Papa Pio VII
Biografia
Barnaba Niccolò Maria Luigi Chiaramonti - questo il nome di Papa Pio VII - nasce il 14 agosto del 1742 a Cesena, penultimo figlio del conte Scipione Chiaramonti. La madre è Giovanna Coronata Ghini, appartenente a una famiglia di marchesi romagnoli imparentata con Angelo Braschi, il futuro Papa Pio VI.
Gli studi teologici
Barnaba viene avviato agli studi nel Collegio dei nobili di Ravenna, ma al contrario di quanto fatto dai suoi fratelli non li completa per entrare, all'età di quattordici anni, nel monastero benedettino di Santa Maria del Monte di Cesena, con il nome di Gregorio. Poco dopo viene inviato dai suoi superiori a Padova e poi al collegio di Sant'Anselmo di Roma, presso l'abbazia di San Paolo fuori le mura, affinché si dedichi allo studio della teologia.
Diventa, quindi, insegnante della materia, e si trasferisce a Parma come professore nel collegio dell'ordine.
La carriera ecclesiastica
In seguito all'elezione al pontificato di Angelo Braschi, nel febbraio del 1775 Chiaramonti viene nominato priore dell'Abbazia benedettina di San Paolo di Roma.
Dopo essere stato nominato vescovo di Tivoli il 16 dicembre del 1782, grazie all'ottima condotta manifestata in questi panni, il 14 febbraio del 1785 viene nominato cardinale e ottiene la cattedra vescovile di Imola.
Nel 1797 una sua omelia suscita scalpore: nel corso di un discorso pronunciato nella cattedrale di Imola, infatti, egli afferma che la democrazia sia conciliabile con il Vangelo.
L'elezione di Papa Pio VII
Il 14 marzo del 1800, dopo la morte di Pio VI, Chiaramonti viene eletto papa all'unanimità. Sceglie, dunque, il nome pontificale di Pio VII per omaggiare il suo predecessore, suo amico, grazie al quale era diventato prima vescovo e poi cardinale.
Intenzionato a mantenere la carica di vescovo di Imola, nega all'imperatore d'Austria Francesco II la cessione delle Legazioni di Ravenna, Imola, Ferrara e Bologna. E proprio per questa ragione si vede negare l'incoronazione nella basilica di San Marco. La cerimonia si svolge, dunque, all'interno della basilica di San Giorgio Maggiore.
Rimasto per alcuni mesi in Veneto, dove riceve l'omaggio di ogni congregazione religiosa, si muove anche a Fano, per visitare le spoglie di sua madre (nel frattempo morta) ed entra a Roma accolto dai nobili locali.
La situazione politica ed economica
Ben presto, tuttavia, Papa Pio VII si rende conto di avere a che fare con una situazione molto problematica dal punto di vista economico. Ciò che era rimasto nelle casse dello Stato, infatti, era stato speso dai napoletani.
Proprio per questo motivo Pio VII si concentra da subito sulle riforme amministrative e si dedica, in particolare, allo stato di anarchia che caratterizza la Chiesa francese, sconvolta per lo scisma provocato dalla costituzione civile del clero, per la diffusione del matrimonio degli ecclesiastici, per il giansenismo, per l'assenza di un vescovo in molte diocesi e, in generale, per l'indifferenza che serpeggia tra i fedeli.
Il 15 luglio, dunque, il Pontefice sottoscrive a Parigi il Concordato del 1801, che viene ratificato un mese più tardi, grazie a cui la Francia recupera quella libertà di culto che era stata soppressa con la rivoluzione.
Il rapporto con Napoleone
Nel 1804, poi, Chiaramonti tratta con Napoleone Bonaparte la sua investiture diretta e formale a imperatore. Il Papa a dispetto di alcuni tentennamenti iniziali si persuade a celebrare la cerimonia all'interno della cattedrale di Notre-Dame, conquistando anche per questo motivo i favori del popolo transalpino.
Il 16 maggio del 1805 rientra a Roma, ma ben presto si accorge che Napoleone non ha la minima intenzione di rispettare il concordato del 1801, come dimostra il fatto che è lui stesso a pronunciare l'annullamento del matrimonio di suo fratello Girolamo.
Nel febbraio del 1808 Roma viene occupata dal generale Miollis, e poco dopo il Regno d'Italia annette le province di Macerata, Ancona, Pesaro e Urbino. A questo punto Papa Pio VII rompe ufficialmente le relazioni diplomatiche con Napoleone.
Così l'imperatore annette tutti i territori dello Stato Pontificio in modo definitivo. Il Papa scomunica gli invasori e viene imprigionato dal generale Miollis, forse impaurito da una possibile sollevazione popolare. Chiaramonti, dopo essersi rifiutato di annullare la bolla di scomunica e dopo aver manifestato la propria intenzione di non rinunciare al potere temporale, viene arrestato a portato a Grenoble, prima di essere tradotto a Savona.
La prigionia
In Liguria si rifiuta di dare convalida all'investitura dei vescovi scelti da Napoleone e si vede negato il diritto di scrivere e di leggere. Rimane in prigione per due anni, trascorsi i quali è costretto a promettere a voce che l'investitura dei vescovi francesi sarà riconosciuta. Ormai malato e vecchio, il Papa viene obbligato a trasferirsi vicino a Parigi, a Fontainebleau. Nel corso del viaggio le sue condizioni appaiono così gravi che gli viene impartita l'estrema unzione al passato del Moncenisio.
Chiaramonti in ogni caso supera i problemi di salute e giunge a destinazione, dove intraprende una trattativa con Napoleone che lo induce ad accettare condizioni umilianti. Tre giorni dopo, tuttavia, cambia idea e rigetta il concordato.
Il ritorno a Roma e gli ultimi anni di vita
Con il declino di Napoleone, il Papa può fare ritorno a Roma. Il 7 agosto del 1814 ricostituisce, attraverso la bolla denominata "Sollicitudo omnium Ecclesiarum", la Compagnia di Gesù, per poi sopprimere all'interno dello Stato Pontificio la legislazione che era stata introdotta dalla Francia.
Dopo aver reintrodotto l'Inquisizione e l'istituzione dell'Indice, fa in modo che il Congresso di Vienna proclami l'abolizione della schiavitù. Nel 1815 deve far fronte all'attacco allo Stato Pontificio portato a termine da Gioacchino Murat, Re di Napoli, nel corso dei Cento Giorni di Napoleone, e decide di rifugiarsi fuori da Roma.
In un primo momento Papa Pio VII si stabilisce a Genova, ma in seguito si trasferisce da Vittorio Emanuele I a Roma, per poi raggiungere Piacenza e, infine, tornare in Romagna. Una volta ritornato nell'Urbe, nel 1821 proibisce la Società Segreta dei Carbonari, di ispirazione liberale.
Affettano in verità costoro uno straordinario impegno ed un singolare rispetto per la Cattolica Religione e per la Persona e la dottrina di Gesù Cristo Salvator nostro, cui osano con nefando ardire di chiamare ancora alcune volte Rettore e gran Maestro della loro Società. Ma questi discorsi che sembrano più dolcemente molli dell'olio, non altro sono, che dardi per ferirne con più sicurezza i meno cauti, adoperati da persone scaltrite, le quali vengono sotto vesti di agnello, ma sono internamente lupi rapaci.
Pio VII, Barnaba Niccolò Maria Luigi Chiaramonti, muore il 20 agosto del 1823, a pochi giorni di distanza dal suo ottantunesimo compleanno.
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