'impegno civile. "A prova di errore", del 1963, risente del clima di crisi nucleare di quegli anni. Qui, il presidente americano è interpretato ancora una volta da Henry Fonda. Sulla stessa scia poi, ma affrontando l'uno l'odio razziale, l'altro la condizione femminile, sono "L'uomo del banco dei pegni" e "Il gruppo", entrambi del 1965, con protagonisti rispettivamente Rod Steiger e la giovane Candice Bergen. L'attore Sean Connery invece, è presente ne "La collina del disonore", coevo dei precedenti film.
Intanto, la vita privata del regista di Filadelfia lo vede protagonista di un altro matrimonio, quello con Gail Buckley, che gli dà due figlie: la montatrice del suono Amy Lumet e l'attrice Jenny Lumet. Negli anni che vanno dal 1972 in poi, per tutto il decennio, Sidney Lumet si ritaglia il proprio posto ad Hollywood, affermando definitivamente le proprie qualità artistiche.
Con "Rapina record a New York", di quell'anno, inaugura il filone della violenza metropolitana, facendo suo, a seconda del tipo di film, il punto di vista del poliziotto o del criminale. Il 1973 è l'anno di "Serpico" e il 1975 quello di "Quel pomeriggio di un giorno da cani": in entrambi i film, c'è un Al Pacino agli inizi della sua carriera ma già pieno di talento. Tra questi due, si inserisce "Assassinio sull'Orient-Express", ricavato da una storia della scrittrice di gialli Agatha Christie. Qui, il cast mette insieme attori come Lauren Bacall, Anthony Perkins, Sean Connery, Vanessa Redgrave, Albert Finney e Ingrid Bergman, che vince l'Oscar come migliore attrice non protagonista.
L'anno dopo Sidney Lumet torna all'impegno, ma lo fa attraverso un film differente, che parla del sistema televisivo e, soprattutto, del pubblico. "Quinto potere", grande film del 1976, mette in luce il ruolo politico e autoritario di chi controlla i mass media per propri fini, ed è tanto "disturbante" quanto illuminato. Non a caso, i due attori protagonisti, Peter Finch e Faye Dunaway, vincono l'Oscar. Intanto, divorzia da Gail Buckley e sposa la sua ultima moglie, nel 1980, Mary Gimbel. Paul Newman invece, è l'avvocato alcolista de "Il verdetto", girato nel 1982 e considerato un altro grande film d'impegno. In "Daniel" invece, del 1983, Sidney Lumet mette alla berlina l'intero sistema maccartista. Nel 1986, il film "Il mattino dopo" vede l'attrice Jane Fonda nominata all'Oscar.
A partire da questo momento, il regista di Filadelfia comincia una fase calante, caratterizzata da eccessivi richiami alle proprie produzioni. La denuncia civile resta, ma si affievolisce, perde di originalità. È il caso "Vivere in fuga", del 1988, di "Terzo grado", del 1990, e di "Prove apparenti", del 1996. Ma è soprattutto con il remake di uno storico film firmato Cassavetes che Sidney Lumet perde la sua partita: il suo "Gloria", del 1998, con Sharon Stone nella parte della "pupa del gangster", viene molto criticato e si rivela un flop.
Nel 2004 gira "Strip Search" con Glenn Close e nel 2005, con Vin Diesel, il film "Prova a incastrarmi". I due film non ottengono un grande successo di critica e pubblico ma, nonostante ciò, alla settantasettesima edizione degli Oscar, nel 2004, riceve il riconoscimento alla carriera. Un colpo d'ala, infine, Sidney Lumet lo dà in "Onora il padre e la madre", nel 2007, con Ethan Hawke e Philip Seymour Hoffman, incassando più di 25 milioni di dollari al botteghino mondiale e raccontando una storia cruda, drammatica, fatta di sangue e disperazione.
Infine, nel 2009 prende parte al documentario "I Knew It Was You", diretto da Richard Shepard, in memoria dell'attore John Cazale a trent'anni dalla morte.
Muore il 9 aprile 2011 all'età di 86 anni.
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