Aimé Césaire
Biografia • Negritudine cara
Aimé Fernand David Césaire nasce a Basse-Pointe (Martinica, isola nel cuore dei Caraibi) il 26 giugno 1913. Compie gli studi in Martinica, poi a Parigi, presso il Líceo Louis-le-Grand; perfeziona gli studi universitari sempre a Parigi, presso l'École normale supérieure.
Qui conosce il senegalese Léopold Sédar Senghor e il guaianese Léon Gontran Damas. Grazie alla lettura di opere di autori europei che raccontano del continente africano, i ragazzi scoprono insieme i tesori artistici e la storia dell'Africa nera. Fondano quindi la rivista "L'Étudiant Noir", punto di riferimento fondamentale per gli studenti neri della capitale francese e creano la "négritude" (negritudine), nozione che comprende i valori spirituali, artistici, filosofici dei neri d'Africa.
Questa stessa nozione diventerà poi l'ideologia delle lotte dei neri per l'indipendenza.
Césaire nel corso della sua produzione letteraria chiarirà che questo concetto supera il dato biologico e vuole riferirsi a una delle forme storiche della condizione umana.
Torna in Martinica nel 1939 e fonda la rivista "Tropiques", entrando in contatto con André Breton e il surrealismo. Césaire aveva come ideale la liberazione della sua isola natale dal giogo del colonialismo francese: grazie a lui la Martinica diventerà nel 1946 un Dipartimento d'oltremare della Francia, diventando poi così a tutti gli effetti parte dell'Europa. Césaire si impegnerà attivamente in qualità di deputato della Martinica all'Assemblea generale francese, sarà a lungo - dal 1945 al 2001 - sindaco di Fort-de-France (la capitale) e sarà membro - fino al 1956 - del Partito comunista francese.
Dal punto di vista letterario Aimé Césaire è un poeta tra i più celebri rappresentanti del surrealismo francese; in qualità di scrittore è autore di drammi che raccontano la sorte e le lotte degli schiavi dei territori colonizzati dalla Francia (come ad esempio Haiti). Il poema più noto di Césaire è "Cahier d'un retour au pays natal" (Diario del ritorno al Paese natale, 1939), tragedia in versi di ispirazione surrealista, che è da molti considerata come un'enciclopedia della sorte degli schiavi neri nonchè l'espressione della speranza della liberazione di questi ultimi.
Attraverso una ricca produzione di poesia drammatica e specificamente teatrale ha dedicato i propri sforzi in modo particolare al recupero dell'identità antillana, non più africana e certamente non bianca. Tra le sue varie raccolte poetiche ricordiamo "Les armes miraculeuses" (Le armi miracolose, 1946), "Et les chiens se taisaient" (E i cani tacevano, 1956), "Ferraments" (Catene, 1959), "Cadastre" (1961).
Nel 1955 pubblica il "Discours sur le colonialisme" (Discorso sul colonialismo) che viene accolto al pari di un manifesto di rivolta. A partire dagli anni '60, per evitare che la sua attività raggiunga solamente gli intellettuali africani e non le grandi masse, lascia la poesia per dedicarsi alla formazione di un teatro negrofilo popolare. Tra le sue opere teatrali più rilevanti: "La tragédie du roi Christophe" (La tragedia del re Christophe, 1963), "Une saison au Congo" (Una stagione in Congo, 1967) ispirata al dramma di Lumumba, e "Une tempête" (Una tempesta, 1969), reinterpretazione di un dramma di Shakespeare.
L'ultima sua opera pubblicata in Italia è "Negro sono e negro resterò, conversazioni con Françoise Vergès" (Città Aperta Edizioni, 2006).
L'anziano scrittore si ritira dalla vita politica nel 2001, a 88 anni, lasciando la guida di Fort-de-France al suo delfino Serge Letchimy, eletto a furor di popolo.
Aimé Césaire muore il 17 aprile 2008 presso l'ospedale di Fort-de-France.
Aforismi di Aimé Césaire
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