Pat Boone
Biografia
Charles Eugene Boone, detto Pat, nasce il 1° giugno del 1934 in Florida, a Jacksonville, figlio di Margaret Virginia Pritchard e di Archie Altman Boone. Dopo aver vissuto per i primi anni della sua vita in Florida, si trasferisce con la famiglia nel Tennessee, a Nashville, dove in seguito frequenta la David Lipscomb High School.
Nel novembre del 1953, all'età di diciannove anni, si sposa con Shirley Lee Foley, figlia del musicista country Red Foley e di sua moglie Judy Martin (Shirley gli darà quattro figlie: Cheryl Linn, Linda Lee, Deborah Ann e Laura Gene).
La carriera di cantante
Nel 1954 Pat Boone inizia a incidere i suoi primi brani con l'etichetta Republic Records, e l'anno successivo la sua versione del brano di Fats Domino "Ain't That a Shame" è un grande successo che lo fa conoscere a una platea molto ampia. In questo periodo Pat si concentra soprattutto sull'esecuzione di cover di brani di rhythm and blues di artisti neri per un pubblico bianco: nel 1956 ottiene ancora un ottimo riscontro con un'altra cover, "I Almost Lost My Mind", interpretata sette anni prima da Ivory Joe Hunter e già coverizzata da un'altra star di colore, Nat King Cole.
Amato tra i ragazzi quasi quanto Elvis Presley, Pat Boone non abbandona la carriera universitaria: dopo avere frequentato il David Lipscomb College, si laurea nel 1958 alla Columbia University School of General Studies. È però la musica ad assorbire totalmente la sua attenzione: le sue apparizioni televisive a "Ozark Jubilee", in onda sulla ABC, contribuiscono a far conoscere la sua immagine di ragazzo saggio e amichevole, amato anche dai pubblicitari. Anche per questo motivo alla fine degli anni Cinquanta Pat Boone viene messo sotto contratto dalla General Motors, prendendo il posto di Dinah Shore nell'esecuzione dei jingle del marchio: per ricompensarlo, la casa automobilistica gli regala una Chevrolet Corvette (ma, quando Pat e la moglie diventeranno genitori, il posto della Corvette verrà preso da una station wagon, sempre gentilmente offerta dalla General Motors).
Nel frattempo le cover rendono Pat Boone una stella: da "Tutti Frutti" e "Long Tall Sally" di Little Richard a "I Almost Lost My Mind", di Ivory Joe Hunter, passando per "I'll be Home" dei Flamingos, "At My Front Door (Crazy Little Mama)" degli El Dorados o "Don't Forbid Me" di Charles Singleton.
Pat Boone negli anni '60
All'inizio degli anni Sessanta, il matrimonio di Boone rischia di finire a causa del consumo esagerato di alcol da parte di Pat e della sua vita mondana troppo sfrenata: tuttavia Shirley riesce a far avvicinare il marito alla religione, grazie anche alla frequentazione della Inglewood Church of Christ di Inglewood, in California.
Nella primavera del 1964 Boone parla in occasione del raduno "Project Prayer", che richiama più di duemila persone allo Shrine Auditorium di Los Angeles: l'incontro ha lo scopo di chiedere al Congresso il ritorno della preghiera a scuola, che era stata ritenuta in contrasto con il primo emendamento della Costituzione americana dalla Corte Suprema.
Riavvicinatosi alla moglie e alle figlie con il tramite della religione, Pat Boone va in tour con la famiglia dedicandosi alla musica gospel e incidendo anche album di questo genere musicale, come "The Pat Boone Family" o "The Family Who Prays".
Gli anni '70
All'inizio degli anni Settanta fonda l'etichetta discografica Lamb & Lion Records, che accoglie - tra gli altri - DeGarmo and Key, Dan Peek e Debby Boone. In quegli anni ospita, nella sua casa di Bevery Hills, star come Priscilla Presley, Zsa Zsa Gabor, Glenn Ford e Doris Day, mentre con la famiglia inizia a frequentare "The Church On the Way" di Van Nuys, in California, una congregazione gospel alla cui guida c'è il pastore Jack Hayford.
Nel 1974 Pat Boone firma un contratto con la Melodyland, un'etichetta che fa capo alla Motown ma che si occupa solo di musica country (poco dopo prenderà il nome di Hitsville, ma già nel 1977 sarà chiusa).
Nel 1978 entra nel mirino della Federal Trade Commission perché ritenuto colpevole di aver prestato il proprio volto, insieme alla figlia Debby, a uno spot in cui dichiarava che tutte le sue quattro figlie avevano utilizzato una preparazione, denominata "Acne-Statin", che aveva contribuito a rendere la loro pelle più pura: la Commissione contesta alla casa produttrice il fatto che tale preparazione non sia realmente in grado di garantire gli effetti pubblicizzati. Boone, alla fine, non solo accetta di non apparire più negli spot, ma è costretto anche a pagare circa il 2.5% di tutti i risarcimenti imposti dai tribunali al marchio.
Gli anni '90 e successivi
Dopo qualche anno lontano dai riflettori, nel 1997 Pat pubblica una collezione di cover heavy metal intitolata "In a Metal Mood: No More Mr. Nice Guy", album che promuove anche agli American Music Awards apparendo vestito di pelle nera: per questo motivo viene costretto a lasciare "Gospel America", uno show televisivo in onda sul Trinity Broadcasting Network, pur avendo spiegato ai suoi fan che quell'outfit particolare rappresentava unicamente una parodia; in seguito Trinity Broadcasting lo riaccoglierà nel cast.
Nel 2003 Boone entra a far parte della Gospel Music Hall of Fame della Gospel Music Association di Nashville, mentre tre anni più tardi incide "Pat Boone R&B Classics - We Are Family", che include le cover di undici brani, tra i quali "Get Down Tonight", "Papa's Got A Brand New Bag" e "A Woman Needs Love". Nel 2007 supporta l'elezione del repubblicano Ernie Fletcher come governatore del Kentucky, registrando un messaggio in cui afferma che il candidato democratico Steve Beshear avrebbe supportato qualsiasi causa omosessuale: una parte della sua campagna elettorale è all'insegna della domanda "Volete un governatore che trasformi il Kentucky in un'altra San Francisco?".
L'anno successivo dà il proprio sostegno anche alla campagna presidenziale di John McCain, il candidato repubblicano che sfida Barack Obama.
Nel 2010 viene annunciato che a Myrtle Beach, nel South Carolina, verrà realizzato il Pat Boon Family Theater al Broadway at the Beach: in realtà la struttura non vedrà mai la luce.
Frasi di Pat Boone
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