Giovanni Boldini
Biografia
Giovanni Boldini nasce il 31 dicembre del 1842 a Ferrara, ottavo di tredici figli, da Benvenuta Caleffi e Antonio Boldini, un pittore allievo di Tommaso Minardi.
Giovanni riceve i primi insegnamenti di disegno dal padre: al 1855 risale la sua prima opera conosciuta, "Il cortile della casa paterna", che viene realizzata poco prima di "Autoritratto a sedici anni".
In seguito, a partire dal 1858, frequenta i corsi di pittura tenuti da Girolamo Domenichini e da Giovanni Pagliarini. In questo contesto ha l'opportunità di conoscere il Parmigianino, Dosso Dossi e i grandi quattrocentisti ferraresi.
Gli studi e i Macchiaioli
All'inizio degli anni Sessanta Boldini inizia a frequentare l'Accademia di Belle Arti di Firenze, dove è allievo del cavalier Enrico Pollastrini e di Stefano Ussi. Nel frattempo, conosce al Caffè Michelangelo, Telemaco Signorini, Odoardo Borrani e Giovanni Fattori, oltre a Diego Martelli, critico d'arte e, soprattutto, mecenate dei Macchiaioli, esponenti di un movimento nato da poco.
Ospitato da Cristiano Banti nelle sue ville di Montemurlo e Montorsoli, Giovanni Boldini diventa amico del pittore Michele Gordigiani, e nel frattempo manifesta un forte interesse verso gli eleganti salotti dell'alta borghesia e dell'aristocrazia.
Nel 1864 realizza un olio su tela, "Ritratto di Lilia Monti nata contessa Magnoni", mentre molto più prolifico si rivela l'anno successivo, quando conclude "Autoritratto mentre osserva un quadro", "Ritratto di Enea Vendeghini", "Ritratto di Giuseppe Abbiati", "Fattori nel suo studio (l'atelier d'un peintre)" e "L'amatore delle arti".
In seguito Boldini si dedica a "Il pittore Cristiano Banti con canna da passeggio e sigaro", "Ritratto di Lionetto Banti bambino", "Ritratto di Alaide Banti in abito bianco" e "Ritratto di Diego Martelli".
Tra il 1867 e il 1870, mentre dipinge "Il generale Esteban José Andrès de Saravalle de Assereto", "Marina", "Pagliaio" e "Palme e aranci", si occupa della decorazione delle pareti di una sala della villa La Falconiera degli inglesi Falconer a Pistoia.
Giovanni Boldini in viaggio per l'Europa
Nel 1866 si trasferisce a Napoli, in compagnia di Banti, mentre l'anno successivo si sposta in Francia al seguito dei Falconer: a Parigi ha l'opportunità di visitare l'Esposizione Universale, ma soprattutto di conoscere Edouard Manet, Alfred Sisley ed Edgar Degas.
Nel 1870 Giovanni si stabilisce temporaneamente a Londra, su invito di William Cornwallis-West, che aveva avuto modo di incontrare a Firenze, ma lascia la città britannica dopo pochi mesi. Successivamente fa ritorno a Parigi: nella capitale francese apre uno studio e inizia a lavorare per importanti mercanti d'arte.
Tornato a Ferrara nel 1875 per la morte della madre, l'anno seguente viaggia in Germania, dove incontra Adolph von Menzel, del quale realizza anche un ritratto. Dopo avere visitato anche i Paesi Bassi ed essere entrato in contatto con le opere di Frans Hels torna in Italia: nel 1886 ritrae Giuseppe Verdi per due volte (non essendo rimasto soddisfatto del risultato del primo lavoro).
Nel 1889 viene nominato commissario della sezione italiana dell'Esposizione Universale che si tiene a Parigi; torna in Italia tre anni più tardi, ospite di Banti a Montorsoli. Quindi, dopo una nuova tappa a Parigi, dove insegna pittura a Ruth Sterling, una ricca ragazza americana e dipinge nel 1897 il ritratto del "Conte Robert de Montesquiou", viene ospitato dalla famiglia Florio a Palermo nel 1900.
Nel 1904 chiede a Banti il permesso di sposare sua figlia Alaide; le nozze, in ogni caso, sfumano, e poco dopo Giovanni Boldini intraprende una relazione sentimentale con una donna di Parigi.
Nel 1914, con lo scoppio della Prima Guerra Mondiale, il pittore ferrarese si sposta a Nizza, dove rimane per qualche anno: nel 1919 si vede assegnare la Legione d'Onore dal governo francese.
Gli ultimi anni
Gli anni Venti sono caratterizzati da un evidente peggioramento delle sue condizioni di salute e da un indebolimento della vista, che complicano - non poco - il suo lavoro. Nel 1926, comunque, Giovanni Boldini conosce Emilia Cardona, giovane giornalista che sposa tre anni più tardi.
Giovanni Boldini muore l'11 gennaio del 1931 a Parigi: il suo corpo è seppellito nel cimitero della Certosa di Ferrara al fianco di quelli dei suoi genitori.
Di lui, Cecil Beaton disse: "Per quanto superficiale e pieno di lenocini divenisse il suo lavoro, Boldini fu capace di trasmettere nello spettatore la gioia ispiratagli dalle assurdità che ritraeva. Anche il più insopportabile dei suoi ritratti rivela un immenso divertimento.".
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