Rita Hayworth

Biografia • Gilda per sempre
Il nome di Rita Hayworth non può che evocare un periodo aureo della storia del cinema, ossia quando Hollywood era il regno di divi quasi sovraumani giudicati intoccabili dai comuni mortali così come dai giornali; non proprio come oggi in cui le star accettano di girare pubblicità televisive come attori di soap opera.
Pensando a nomi come quello della diva più amata degli anni '50, o come quello di Humphrey Bogart, Gregory Peck e altri ancora, si capisce perchè molti oggi parlino di morte del divismo. E non è solo una questione di "intangibilità", ma anche di spessore reale degli artisti in questione. Quello dei personaggi del passato fa talvolta impressione, soprattutto rispetto ai paragoni possibili, e spesso sconfortanti, che propone il panorama odierno (e basti pensare ad Orson Welles, con cui la Hayeworth ebbe fra l'altro una relazione).
Rita Hayworth, il cui vero nome era Margarita Carmen Cansino, nasce il 17 ottobre 1918 nella metropoli per eccellenza: New York. Suo padre era il famoso ballerino Eduardo Cansino e, dall'età di dodici anni, la piccola si esibisce con lui. Il cammino verso il successo è però difficile e tormentato.
Dopo aver lavorato in numerosi night-club, dopo aver partecipato agli immancabili film di serie B e dopo aver subito le altrettanto immancabili illusioni spacciatele dai vari produttori di turno, finalmente firma un contratto con la Columbia (dopo averne rotto uno con la Fox) dove il capo, Harry Cohn, le cambia il nome in Rita Hayworth.
Dopo una trentina di film dove Rita ricopre piccoli ruoli recita la sua prima parte importante nel 1941 in "Bionda fragola" (Warner Brothers) pellicola che rappresenta la prima di una lunga serie di successi.
Chi non ricorda la sua bellezza latina in "Sangue e arena" (sempre del 1941), le interpretazioni di "Gilda" (il personaggio mangiuomini che le rimarrà attaccato addosso per sempre come un alter ego), e de "La signora di Shangai"?
Per non parlare di film struggenti e meravigliosi come "Gli amori di Carmen", "Trinidad" e "Pal Joey".
Malgrado tutto ciò, il grande establishment non è mai stato molto prodigo di riconoscimenti con lei: basti pensare, a titolo di esempio, che l'unico riconoscimento artistico della sua vita risale al 1965 quando grazie al film "Il circo e la sua grande avventura" ottenne una nomination (e solo quella) ai Golden Globe.
Dopo questo ultimo exploit il declino della Divina è stato triste, drammatico e macchiato dall'ombra nera dell'alcool.
All'età di 69 anni muore il 14 maggio 1987 a New York, colpita dal morbo di Alzheimer, amorevolmente assistita dalla figlia Jasmine avuta dal terzo marito, il principe Ali Khan.
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