Andrea Zanzotto
Biografia • Amata campagna veneta
Il poeta italiano Andrea Zanzotto nasce il 10 ottobre del 1921 a Pieve di Soligo, nella provincia di Treviso, da Giovanni e Carmela Bernardi. Due anni più tardi Nel 1923 nascono le due sorelle gemelle Angela e Marina; nel 1924 Zanzotto inizia a frequentare la scuola materna, gestita da suore che seguono il metodo Montessori. Nel 1925 nasce la sorella Maria. Il padre, che aveva espresso apertamente le lodi di Giacomo Matteotti, viene accusato di antifascismo e, con l'andare del tempo, la sua opposizione al regime gli rende difficile ogni tipo di lavoro. Così nel 1925 si rifugia prima a Parigi e poi a Annoeullin, nei pressi di Lilla, dove lavora presso acluni amici.
Quando nel 1927 il piccolo Andra inizia la scuola elementare, grazie alla maestra Marcellina Dalto impara prestissimo a scrivere: viene così inserito nella seconda classe; inquesto periodo sente già - come egli stesso racconta - il piacere della musicalità delle parole. Perde la sorella Marina nel 1929, il lutto rimarrà un episodio doloroso importante nella giovane mente del futuro poeta.
Nel 1930 nasce un altro fratello, Ettore. Con il passaggio alle scuole magistrali che Andrea frequenta a Treviso facendo il pendolare, iniziano anche i primi forti interessi letterari. Risale al 1936 il suo primo amore e l'ispirazione dei primi versi che, con la complicità della nonna e delle zie, riesce a pubblicare su un'antologia per la quale versa un piccolo contributo. I versi non hanno ancora uno stile personale e risentono dell'influenza di Giovanni Pascoli.
La sorella Angela muore nel 1937 di tifo: il grave lutto lo turba profondamente. La fatica dello studio - Zanzotto brucia le tappe con successo - fanno nascere episodi allergici e asmatici. Dopo aver conseguito il diploma magistrale, Zanzotto consegue anche la maturità classica come privatista presso il liceo Canova di Treviso. Nel 1939 si iscrive alla facoltà di lettere dell'Università di Padova. Approfondisce la lettura di Baudelaire e scopre Rimbaud. Inizia intanto lo studio del tedesco arrivando a leggere in lingua originale i grandi poeti Hölderlin, Goethe e Heine.
Nel 1940 ottiene la sua prima supplenza a Valdobbiadene. Lo scoppio della Seconda guerra mondiale viene accolto con grande costernazione. Nel 1941 la supplenza a Valdobbiadene non gli viene rinnovata, ma riesce ad ottenerne un'altra nella città di Treviso presso una scuola media come laureando. Il 30 ottobre del 1942, con una tesi sull'opera di Grazia Deledda, Zanzotto si laurea in letteratura italiana.
Rimane esonerato dalla chiamata alle armi per insufficienza toracica e per la forte asma allergica. Pubblica nel n°10 di "Signum" una prosa intitolata "Adagio" e risale a questo periodo i primi abbozzi di narrazione tra la prosa e il lirismo che formano il nucleo più antico del volume "Sull'Altopiano", che verrà pubblicato nel 1964.
Saltata la chiamata alle armi del '21 non riesce a evitare quella della leva del '22: viene inviato ad Ascoli Piceno, ma la malattia si fa sentire pesantemente.
Zanzotto partecipa alla Resistenza veneta nelle file di Giustizia e Libertà occupandosi della stampa e della propaganda del movimento. Nel 1946, terminato l'anno scolastico, decide di emigrare. Si reca in Svizzera ed in seguito in Francia. Rientra in Italia alla fine del 1947 quando sembravano riaperte le prospettive d'insegnamento.
Nel 1950 concorre al premio San Babila per la sezione inediti: la giuria è composta da Giuseppe Ungaretti, Eugenio Montale, Salvatore Quasimodo, Leonardo Sinisgalli, Vittorio Sereni. Zanzotto vince il primo premio grazie a un gruppo di poesie, composte tra il 1940 e il 1948, che sarà poi pubblicato nel 1951 con il titolo "Dietro il paesaggio".
Le sue opere successive che vengono pubblicate sono "Elegia e altri versi" (1954) e "Vocativo" (1957). Nel 1958 conobbe Marisa Michieli che sposa un anno più tardi. Sempre nel 1959 vince il premio Cino Del Duca con alcuni racconti, iniziando a riflettere sulla sua poesia. Pubblica "Una poesia ostinata a sperare". Il padre Giovanni muore il 4 maggio del 1960 e pochi giorni dopo (il 20 maggio) nasce il suo primo figlio, che viene battezzato con il nome del nonno.
Nel 1961 nasce il secondo figlio.
Mondadori pubblica nel 1962 il suo volume di versi "IX Egloghe". Dal 1963 si intensifica la sua presenza di critico su riviste e quotidiani. Zanzotto scrive ora anche numerosi saggi critici, soprattutto su autori a lui contemporanei come Giuseppe Ungaretti, Eugenio Montale o Vittorio Sereni.
Conosce ad Asolo nel 1964 il filosofo tedesco Ernst Bloch e ne rimane conquistato: intanto viene pubblicato il suo primo libro di prose creative, "Sull'altopiano".
Dalla fine degli anni Sessanta iniziano a essere pubblicati i suoi primi importanti volumi in versi. Nel 1968 esce "La beltà" (considerata ad oggi la raccolta fondamentale della sua opera), presentata a Roma da Pier Paolo Pasolini e a Milano da Franco Fortini; il giorno 1 giugno esce sul Corriere della Sera la recensione scritta da Eugenio Montale. Nel 1969 pubblica "Gli sguardi, i fatti e Senhal", scritto subito dopo lo sbarco sulla luna effettuato dall'astronauta americano Neil Armstrong il 21 luglio.
Nel 1970 traduce il Nietzsche di Georges Bataille. Dopo un viaggio nell'est dell'Europa, nel 1973, muore la madre. Tradusse "La letteratura e il male" di Georges Bataille per Rizzoli e pubblica un nuovo volume di versi, intitolato "Pasque e l'antologia Poesie" (1938-1972).
Nell'estate del 1976 il poeta trevigiano inizia a collaborare al "Casanova" di Federico Fellini. Nel 1977 traduce dal francese "Il medico di campagna" di Honoré de Balzac; nello stesso anno vince il premio internazionale Etna-Taormina per la sua produzione letteraria.
Alla fine del 1978 pubblica "Il Galateo in Bosco", primo volume di una trilogia che gli varrà il Premio Viareggio nel 1979. Nel 1980 scrive alcuni dialoghi e stralci di sceneggiatura del film "La città delle donne" di Federico Fellini, che incontra più volte in Veneto con la moglie Giulietta Masina (la quale sarebbe divenuta la madrina del premio Comisso di Treviso).
Nel 1983 Zanzotto scrive i Cori per il film di Fellini "E la nave va", pubblicati da Longanesi insieme alla sceneggiatura del film. Nel frattempo esce "Fosfeni", secondo libro della trilogia che gli fa ottenere il Premio Librex Montale.
In questo periodo si acutizza l'insonnia di cui il poeta soffe da tempo, tanto da costringerlo a farsi ricoverare in ospedale. Iniziò a tenere un diario sul quale annotare gli avvenimenti in modo sistematico, come terapia per il suo disturbo.
Nel 1986 esce per Mondadori il terzo volume della trilogia intitolato "Idioma". Il 1987 è l'anno della completa riabilitazione fisica. Nello stesso anno riceve il premio Feltrinelli dell'Accademia dei Lincei.
Nel 1995 l'Università di Trento gli conferisce una laurea honoris causa. Nel 2000 riceve il Premio Bagutta per le "Poesie e prose scelte". Nel 2001 esce il suo libro composito intitolato "Sovrimpressioni", che si concentra intorno al tema della distruzione del paesaggio.
Andrea Zanzotto è autore anche di storie per bambini in lingua veneta, come "La storia dello Zio Tonto", libera elaborazione dal folclore trevigiano e "La storia del Barba Zhucon".
Nel febbraio 2009 esce "In questo progresso scorsoio", una conversazione col giornalista coneglianese Marzio Breda, nella quale Zanzotto esprime l'angoscia delle riflessioni sul tempo presente e il suo lucido pensiero di ottantasettenne.
In occasione del suo ottantottesimo compleanno pubblica "Conglomerati", una nuova raccolta poetica di scritti composti tra gli anni 2000 e 2009.
Andrea Zanzotto muore la mattina del 18 ottobre 2011, presso l'ospedale di Conegliano a causa di complicazioni respiratorie, solo pochi giorni dopo aver compiuto 90 anni.
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