Vladimir Majakovskij
Biografia • Cantore della rivoluzione
Vladimir Vladimirovič Majakovskij nasce il 7 luglio del 1893 a Bagdati, in Georgia, figlio di un guardaboschi che, però, lo lascia orfano ad appena sette anni: anche per questo motivo è un bambino ribelle e piuttosto complicato.
Trasferitosi a Mosca all'età di tredici anni insieme con le sorelle e con la madre, fino al 1908 studia ginnasio, per poi impegnarsi nell'attività rivoluzionaria: entra a far parte del Partito Operaio Socialdemocratico Russo e viene arrestato in più occasioni.
Rilasciato ogni volta, frequenta il carcere per brevi periodi di tempo, prima di iscriversi - nel 1911 - all'Accademia di Pittura, Scultura e Architettura di Mosca: qui ha l'opportunità di incontrare David Burljuk, che gli offre 50 copechi al giorno, dopo aver letto alcuni suoi versi, per scrivere.
L'esordio letterario di Majakovskij
Nel maggio del 1913, quindi, Vladimir Majakovskij ha l'opportunità di pubblicare in trecento copie litografate "Ja!" ("Io!", in italiano), la sua prima raccolta di poesie: pochi mesi dopo una rappresentazione teatrale omonima, in cui viene lanciata da Vladimir la celebre equazione che equipara il futurismo alla rivoluzione russa, è messa in scena in un teatro di San Pietroburgo.
Nel 1912 Majakovskij aderisce al cubofuturismo russo e firma il manifesto "Schiaffo al gusto del pubblico", insieme - tra l'altro - a Chlebnikov, attraverso il quale dichiara di volersi distaccare dalle formule poetiche del passato per intraprendere una rivoluzione sintattica e lessicale all'insegna della massima libertà sul piano delle carte da stampa, dei formati, dei caratteri tipografici e delle impaginazioni.
Nel 1915 pubblica "Oblako v stanach" ("La nuvola in calzoni", in italiano), cui segue l'anno successivo "Flejta-pozvocnkik" ("Flauto di vertebre", in italiano). Vladimir Majakovskij Decide, poi, di mettere il proprio talento artistico al servizio della rivoluzione bolscevica, affermando il bisogno di una propaganda della rivoluzione stessa tramite la poesia.
Vladimir Majakovskij e le avanguardie
Si batte, sin dai primordi dell'avanguardia futurista emergente, contro la letteratura e l'arte del passato, come dimostrano le sue scelte stilistiche e il desiderio di imprimere un senso finalistico ai suoi testi.
Insieme a Kazimir Malevich firma il manifesto del Suprematismo.
Contribuisce alla fondazione del giornale "Iskusstvo Kommuny", mentre nelle officine e nelle fabbriche organizza letture di versi e dibattiti, favorendo la formazione di gruppi comunisti futuristi nei quartieri operai. Molti dei suoi tentativi, tuttavia, sono osteggiati dal governo: prima il regime zarista e in seguito la dittatura staliniana si oppongono in modo evidente, anche con censure, alle sue manifestazioni di pensiero.
A questi anni risalgono opere come "E che ne direste se?...", "Il campionato della lotta mondiale di classe", "L'impresa di ieri", "Operetta teatrale sui popy i quali non comprendono che cos'è una festa" e "Vari modi di trascorrere il tempo festeggiando le feste".
Dopo aver lavorato all'agenzia pubblica delle comunicazioni ROSTA, nel 1922 Majakovskij fonda il Levyi Front Iskusstva, cioè il Fronte di Sinistra delle Arti, con lo scopo di minare il vecchio e andare, con la collaborazione dei suoi compagni, alla scoperta di una cultura nuova.
Il viaggio negli Stati Uniti
Nel maggio del 1925 Majakovskij lascia la sua terra natale e si dirige negli Stati Uniti: giunto nel continente americano un paio di mesi più tardi, vi rimane fino alla fine dell'estate, prendendo una grande quantità di appunti. Questi prenderanno forma nelle ventidue poesie del cosiddetto "Ciclo americano" che Majakovskij pubblica una volta tornato in Urss, tra il dicembre del 1925 e il gennaio del 1926, su vari giornali e riviste.
Parte degli appunti confluiscono anche ne "La mia scoperta dell'America", una raccolta di scritti in prosa che metterà in mostra un atteggiamento piuttosto contraddittorio da parte del poeta nei confronti degli Usa: rabbia e tristezza - dovute alle condizioni degli operai nelle fabbriche - si alternano, infatti, a gioia ed entusiasmo.
Il poeta e la drammaturgia
Nel 1926 Majakovskij si cimenta in molti cinescenari: "Ragazzi", "L'elefante e il fiammifero", "Il cuore del cinema, ovvero il cuore dello schermo", "Come state?", "L'amore di Sckafoloubov, ovvero due epoche, ovvero un cicisbeo da museo" e "Dekabriuchov e Oktiabriuchov".
Successivamente pubblica il poema "150.000.000" e il dramma "Mistero buffo", in cui delinea gli aspetti comici della rivoluzione: sempre sulla stessa scia si inseriscono le commedie "Il bagno" e "La cimice" e i poemi "Bene!" e "Lenin", propaganda proletaria in cui manifesta e rappresenta in modo critico i problemi della quotidianità del mondo borghese.
Le ultime opere
Quindi, Majakovskij completa "Dimentica il caminetto", "Il compagno Kopytko, ovvero via il grasso!" e "Storia di un revolver".
Nel 1930 inizia il prologo di un poema incompiuto, intitolato "A piena voce", che rappresenta la sua ultima opera e che, proprio per questo motivo, può essere considerato una sorta di testamento spirituale.
Vladimir Vladimirovič Majakovskij muore, infatti, suicida il 14 aprile del 1930, sparandosi un colpo di pistola al cuore: un tragico avvenimento non del tutto chiarito ancora oggi, probabilmente indotto da delusioni amorose, disillusioni politiche e dalla campagna della critica di partito promossa nei suoi confronti. Non aveva ancora compiuto 37 anni.
Nella sua lettera di commiato, il poeta aveva chiesto di non incolpare nessuno e di non fare pettegolezzi, domandando perdono ai familiari e ai compagni.
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