Éric Rohmer
Biografia • Itinerario di un eclettico
Éric Rohmer è sempre rimasto lontano dalla luce dei riflettori, tanto che tutto ciò che riguarda la sua vita è circondato da un alone di mistero, ma molto più spesso di mistificazione: autore di film e di scritti egli è stato anche accorto biografo di se stesso. La critica si è perciò trovata a lungo in disaccordo sulle notizie anagrafiche di un personaggio così misterioso, tanto da attribuirgli date e luoghi di nascita differenti. Si va dal 1920 al 1928, spostandosi da Nancy fino a Nuits-les-Saulniers. Dopo la sua morte avvenuta nel 2010, i dati si sono fatti certi.
Il luogo di nascita è Tulle (Corrèze), nel Sud-Ovest della Francia. Il suo vero nome è Jean Marie Maurice Schérer; la data di nascita esatta è il 21 marzo 1920; la sua famiglia è di origine alsaziana.
Dopo avere conseguito la laurea in lettere si trasferisce a Parigi per insegnare in una cittadina della provincia, Vierzon. L'ambiente parigino e la diffusione dei cineclub nel secondo dopoguerra accrescono così l'interesse di Rohmer per l'arte cinematografica. Tuttavia, nonostante la sua vocazione per il cinema, egli esordisce come scrittore, nel 1946, con il suo primo e unico romanzo, «Elisabeth», che firma con lo pseudonimo Gilbert Cordier.
Nel 1948 inizia la sua carriera come critico cinematografico collaborando con alcune riviste. Il suo primo articolo, «Le cinéma, art de l'espace» appare su "La Revue du cinéma" diretta da Jean George Auriol.
Nel 1949 partecipa al «Festival du film maudit» di Biarritz che è organizzato dal cineclub Objectif di cui fanno parte personalità quali R. Bresson, R. Queneau, J. Cocteau, R. Clement, I. Kast e A. Astruc. È in questa occasione che il ventinovenne Rohmer fa la conoscenza del diciassettenne cinefilo François Truffaut. Presentatore del Ciné-Club del Quartiere Latino insieme a J.Rivette, egli trasforma il bollettino del Ciné-Club nella "Gazette du cinéma" che esce nel 1950 per soli cinque numeri. Sarà in occasione dei suoi articoli pubblicati su "La Gazette" che egli sceglierà lo pseudonimo di Eric Rohmer.
Rohmer esordisce nel 1950 con il suo primo cortometraggio «Journal d'un scélérat», opera irrimediabilmente perduta il cui titolo riecheggia il Diario di un seduttore di Kierkegaard, seguito nel 1951 dal cortometraggio «Présentation» realizzato in collaborazione con J-L. Godard e nel 1952 da «Les petites filles modèles».
Nell'aprile del 1951 nascono i "Cahiers du cinéma" la famosa rivista che raccoglie l'eredità di "Objectif 49", fondata da André Bazin e Jaques Doniol-Valcroze. Intorno ad essi si radunò un gruppo di giovani critici, organizzatori di cineclub e cineasti alle prime armi che militavano contro il cinema commerciale e contro la rigida struttura produttiva che in Francia impediva gli esordi di chi non si adattasse alle leggi di mercato. Rohmer vi entra tre mesi più tardi come collaboratore e diventerà poi redattore e infine redattore-capo dal 1957 al 1963.
Dopo aver realizzato nel 1956 il film, oggi irreperibile, «La sonate à Kreutzer», nel 1957 pubblica insieme a Claude Cabrol un bellissimo saggio su Alfred Hitchcock che segnerà il passaggio dalla considerazione del maestro inglese come abile artigiano a quella di autore e fondatore di arte cinematografica, mentre del 1958 è il corto «Véronique et son cancre».
Gli anni che vanno dalla primavera del 1959 all'autunno del 1963 sono anni di fermento e di rinnovamento per il cinema francese che spazza via l'accademismo che lo contraddistingueva e che era l'eredità più pesante dei favolosi anni Trenta: saranno gli anni dei registi della Nouvelle Vague. «Le signe du lion», girato nel 1959 ma proposto al pubblico nel 1962, film intimistico e particolare, ma troppo in anticipo su una certa cinematografia di moda negli anni '70, segna l'esordio di Rohmer nel lungometraggio.
Nel 1962 e 1963 riesce a girare due brevi film con un budget ridottissimo, «La boulangère de Monceau» e «La carrière de Suzanne»: prime due opere di un vasto progetto che lo porterà alla notorietà, «Six contes moraux». I film vengono venduti alla televisione, e il regista riesce a trovare le risorse sufficienti per ritornare nel 1967 al lungometraggio con «La collectionneuse» che vince l'Orso d'argento al Festival di Berlino.
Negli anni successivi realizza gli altri tre racconti morali: «Ma nuit chez Maud» (1969), «Le genou de Claire» (1970) e «L'amour, l'après-midi» (L'amore il pomeriggio, 1972). La serie dei sei racconti morali è imperniata sul medesimo tema: un uomo è tentato da una donna proprio nel momento in cui sta per legarsi ad un'altra (spesso la compagna della sua vita). Questo nucleo tematico si innesta su una struttura dalle caratteristiche letterarie: il personaggio principale funge da narratore, talvolta intervenendo con la sua voce fuori campo.
Dopo la realizzazione dei primi due Contes Moraux, Rohmer si dedica ai suoi ultimi cortometraggi «Nadja à Paris» (1964), «Une étudiante aujourd'hui» (1966) e «Fermière à Montfaucon» (1968) e al cortometraggio del 1965 «Place de l'Etoile», che si inserisce in un film a episodi intitolato «Paris vu par...».
Nel 1980 inizia con «La femme de l'aviateur» una nuova serie, «Comédies et proverbes», destinata a raccogliere l'eredità di certa comicità alla Marivaux: sono storie moderne percorse da un sottile humour, con finali immancabilmente a sorpresa, che illustrano proverbi d'uso abbastanza comune. A questa serie appartengono: «Le beau mariage» (1982), «Pauline à la plage» (1982), «Les nuits de la pleine lune» (1984), «Le rayon vert» (1986), insignito del Leone d'Oro a Venezia, «Quatre aventures de Reinette et Mirabelle» (1987) e «L'ami de mon amie» (1987).
Nel 1989 Rohmer inaugura con «Conte de printemps» il ciclo dei «Contes des quatres saisons», con il quale cerca di approfondire il rapporto che sussiste tra i propri personaggi, lo spazio in cui vivono e la luce e il colore che costruiscono il mondo che li circonda. A questo ciclo appartengono: «Conte d'hiver» (1991), «Conte d'été» (1996) e «Conte d'automne» (1998).
Nel 1993 realizza «L'arbre, le maire et la médiatèque» seguito, nel 1995, da «Les rendez-vouz de Paris».
A 81 anni realizza «L'anglaise et le duc», che è stato presentato alla Mostra internazionale d'Arte Cinematografica di Venezia in occasione della quale Rohmer è stato insignito del suo più recente riconoscimento: il Leone d'Oro alla carriera. Seguono «Triple Agent» (2004), «Le Canapé rouge» (2005) e «Gli amori di Astrea e Celadon» (Les amours d'Astrée et de Céladon, 2007).
Eric Rohmer si è spento a Parigi il giorno 11 gennaio 2010, all'età di 89 anni.
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