Sydney Pollack
Biografia • Cineasta e gentiluomo
Regista, attore, produttore. Queste le molteplici facce e i molteplici talenti dell'uomo che, nato il giorno 1 luglio 1934 a Lafayette (Indiana, USA) da immigrati russi ebrei, ha donato numerosi capolavori al già blasonato catalogo della settima arte. Questo regista efficace e di notevole mano è anche un attore di vaglia, capace come pochi di esprimere l'intenso patetismo di alcuni personaggi affrontati, così come la maschera del borghese di cui qualche volta ha vestito i panni. Ed è questo il motivo forse per cui è riuscito a comunicare così bene, dicono, con le star che hanno calcato i set dei suoi film.
Sydney Pollack ha studiato con Sanford Meisner al New York's Neighborhood Playhouse e qui in breve tempo, prima di intraprendere in una prima fase la carriera televisiva, diventa il sostituto dei più accreditati insegnanti. Ed è proprio sui set televisivi che conosce Robert Redford (che in quel periodo stava debuttando), più tardi trasformato in un vero e proprio attore-feticcio. E Redford, bisogna dirlo, si è sempre compiaciuto di essere rivestito di questo ruolo.
Insieme hanno collaborato in sette pellicole: "Questa ragazza è di tutti" (1966), "Corvo Rosso non avrai il mio scalpo" (1972), "Come eravamo" (1973), "I tre giorni del Condor" (1975), "Il cavaliere elettrico" (1979), "La mia Africa" (1985) e "Havana" (1990). Tutti film di cui il minimo che si possa dire è che sono memorabili. In questi titoli si celano veri e propri capolavori (uno su tutti: "Corvo Rosso", ma anche lo struggente "Come eravamo"), ma l'esplosione a livello popolare è arrivata con "La mia Africa", tratto dal romanzo di Karen Blixen, con cui Sydney Pollack ha vinto il suo primo Premio Oscar come miglior regista.
Pollack in precedenza era stato nominato per il prestigioso riconoscimento per lo splendido affresco dell'era della Depressione americana con il film del 1973 "Non si uccidono così anche i cavalli?", grande metafora sull'America amara che si slarga ad allegoria sul destino dell'uomo. Nel 1982 Pollack era anche approdato alla commedia, dirigendo "Tootsie", con un Dustin Hoffman trasformista e incontenibile al meglio delle sue possibilità.
Più recenti sono "Il socio" (1983, tratto dal romanzo di John Grisham, con Tom Cruise e Gene Hackman), complicata vicenda di affari e delitti, e il remake di "Sabrina" (1995), in pratica l'impresa disperata di un impossibile confronto con Billy Wilder. L'esperimento era già fallimentare in partenza, e infatti non si può dire che il risultato sia stato molto felice. Tuttavia Pollack conosce le sue potenzialità e così, neanche quattro anni dopo si ripresenta sul mercato con il buon "Destini incrociati", coadiuvato da due grandi star come Harrison Ford e Kristin Scott Thomas.
Negli ultimi anni Sydney Pollack si è dedicato più alla produzione che alla regia e ha rispolverato anche il suo vecchio amore per la recitazione, partecipando nel 1992 a "Mariti e mogli" di Woody Allen. Ha dato prova anche di essere un ottimo caratterista nelle sapienti mani prima di Robert Altman (ne "I protagonisti"), poi con Robert Zemeckis (per "La morte ti fa bella"). Da ricordare anche la sua comparsa nel finale di "Eyes Wide Shut", ultimo immenso capolavoro del re dei registi: Stanley Kubrick.
Premiato con il Pardo d'Onore al Festival di Locarno 2002, Sydney Pollack è uno dei fondatori del Sundance Film Festival.
Fra il 2000 e il 2006 partecipa inoltre alla fortunata serie tv "Will & Grace", in cui in quattro episodi interpreta il padre del protagonista Will Truman.
Nel 2005, dopo la pausa più lunga della sua carriera, torna alla regia con il thriller politico "The Interpreter" (con Nicole Kidman e Sean Penn). Diventa produttore di film indipendenti assieme al partner Anthony Minghella, creando la casa di produzione Mirage Enterprises: da qui escono "Cold Mountain" e nel 2007 - il suo primo documentario e ultimo lavoro come regista - "Frank Gehry - Creatore di sogni" (Sketches of Frank Gehry), sul celebre architetto nonché caro amico.
Sydney Pollack muore il 26 maggio 2008 nella sua abitazione di Los Angeles a causa di un cancro allo stomaco.
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