Jack Vance
Biografia • Il re del genere fantastico
John Holbrook Vance, meglio noto come Jack Vance, nasce a San Francisco, nello stato della California, il 28 agosto del 1916. Affermato autore americano, scrittore del genere fantasy è famoso per le sue opere di fantascienza e per la sua straordinaria prolificità.
L'ambiente bucolico deve aver influito non poco sulla futura ispirazione di questo scrittore, perché è sempre agli anni dell'infanzia che, quando può, fa riferimento Jack Vance, a volte indirettamente anche attraverso le sue storie. Da bambino, superato il dispiacere della separazione dei genitori, il piccolo John cresce nel ranch dei nonni materni, insieme con i suoi molti fratelli, in una fattoria di Oakley, nel delta del fiume Sacramento. Vi si trasferisce, con la madre, intorno agli anni '20.
Sin da ragazzo, anche dai tempi del liceo, Vance legge molto e scrive anche, comprese le poesie. Si nutre di riviste pulp, come "Weird Tales" e "Amazing Stories". Per sua stessa ammissione, divora autori come Edgar Rice Burroughs, Jules Verne, Lord Dunsany e P.G. Wodehouse.
Finito il liceo, non può permettersi un'istruzione all'università, almeno non subito. Così, il giovane John comincia una serie di lavori occasionali, girando l'America in cerca di fortuna, alla maniera degli scrittori beat, ma molto prima di loro. Lavora come raccoglitore di frutta, operaio, minatore, addetto ai pozzi petroliferi, impiegato in un conservificio e molto altro ancora. Prima della Seconda guerra mondiale però, fa in tempo a riprendere gli studi, e si iscrive all'Università di Berkeley, in California. Geologia, ingegneria, fisica e, solo alla fine, giornalismo, sono le materie che approfondisce, senza tuttavia portare a termine gli studi. Contemporaneamente, sempre in questi anni '30 lavora nei cantieri navali di Pearl Harbor, specializzandosi anche come elettricista.
Nel 1940 Jack Vance, allora conosciuto soltanto come John, si arruola come marinaio nella Marina Mercantile Statunitense. Gira per mari, naviga nel Pacifico e scopre quei posti che dopo, ripescherà per le sue storie. Ad ogni modo, già in questa esperienza militare, per così dire, porta a termine diversi racconti, su cui si ripromette di ritornare in tempi di maggiore tranquillità. In realtà, il suo primo racconto esce quando ancora il conflitto non è finito, sulla rivista "Thrilling Wonder Stories" e si intitola "The World Thinker". È l'inizio del ciclo della "terra morente".
Rientrato in America, riprende il giro di mestieri, aggiungendo nella sua lista anche quello di musicista jazz e di muratore. Ma ben presto, incoraggiato dai racconti che riesce a pubblicare anche sull'altra rivista che accoglierà gran parte della sua produzione di questi anni, la "Startling Stories", si dedica quasi interamente alla scrittura. Intanto, nel 1946 sposa Norma Inglod. Più tardi, avuto il suo primo figlio, si trasferisce in una delle tantissime case della sua vita, alcune galleggianti, come quella nel Kashmir, altre interamente autonomamente costruite, come questa prima abitazione nella quale va a convivere con la moglie e il figlio, prima degli anni '50.
Nel 1948, pertanto, Vance comincia a pubblicare la serie di brani incentrata sulle avventure di Magnus Ridolph. Il detective che viene dal futuro piace alla gente e la rivista accoglierà le sue storie, ricche di colpi di scena e di risoluzioni al limite della legalità, fino al 1966.
Due anni dopo, Jack Vance esce con il suo primo romanzo, che si intitola "The Dying Earth". È un fantasy in piena regola, il quale mette insieme sei racconti scritti in precedenza dall'autore californiano, rielaborati e rivisti in modo unitario. Le ambientazioni, i personaggi, gli intrecci rendono unico il lavoro di Vance e lo ispirano per i sequel, che non tardano a venir fuori, uno dopo l'altro. Secondo la critica, in quegli anni ha luogo grazie a Vance il "ciclo fantasy più bello degli ultimi cinquant'anni". "The Eyes of the Overworld", "Cugel's Saga" e "Rhialto the Marvellous", che escono in successione e continuano il primo romanzo, sono un successo di pubblico non indifferente.
La 20th Century Fox lo vuole come sceneggiatore e Jack Vance prende parte ad alcuni progetti, cominciando una collaborazione che dura un ventennio, sebbene a fasi alterne, dai primi anni '50 fino a quasi gli anni '70. A New York, scrive sceneggiature per il programma TV "Captain Video".
Intanto, sempre con la moglie, si dedica ai viaggi, la sua passione. Dai luoghi più esotici all'Europa, compresa l'Italia. Alla fine degli anni '50 porta a termine "L'odissea di Glystra" e "Il Linguaggio di Pao", comincia la "Trilogia di Durdane" e il ciclo dei "Principi demoni". Inoltre, scrive il noto "Uomini e draghi", che gli vale il "Premio Hugo", esattamente nel 1963.
Come sua abitudine, l'autore nativo di San Francisco riprende vecchi temi e vi ritorna sopra, come nel ciclo della "Terra morente", il primo da lui creato. Nel 1966 scrive "Gli occhi del Sopramondo", proprio mentre lancia l'ennesima avventura a puntate, quella della serie di "Tschai", che si apre con "Il Chasch", nel 1968. A questo seguono "Il Wankh" e "Il Dirden", entrambi del 1969, e "L'Unep", del 1970, che chiude definitivamente la rassegna.
Si dedica anche a romanzi unici, come "Il castello", del 1966, che vince sia il "Premio Nebula" nel 1966 che "l'Hugo" nel 1967.
Gli anni '70 e '80 sono dedicati rispettivamente a due cicli, che inventa dal nulla, entrambi di successo. Il primo è il ciclo di "Alastor", detto anche "dell'ammasso stellare", che si compone di "Trullion", "Maraun" e "Wyst", i quali escono rispettivamente nel 1973, nel 1975 e nel 1978. Il secondo è quello di "Lyonesse", che è una riscrittura in chiave romanzesca di certe antiche leggende d'ambito celtico, comprendente "Il giardino di Suldrun", del 1983, "La perla verde", del 1985, e "Madouc", del 1990.
Tuttavia Jack Vance non di rado sceglie alcuni pseudonimi per dare vita al proprio materiale fantastico, talvolta alternandolo con una produzione giallistica di tutto rispetto. Con i nomi di John Holbrook, Alan Wade, Peter Hold ed Ellery Queen si dà proprio al genere del giallo, con cui vince il premio più prestigioso per la letteratura di questo tipo, "l'Edgar Wallace Award".
Nel 1997 inoltre, Vance viene insignito del prestigioso riconoscimento "Gandalf Grand Master" alla carriera.
Dopo le "Cronache di Cadwal", per concludere il resoconto della sua sterminata produzione, scritte a cavallo tra gli anni '80 e '90, i suoi ultimi romanzi, tutti unici e senza continuazioni, sono "Nightlight", del 1996, "Ports of call", del 1998, e "Lurulu", pubblicato nel 2004.
Considerato un "mostro sacro" del fantastico, con le sue oltre 600 pubblicazioni in oltre cinquant'anni di scrittura, Jack Vance ha vissuto sempre con la moglie e con uno dei suoi figli ad Oakland, in California.
Jack Vance è morto all'età di 96 anni il 26 maggio 2013.
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